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Inclusione e disabilità. L’importanza del lavoro di rete – Report del convegno di Carini

Disabilità, inclusione: questi i temi affrontati, nel convegno di Carini (PA), lo scorso 17 aprile. Gli interventi di rete possono affrontare la disabilità come una questione che riguarda sia i siblings che l'intera Comunità, protagonisti a volte non adeguatamente supportati,

Di Angela Ganci

Pubblicato il 07 Mag. 2018

Si è svolto lo scorso 17 aprile, presso il prestigioso Castello di Carini, un evento formativo che ha analizzato il tema della disabilità, nell’ottica dell’inclusione sociale, ad opera dei vari servizi preposti, quali, a titolo esemplificativo, l’istituzione scolastica e i Servizi di Neuropsichiatria infantile.

 

L’evento, organizzato dalla Cooperativa Sociale Amanthea, con sede a Caccamo, specializzata nell’assistenza ai minori disabili, e patrocinato dal Comune di Carini, mettendo l’accento sull’importanza dell’integrazione dei servizi che si occupano della persona disabile, ha previsto l’intervento di varie figure professionali, testimoni a loro volta della rilevanza strategica dell’integrazione delle competenze professionali, quali psicologo, assistente sociale, medico.

[blockquote style=”1″]Il convegno nasce da una lettura dei bisogni del territorio, per conoscere e formarsi su un tema così delicato e che nel corso della vita può coinvolgere qualunque persona. Carini è un comune molto sensibile alla tematica della disabilità e questo ha permesso la realizzazione dell’evento, primo step per il coinvolgimento e la sensibilizzazione della persona, dei cittadini, al fine di fugare i luoghi comuni legati al termine disabile. Infatti, l’immagine della persona disabile richiama alla differenza rispetto all’immagine corporea normale, generando paura ed evitamento[/blockquote] commenta Angelo Barretta, psicologo, vice Presidente della cooperativa Amanthea.

Disabilità: l’impatto sui sibilings

Evitamento, distanziamento, timori che esistono non solo tra i soggetti normali, nel loro rapportarsi a una diversità incomprensibile e minacciosa, ma anche tra gli operatori stessi, sollecitati a intervenire come supporto in situazioni di elevata complessità e instabilità.

Sandra Giordano, psicologa, precisa:

[blockquote style=”1″]I disabili spingono a porci delle domande sul come ben operare, in particolare per gli insegnanti e gli operatori specializzati a scuola. A mio avviso il corretto e funzionale aiuto alle persone diversamente abili si fonda sulla strutturazione di un progetto globale di vita, a partire dalle prime fasi di sviluppo di una disabilità, che coinvolga le famiglie, i vicini di casa, la scuola, i servizi socio-sanitari, l’intera Comunità. È comune sentir dire a una persona disabile -Non ho amici, sono solo!- per cui ogni intervento non può prescindere dalla costruzione di una rete sociale di sostegno. In particolare l’intervento psicoeducativo attivato dalla scuola deve essere finalizzato a sviluppare le potenzialità del disabile, attraverso l’osservazione del comportamento: un intervento estensivo, globale, che si stende fino all’Università. Rispetto alle famiglie il lavoro da fare riguarda l’accettazione della disabilità del figlio che genera rabbia nei primi due anni dalla scoperta e che necessita di accompagnamento psicologico[/blockquote]

Oltre al disabile e ai suoi problemi quotidiani, grande attenzione meritano i fratelli, in particolare nella fascia di età che va dai sei a quindici anni, per le ricadute emotive che la disabilità del fratello o sorella ha su di loro.

[blockquote style=”1″]I sentimenti comuni ai sibling sono quelli di isolamento e trascuratezza, pressione dei genitori alla perfezione e sentimenti di vergogna per le stereotipie del parente. A questo si aggiungono la colpa per essere sani e la paura di sviluppare una disabilità, incertezze per il proprio futuro (se i loro figli svilupperanno la stessa disabilità) e dolore per le limitazioni del fratello o sorella. Tra le strategie terapeutiche che aiutano i sibling nella gestione di tali emozioni negative sono da ricordare i gruppi di incontro con altri sibling e l’attivazione di laboratori esperienziali attraverso i quali mettersi nei panni del disabile, empatizzando con la sua disabilità (per esempio mettersi su una gamba sola, sperimentandone le difficoltà) o dare libero sfogo alle proprie paure (esprimendo la propria rabbia per sentirsi esclusi dai genitori). È fondamentale dare a questi bambini o adolescenti spazi appositi per esprimere il proprio disagio, al di là di un mito familiare che li vorrebbe forti, solo perché senza handicap[/blockquote]

sottolineano Loredana Cicero e Santa D’Alessandro, psicologhe.

Disabilità e genitorialità

Accanto alle esigenze dei fratelli si affiancano, non meno rilevanti, le richieste dei genitori, spaventati, confusi, arrabbiati, a cui i servizi non possono che rispondere ancora con interventi di rete.

[blockquote style=”1″]Parlando dei servizi di Neuropsichiatria infantile essi risultano di enorme utilità nella gestione delle problematiche dei bambini e delle loro famiglie, in quanto multidisciplinari, ovvero includenti un’équipe di psicologi, assistenti sociali, pedagogisti, logopedisti, e integrati con il Terzo Settore e i Servizi sociali, seppur, spesso, con elevate criticità a livello di raccordo funzionale. L’importanza del lavoro multidisciplinare è evidente nella creazione di gruppi di genitori che vengono aiutati nella gestione della disabilità del figlio e nel fronteggiamento dei sentimenti diffusi di rabbia, confusione e disperazione conseguenti alla diagnosi. È altresì centrale il lavoro di collaborazione tra gli operatori mirante alla costruzione di un linguaggio condiviso per comprendere perché con quel bambino non si va avanti, attraverso riunioni settimanali, e includendo anche gli operatori che non lavorano con il bambino, per beneficiare di uno sguardo neutrale [/blockquote] spiega Alfonso Geraci, neuropsichiatra infantile.

Servizi di supporto e sviluppo delle potenzialità del disabile e di ristrutturazione dei legami familiari e sociali, che infine si diversificano per tipologia per soddisfare le esigenze particolari di ciascun disabile, nei suoi diversi contesti di vita.

Disabilità e inclusione

[blockquote style=”1″]Il territorio offre ai disabili servizi diversificati per favorire il loro benessere, come i servizi domiciliari di assistenza o sostegno economico e quelli residenziali, come le Comunità Alloggio o le CTA. Un benessere che deve riguardare anche la famiglia, in quanto prima cellula economico-educativa, favorente i processi di autonomia: non considerare la famiglia nel processo di aiuto equivale certamente a lavorare a metà[/blockquote]

– concludono Francesca Sunseri e Simona La Rosa, assistenti sociali –

[blockquote style=”1″]Una Comunità in rete solidale per supportare il disabile e la propria famiglia, sostanziando un’autonomia e un’autostima che divengono sostegno alle proprie fragilità affinché il disabile “si concentri su ciò che il suo handicap non impedisce di fare e non si rammarichi di ciò che non può fare[/blockquote]

Alcune foto del convegno

Inclusione e disabilità l'importanza del lavoro di rete nel convegno a Carini-foto 1

 

 

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Angela Ganci
Angela Ganci

Psicologia & Psicoterapeuta, Ricercatrice, Giornalista Pubblicista.

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