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Multitasking e media multitasking: gli effetti su lavoro e apprendimento

Multitasking e media multitasking: il criterio per stabilire se siamo più o meno efficaci potrebbe dipendere dal tipo di compito che eseguiamo in parallelo. Intanto, alcuni ricercatori hanno studiato gli effetti sull'apprendimento dell'uso del media multitasking a scuola

Di Federica Fiorilli

Pubblicato il 25 Mag. 2018

Il multitasking, ovvero l’esecuzione di due compiti simultaneamente, è un fenomeno divenuto ormai consueto nella società odierna ed è considerato un modo per massimizzare i risultati. Molti ricercatori ne stanno però mettendo in dubbio l’efficienza.

 

Nell’ambito scolastico e in quello lavorativo il multitasking si è diffuso in maniera esponenziale ed è considerato da un vasto numero di persone una pratica utile per velocizzare e aumentare l’efficacia del proprio operato. Tuttavia molti ricercatori, attraverso l’analisi delle conseguenze che si verificano sull’attenzione e le prestazioni da essa dipendenti, esprimono pareri opposti circa la sua efficienza. Sappiamo infatti che le risorse attentive del nostro sistema cognitivo sono limitate e dunque un carico eccessivo di materiale da elaborare può condurre a un decremento nella performance di più compiti eseguiti simultaneamente.

Lo svolgimento di un compito presuppone un controllo cognitivo che può essere soggetto a interferenze ambientali, quindi la capacità di rimanere concentrati sugli stimoli target escludendone altri, inibendo inoltre certi tipi di risposte inappropriate, è la condizione necessaria per una corretta esecuzione. Pare quindi scontato ritenere l’unitasking (o single-tasking) il modo più efficace di lavoro; eppure il multitasking ha acquisito negli anni un valore tale da ritenerlo il modo migliore di approcciarsi alla moltitudine di attività alle quali la società moderna ci espone e alle quali difficilmente sappiamo (o vogliamo) sottrarci.

Multitasking e dispositivi tacnologici: il media multitasking

Il multitasking come fenomeno di massa è stato inoltre favorito dalla velocità con cui si sono diffusi i dispositivi tecnologici sia in ambito lavorativo che privato, per cui oggi si parla di media multitasking, definibile come lo svolgimento di due o più compiti, uno dei quali implica l’uso di un mezzo tecnologico (Lang & Chrzan, 2015). Laptop, smartphone e tablet hanno reso le comunicazioni istantenee, i compiti più veloci ed in generale hanno semplificato molti aspetti della nostra vita quotidiana, creando però un ambiente di enorme distraibilità. È proprio da questa constatazione che emerge il bisogno di studiare il multitasking e le ripercussioni che può avere sulle funzioni cognitive di un individuo, al fine di valutarne le conseguenze (positive/negative) sull’apprendimento (es: scuola, università) e sulla qualità delle prestazioni (es: la produttività di un lavoratore in un’azienda).

Media multitasking: effetti sull’ attenzione

Uno studio di Ophir e collaboratori (Ophir et al., 2009), ha mostrato quanto l’utilizzo costante del media multitasking conduca a un considerevole decremento dell’ attenzione e quindi ad una maggiore probabilità di distrarsi e di peggiorare le prestazioni a compiti che implicano il controllo cognitivo. Nello specifico, i ricercatori hanno reclutato un campione di soggetti suddividendoli (attraverso un questionario sviluppato dagli stessi autori) in due gruppi, uno costituito da individui che si servono in modo eccessivo del media multitasking (heavy media multitaskers), l’altro formato da individui che ne fanno uso moderatamente (light media multitaskers). In un secondo momento ad entrambi i gruppi è stato chiesto di sottoporsi ad una serie di compiti volti a valutare alcuni domini cognitivi (allocazione/filtraggio dell’ attenzione, switching, memoria di lavoro). I risultati ottenuti confermano quanto un uso esagerato del media multitasking induca un calo notevole nella qualità delle prestazioni dal momento che i soggetti “heavy” sono risultati essere maggiormente suscettibili alla distrazione (difficoltà nel discriminare stimoli rilevanti da quelli irrilevanti per l’esecuzione del compito), mostrando problemi nello spostare l’ attenzione da certe informazioni ad altre e nell’inibire risposte inappropriate, riportando inoltre un deficit nella gestione di rappresentazioni multiple nella memoria di lavoro.

Multitasking e media multitasking a scuola

Le indagini condotte nell’ambito dell’ apprendimento accademico hanno rivelato che da un lato l’introduzione dei dispositivi tecnologici come ausilio alla didattica (es: presentazioni in PowerPoint) ha favorito un aumento di motivazione, soddisfazione ed impegno tra gli studenti, dall’altro invece l’utilizzo dei laptop da parte dei ragazzi ha costituito una fonte irresistibile di distrazione. Sono molti infatti gli studenti che dichiarano di servirsi del media multitasking durante le ore di lezione, prendendo ad esempio appunti con i propri computer portatili e cedendo inevitabilmente alla tentazione di collegarsi ai social media (Facebook, Instagram ecc.). Il media multitasking in classe correla con un calo dell’ apprendimento che si traduce in una difficoltà di comprensione del materiale scolastico e, in generale, di un decremento nelle prestazioni accademiche.

Il fenomeno del media multitasking all’interno delle classi è stato dimostrato avere conseguenze negative in quanto la presenza di laptop può causare un decremento nell’apprendimento non solo al diretto utilizzatore, ma anche ai compagni che si trovano vicini nello spazio. Sana e colleghi (Sana et al., 2013) hanno condotto una ricerca attraverso due esperimenti mirati a verificare quanto il media multitasking durante le ore di lezione sia dannoso per gli studenti. Nel primo esperimento, due gruppi randomizzati di studenti universitari hanno assistito ad una lezione in classe e ad una metà di loro è stato chiesto in aggiunta di completare una serie di compiti online. Successivamente tutti i partecipanti sono stati sottoposti ad una verifica di comprensione del materiale (domande a risposta multipla e quesiti in cui è necessario applicare i concetti appresi durante la lezione per risolvere nuovi problemi) ed è stato osservato un punteggio significativamente più basso nel gruppo impegnato con il multitasking.

Media mutlitasking: conseguenze anche per i compagni che usano carta e penna

Sono stati poi reclutati nuovi studenti per partecipare ad un secondo esperimento in cui veniva chiesto loro di assistere ad una lezione (la stessa del primo esperimento) e prendere appunti con carta a penna: alcuni di loro erano strategicamente seduti in modo da poter vedere alcuni compagni impegnati nel multitasking sui loro computer portatili (a cui era stato chiesto di navigare in internet a loro piacimento e fingere di prendere appunti sulla lezione in corso), altri invece erano disposti in modo da non avere alcun tipo di distrazione digitale. Alla fine della lezione è stato condotto il test di verifica di comprensione del materiale; in aggiunta, agli studenti soggetti alla vista dei multitaskers, sono state poste domande in cui veniva chiesto quanto, secondo loro, fossero stati distratti nel vedere i compagni impegnati nell’utilizzo della tecnologia e quanto questo avesse ostacolato l’apprendimento del materiale. I risultati del test di verifica mostrano una performance significativamente peggiore da parte degli studenti esposti alla vista dei compagni impegnati nel media multitasking rispetto a coloro che erano lontani dalle fonti di distrazione; inoltre gli studenti esposti alla tecnologia dei compagni hanno ritenuto di essere stati distratti, ma non in modo eccessivo. Gli esperimenti di Sana e collaboratori confermano quindi lo svantaggio che deriva dall’utilizzo del media multitasking durante l’apprendimento di nuovo materiale, il cui effetto negativo si estende anche a chi si trova fisicamente vicino.

Nonostante sia largamente dimostrato dalla ricerca scientifica che l’essere umano possiede risorse attentive limitate e che occuparsi di due o più compiti simultaneamente può compromettere la qualità della prestazione, il multitasking viene oggigiorno considerato un modo efficace di approcciarsi ai molteplici compiti a cui l’individuo viene sottoposto quotidianamente. Non è ancora possibile stabilire con certezza se l’efficacia del multitasking sia un mito da sfatare o meno. È presumibile che questa modalità di lavoro abbia effetti altamente dannosi quando tutti i compiti richiedono la stessa quantità di attenzione e che invece la prestazione non risenta di alcun effetto negativo se i compiti secondari sono meno impegnativi rispetto al compito principale. Sarà dunque opportuno proseguire con la ricerca al fine di stabilire gli effetti del multitasking e come essi varino a seconda delle condizioni prese in esame.

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