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Le memorie traumatiche nel Disturbo Ossessivo Compulsivo – Report del seminario internazionale dell’Università di Firenze

Vari studi negli ultimi anni hanno suggerito che un evento traumatico possa avere un ruolo nell'eziopatogenesi del Disturbo Ossessivo Compulsivo e, in altri casi, che possa esistere un legame tra quest'ultimo ed il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD).

Di Maria Elena Maisano

Pubblicato il 30 Apr. 2018

Aggiornato il 28 Giu. 2019 12:38

Lo scorso 21 marzo si è tenuto presso la sede del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Firenze, un seminario internazionale incentrato sulla rassegna di alcuni dei più recenti sviluppi scientifici nell’ambito del trattamento del Disturbo Ossessivo Compulsivo complesso.

 

Ha introdotto il seminario il Professor Davide Dèttore (Dipartimento di Scienze della Salute, Università di Firenze), che ha illustrato come indagare l’eventuale presenza di aspetti traumatici nel Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC), soprattutto in pazienti resistenti ai gold standard del trattamento indicati nelle linee guida internazionali (tipicamente psicoterapia CBT e farmaci serotoninergici), trovi giustificazione nelle evidenze scientifiche più recenti. Vari studi negli ultimi anni hanno suggerito, infatti, che un evento traumatico possa avere un ruolo nell’eziopatogenesi del Disturbo Ossessivo Compulsivo e, in altri casi, che possa esistere un legame tra quest’ultimo ed il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD).

Il Dottor Jaime Delgadillo (Department of Psychology, University of Sheffield, UK) ha presentato alcuni trial randomizzati controllati che hanno evidenziato una sinergia positiva nel trattamento del DOC associando la terapia cognitivo-comportamentale standard (CBT) all’approccio terapeutico EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), efficace nel favorire la desensibilizzazione e la rielaborazione di ricordi traumatici o particolarmente stressanti dal punto di vista emotivo attraverso i movimenti oculari o delle stimolazioni tattili.

Il Dottor Nitsa Nacash (Department of Psychiatry, Chaim Sheba Medical Center, Tel Ashomer, Israel) ha illustrato alcuni studi in cui sono state utilizzate tecniche di Esposizione per il trattamento di ossessioni post-traumatiche.

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo da relazione

L’intervento del Professor Guy Doron (Baruch Ivcher School of Psychology Interdisciplinary Center Herzliya, Israel) è stato incentrato sulla presentazione di alcuni studi sulle memorie di conflitti relazionali in soggetti affetti da Disturbo Ossessivo Compulsivo da relazione. Si tratta di una manifestazione particolare del DOC in cui le ossessioni sono incentrate sulla relazione o sul partner. Nel primo caso, le persone si sentono perseguitate da dubbi e preoccupazioni su ciò che provano nei confronti dei loro partner, sui sentimenti che i partner hanno nei loro confronti e su quanto la relazione sia o meno quella ‘giusta’. Nel caso di una sintomatologia focalizzata sul partner, invece, il nucleo delle ossessioni è rappresentato da caratteristiche fisiche del partner, da qualità sociali o ancora da aspetti quali, ad esempio, la moralità, l’intelligenza o la stabilità emotiva. I sintomi del DOC da relazione possono essere estremamente invalidanti e ingenerare costanti richieste di rassicurazione e rimuginii.

Sono inoltre stati identificati specifici fattori di vulnerabilità, quali particolari credenze disfunzionali, perfezionismo clinico, attaccamento insicuro, tratti narcisistici e/o borderline di personalità, instabilità del . Negli studi presentati, sono stati indagati in particolare l’esposizione alla conflittualità genitoriale e a quella tra genitori e figli. E’ emerso dai risultati come l’acquisizione di modelli relazionali negativi possa costituire un fattore predittivo rispetto allo sviluppo di sintomi ossessivo compulsivi, oltre a causare interferenze nel funzionamento relazionale e sessuale, credenze catastrofiche in ambito sentimentale e vulnerabilità dell’autostima.

Dissociazione e disorganizzazione in pazienti DOC

Il ruolo della dissociazione e della disorganizzazione dell’attaccamento in pazienti DOC resistenti è stato illustrato dal Dottor Fabio Monticelli (Centro Clinico De Sanctis, Roma), che ha evidenziato come in questo gruppo particolare di disturbi dissociativi giochino un ruolo fondamentale i Sistemi Motivazionali Interpersonali (SMI). Il genitore spaventante genera uno stato mentale di paura senza sbocco alla quale si può reagire solo in termini di attacco, fuga o dissociazione. Se contempliamo l’idea di uno “spettro psicopatologico dissociativo” in cui i due poli sono costituiti, rispettivamente, dall’attaccamento sicuro e da quello disorganizzato, in quest’ultimo si riscontreranno esperienze di dissociazione come, ad esempio, dissociazione cognitivo-affettiva o congelamento (freezing).

Gli studi presentati hanno messo in evidenza come nei casi in cui i sistemi motivazionali interpersonali siano multipli, scomposti e disorganizzati si riscontrino sintomi dissociativi. Pertanto, nel trattamento di questo particolare sottogruppo di pazienti con Disturbo Ossessivo Compulsivo potrebbe essere utile strutturare un intervento differito, nel quale si proceda anzitutto a stabilizzare i sintomi dissociativi, senza perdere di vista l’importanza della relazione terapeutica che si instaura con questi pazienti. Solo successivamente alla stabilizzazione sarebbe possibile intervenire con le tecniche CBT indicate per il trattamento del DOC, come l’Esposizione e Prevenzione della Risposta (ERP).

Conclusioni e ringraziamenti

A conclusione del seminario, il Dottor Gian Paolo Mazzoni (Studi Cognitivi, Firenze) ha presentato tre casi complessi di DOC con diversi livelli di intensità sintomatologica che sono stati trattati in setting differenti, rispettivamente in struttura residenziale, in contesto ambulatoriale ed in studio privato. In tutti e tre i casi è stata utilizzata la tecnica terapeutica EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) per gestire le memorie traumatiche e superare le resistenze al trattamento, così come indicato in ricerche recenti, in base alle quali quest’ultima può essere utilizzata in associazione alla psicoterapia CBT standard o in forma singola.

Al momento i risultati emersi rispetto al trattamento dei dati clinici e di ricerca presentati nel corso del seminario possono contribuire a delineare nuove ed interessanti prospettive di intervento da incrementare e verificare sperimentalmente per la terapia del Disturbo Ossessivo Compulsivo complesso.

Questo seminario ha messo ancor più in evidenza, data la complessità sintomatologica e di trattamento del DOC, l’utilità della ricerca in questo ambito, al fine di riuscire a migliorare sempre di più la qualità e l’efficacia dei trattamenti. Inoltre é emersa, altresì, l’utilità di una formazione specifica e sempre più mirata per i clinici che intendano occuparsi di questo disturbo dalla struttura multiforme e complessa.

Un sentito ringraziamento va all’Università di Firenze, in particolare al professor Dèttore, per aver ospitato e presentato l’evento, agli organizzatori quali il Dottor Pozza ed a tutti gli ospiti italiani ed internazionali che sono intervenuti con i loro innovativi contributi.

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