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Mind wandering nelle persone con ippocampo danneggiato

Il team di ricerca guidato da C. McCormick ha cercato di capire se e come sia possibile, per le persone con ippocampo danneggiato, il mind wandering.

Di Francesca Fiori

Pubblicato il 10 Apr. 2018

Mind wandering: è possibile per le persone che hanno l’ippocampo danneggiato? Le scoperte di una recente ricerca del team guidato da Cornelia McCormick

L’ippocampo è una struttura che si trova in entrambi i lati del cervello, nello specifico nei lobi temporali, vicino alle orecchie. Gioca un ruolo importante nella memoria e nel pensiero riferito al passato e al futuro. Proprio questo ha portato una squadra di ricercatori, guidata da Cornelia McCormick al Wellcome Center for Human Neuroimaging, a chiedersi se le persone con danni ad entrambi gli ippocampi siano ancora capaci di mind wandering, partendo dal presupposto che quando sogniamo ad occhi aperti, spesso si tratta di cose che abbiamo fatto o che intendiamo fare. Inoltre: se questi pazienti riescono a vagabondare con la mente, il contenuto dei loro pensieri è diverso da quello dei pazienti sani?

Mind wandering e ippocampo: come si è svolta la ricerca

I ricercatori hanno seguito 6 pazienti maschi con danno bilaterale dell’ippocampo per due giorni durante le ore diurne, occasionalmente chiedendo loro di riferire a cosa stavano pensando e confrontando le loro descrizioni con quelle ottenute da 12 controlli sani. I pazienti con ippocampo danneggiato vagavano con la mente quanto i controlli sani, ma la forma e il contenuto del loro vagare erano molto diversi.
I ricercatori hanno seguito controlli e pazienti (che avevano lesioni piccole ma altamente specifiche all’ippocampo, causate da una forma di encefalite) mentre stavano frequentando un laboratorio psichiatrico dove per due giorni si sono sottoposti a scansioni cerebrali e altri test. Per venti volte al giorno (della durata di 8 ore), i ricercatori hanno domandato ai partecipanti: “A cosa stavi pensando poco prima che te lo chiedessi?”, le risposte venivano immediatamente trascritte. La domanda veniva posta ai partecipanti durante i periodi tranquilli della giornata in cui il vagabondaggio mentale è più probabile.

I risultati della ricerca: le differenze sulla memoria episodica

Codificando le risposte, i ricercatori hanno trovato tassi estremamente elevati di mind wandering – definito come avere pensieri disimpegnati dal mondo esterno (o percettivamente “disaccoppiato”) – tra i pazienti e i controlli, di circa l’80-90%.
Le risposte dei partecipanti rilevano che i pensieri della mente dei pazienti erano molto diversi dai controlli sani. Mentre il mind-wandering dei controlli era per lo più episodico (su eventi passati e presenti) e consisteva in scene visive, il vagabondaggio mentale dei pazienti era in gran parte semantico (sui fatti) e verbale. “Le piccole lesioni selettive del loro ippocampo hanno drammaticamente influenzato la natura del loro vagabondare mentale”, hanno detto i ricercatori.
Questo contrasto nel mind-wandering tra i pazienti e i controlli è giustificato dai test neuropsicologici che hanno rilevato nei pazienti una memoria episodica alterata, ma normale in tutte le altre sfaccettature mnemoniche, compresi i test della memoria di lavoro; quindi è altamente improbabile che fossero incapaci di ricordare i loro pensieri vagabondi.
Sappiamo dalla ricerca fatta con persone sane che la mente che vaga dipende dall’attività in una rete di regioni del cervello nota come “rete modalità predefinita“, che include l’ippocampo. Inoltre, le persone che segnalano viaggi mentali particolarmente ricchi e dettagliati tendono ad avere una connettività più forte tra i loro ippocampi e altre regioni chiave della rete in modalità predefinita.

Tuttavia, questo nuovo studio è il primo a suggerire con forza che un ippocampo intatto è necessario per un “normale” vagabondaggio mentale che coinvolge il viaggio nel tempo mentale e scene visive vivide. I risultati completano anche altre ricerche che dimostrano che i pazienti con danni dell’ippocampo si sforzano di immaginare il passato e il futuro quando vengono incoraggiati a farlo, rivelando che questa menomazione si estende al contenuto del loro pensiero spontaneo.
 
[blockquote style=”1″]Mostrando che l’ippocampo gioca un ruolo causale in un fenomeno onnipresente come il vagabondaggio mentale, questo studio ridefinisce il suo ruolo tradizionalmente percepito nella memoria episodica, ponendolo al centro nelle nostre esperienze mentali quotidiane[/blockquote]

concludono i ricercatori.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • McCormick, C., Clive R., Rosenthal, T., Miller, D. and Maguire, E. A. (2018). Mind-Wandering in People with Hippocampal Damage. Journal of Neuroscience 14 March 2018,  38 (11) 2745-2754; DOI: https://doi.org/10.1523/JNEUROSCI.1812-17.2018
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