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6° Convegno Internazionale Autismi. Benessere e sostenibilità – Report dall’evento di Rimini, 4 e 5 Maggio

Tra i principali contributi del Convegno Internazionale tenutosi a Rimini, una riflessione sul tema dell'apprendimento nell'autismo, con la descrizione del programma CST (Caregiver Skills Training), e sul tema della qualità della vita in una prospettiva Life Span, troppo spesso trascurata.

Di Ilaria Cosimetti

Pubblicato il 10 Mag. 2018

Aggiornato il 07 Gen. 2019 12:19

Anche quest’anno Centro Studi Erickson risponde senza deludere alla richiesta di aggiornamento continuo da parte di chi si occupa di autismo organizzando il 6° Convegno Internazionale Autismi: due intense giornate formative con il contributo di oltre cento esperti di fama mondiale che hanno presentato le ultime novità in tema di diagnosi e trattamento nel pieno rispetto delle più recenti evidenze scientifiche.

 

Rendere giustizia alla complessità ed alla specificità dei temi trattati in poche righe è un’impresa impossibile motivo per cui mi limiterò a descrivere sommariamente i principali temi trattati dai professionisti che ho avuto il piacere di ascoltare.

Autismo: le dimensioni messe in evidenza da ciascun relatore

La giornata di venerdì si apre con una plenaria destinata a tutti i partecipanti in cui Hilde De Clerq (Linguista, Docente e Formatrice, Bruxelles) mette l’accento sulla necessità di un approccio etico all’ autismo, il che implica una conoscenza “dall’interno” come prerequisito essenziale per un programma terapeutico che miri ad una qualità soddisfacente e come garanzia di un contesto educativo che rispetti maggiormente la neurodiversità.

Segue l’intervento di Erica Salomone (Research Fellow, Dipartimento di psicologia, Università di Torino) sul tema dell’apprendimento nell’ autismo. La dottoressa ci spiega come alcune caratteristiche che risultano deficitarie nel primo periodo di sviluppo di un autistico possono ridurre le occasioni di apprendimento sociale e ritardare così l’acquisizione di alcune importanti competenze. Si tratta di aspetti importantissimi e presenti fin dalla nascita in un bambino neurotipico come l’attenzione verso la novità, l’orientamento sociale, la reciprocità sociale ed emotiva, la capacità di imitazione e l’attenzione congiunta.

Promuovere fin da subito un ambiente che tenga in preziosa considerazione lo stile cognitivo del bambino autistico, negli aspetti di limite ma anche di risorsa, è così di cruciale importanza per impostare qualsiasi intervento educativo.

Salomone ci illustra inoltre i risultati di alcune ricerche e chiude l’intervento con la descrizione del programma CST (Caregiver Skills Training) per i caregiver di bambini con disturbi dello sviluppo dai 2 ai 9 anni, attivo in 33 paesi nel mondo a livello sperimentale: un programma che mira ad essere efficace e sostenibile.

La prima sessione plenaria si chiude con l’intervento di Serafino Corti (Direttore Dipartimento delle Disabilità, Fondazione Sospiro Onlus e Università Cattolica di Brescia) che affronta il tema della qualità di vita in una prospettiva Life Span.

Autismo nell’arco di vita

Corti ci invita a riflettere circa le scarse opportunità di inclusione sociale e lavorativa delle persone con autismo e la conseguente necessità di sostegni “generalizzati” per tutto l’arco della vita e nei diversi contesti, con gravi ricadute in termini di stress a carico del sistema familiare che si vede impoverito di risorse di natura economica, relazionale e di salute.

L’età adulta è di fatto un’età complessa dal punto di vista degli aiuti erogati dallo stato, con un decremento delle opportunità di sviluppo individuale e di inclusione a fronte però di nuove sfide nell’ambito del progetto di vita: vita indipendente, inserimento lavorativo e ridefinizione della qualità dei sostegni.

L’invito è dunque all’accettazione aperta, che non è rassegnazione, per garantire una vita piena di senso, un’accettazione che si muova verso il riconoscimento del valore della persona, avendo in mente traguardi coerenti e veri perché un obiettivo eticamente sostenibile deve essere sfidante e al contempo credibile. È necessario inoltre lavorare molto di più sui sostegni indiretti, sui contesti di vita, non solo perché eticamente corretto ma perché significa avere risultati più grandi e più sostenibili anche dal punto di vista economico.

La sessione si chiude dunque con una raccomandazione che pervaderà i contributi di molti altri colleghi: un richiamo ad una maggior responsabilità sociale nei confronti di una minoranza che prima ancora di chiedere aiuto chiede di essere accettata e rispettata nella sua diversità.

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