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Adults for children: la genitorialità nei servizi psichiatrici – Report dal Convegno della ASST Niguarda

Il 1 febbraio 2018 nella ASST Niguarda si è tenuto un convegno sugli interventi di prevenzione per i bambini con genitori con disturbi psichici.

Di Marianna Palermo

Pubblicato il 12 Feb. 2018

Il 1 febbraio 2018 presso l’Aula Magna della ASST Niguarda di Milano si è un tenuto il secondo Convegno Nazionale dal titolo “Adults for Children: la genitorialità nei servizi psichiatrici”. Diverse figure professionali, che da anni lavorano nell’ambito della prevenzione con i figli di genitori con disturbi psichici, hanno preso parte al convegno, che ha visto la partecipazione anche di Karin van Doesum (psicologa e ricercatrice presso la Radboud University Nijmegen) e di Randi Talseth (segretario generale della Voksne for Barn Association di Oslo).

 

Introduzione al convegno: l’importanza della prevenzione e del lavoro di rete

Il dott. Alberto Zanobio (Responsabile SS di Psichiatria Comunità 2 della ASST Niguarda), Maria Carla Gatto (Presidente del Tribunale per i Minorenni di Milano) e Mauro Percudani (Direttore DSM e Dipendenze della ASST Niguarda) introducono i lavori, illustrando come la ricerca e la letteratura sia nazionale che internazionale dimostrino come la presenza di una patologia psichica in uno o in entrambi i genitori abbia un impatto significativo sulla salute mentale dei figli e questo determina la necessità di proporre progetti di prevenzione. L’obiettivo, secondo Maria Carla Gatto, è quello di curare senza allontanare il minore dalla famiglia, attraverso un lavoro di rete e di collaborazione tra Tribunale, Centri Psicosociali e Servizi Sociali, al fine di garantire un intervento precoce. Tali interventi dovrebbero coinvolgere e occuparsi dell’intero nucleo familiare, non solo del genitore o del bambino.

Minori e genitorialità difettosa: il trauma relazionale – Intervento del dott. Mattioni

Il primo intervento al Convegno spetta al dott. Alfredo Mattioni (Psicologo, Psicoanalista e Direttore SSD di Psicologia della ASL della Valle D’Aosta) e porta il titolo “Minori e genitorialità difettosa: il trauma relazionale”. Mattioni nel suo discorso spiega cosa voglia dire essere genitori in un’ottica psicologica e quando la genitorialità si rivela sana e quando, invece, sfocia in una genitorialità perversa. Egli sottolinea quanto sia difficile il lavoro dei genitori, in quanto essi non possono determinare il futuro dei propri figli e non possono considerare i figli come un prolungamento narcisistico di sé, investito di desideri e sogni personali. La genitorialità sana richiede la capacità di accettare i propri limiti in quanto genitori e affrontare i conflitti e i problemi che sono comuni a tutte le famiglie. Il dott. Mattioni propone un continuum per mostrare dove possono collocarsi i genitori rispetto al proprio ruolo e al rapporto con i figli: ad un estremo si colloca la genitorialità ideale, quella perfetta alla quale si tende ma mai raggiunta, all’estremo opposto si colloca la genitorialità perversa, in cui i bambini sono vittime di sfruttamento, abuso, violenze, maltrattamento, sono costretti ad andare in guerra o a sposarsi quando ancora bambini; nel mezzo si colloca la relazione genitore-figlio caratterizzata da vulnerabilità, in cui ci siamo tutti noi e che comprende anche la genitorialità psichiatrica. Il nostro ruolo in quanto professionisti, in quest’ottica, può essere di tutela del minore e di monitoraggio della genitorialità. Subito dopo, Mattioni ripercorre la storia di alcuni modelli educativi del passato improntati sulla violenza e sul controllo, per poi arrivare a quella che dovrebbe essere l’attuale concezione della genitorialità: non esistono il minore e il genitore singolarmente, la genitorialità è un processo a spirale dettato dalle interrelazioni tra bambino e genitore. Pur essendo quella tra genitore e figlio una relazione asimmetrica, non bisogna dimenticarsi che l’altro è una persona per non correre il rischio di esercitare male il proprio potere.

Dati epidemiologici relativi ai genitori portatori di bisogni psichiatrici

Il secondo intervento è quello della dott.ssa Flavia Baccari (ASL di Modena) che riporta alcuni dati e aspetti epidemiologici relativi ai genitori portatori di bisogni psichiatrici. I dati della fonte SIEP relativi al 2015 ci dicono che in Lombardia l’1,6% della popolazione ha avuto contatti con un Centro Psico-sociale. Mentre l’ISTAT ci fornisce i dati relativi alla prevalenza dell’ansia e della depressione che si aggirano rispettivamente attorno al 4,4% e al 7,3%. È stata successivamente effettuata una stima dei figli di pazienti che accedono ai CPS: in Italia sarebbero circa 36.520,5 (di età tra 0 e 26 anni) e in Lombardia 7.503,9. I dati sono, dunque, piuttosto alti e qualcosa si può e si deve fare a favore di questi bambini.

Interventi di prevenzione per i figli di genitori con disturbi psichiatrici nel panorama europeo

Il terzo intervento spetta alla dott.ssa van Doesum, la quale fornisce inizialmente alcuni dati relativi alla trasmissione dei disturbi psichici di generazione in generazione. Il 40% degli adulti con disturbi psichici sembra avere almeno un genitore affetto da un disturbo mentale. Più a rischio sembrano essere le ragazze e se entrambi i genitori sono affetti da un disturbo mentale c’è un rischio ancora maggiore di sviluppare a propria volta un disturbo di natura psichica o sociale. Vengono in seguito illustrati i principali interventi preventivi che possono coinvolgere il genitore o il bambino o entrambi. Gli obiettivi principali sono di: prevenzione di disturbi nei bambini aumentando la loro competenza sociale e la resilienza, supporto alla genitorialità, riduzione delle situazioni stressanti a cui è esposto il bambino e informazione di ciò che accade a casa. Gli interventi sui bambini sono variegati: gruppi di gioco e dialogo, brochure e video informativi, siti web, programmi online, gruppi su Facebook. Viene poi descritto nel dettaglio l’intervento “Squeake said the mouse” per bambini tra 4 e 8 anni con genitori affetti da disturbi psichici o dipendenze patologiche, che prevede incontri di gruppo per bambini e incontri in compresenza con i genitori. Gli interventi preventivi per i genitori consistono invece in: Family Talk per insegnare ai genitori a comunicare coi figli del disturbo, Child Talk che coinvolge i bambini, gruppi per mamme o genitori, siti web, corsi online, forum e videoclips. Infine, vengono illustrati gli interventi per gli operatori che consistono in case management, supporto a infermieri e medici, brochure, video, siti web, training Child Talk. Si propone, dunque, un approccio onnicomprensivo, che coinvolge gruppi di età e target diversi, interventi individuali o online. Conclude la dott.ssa che la prevenzione dovrebbe iniziare già in gravidanza, quando i genitori stanno per aspettare un figlio.

Il Progetto Semola dell’Associazione Contatto

Nell’intervento successivo, la dott.ssa Tasselli (Responsabile del Progetto Semola dell’Associazione Contatto onlus), ha appunto illustrato il Progetto Semola attivo già da 5 anni a Milano. La dott.ssa ha inizialmente esposto i principali fattori di rischio e i vissuti emotivi del bambino con un genitore affetto da un disturbo psichico e gli obiettivi principali del loro progetto: riflettere sulla situazione familiare, sostenere gli adulti nella funzione genitoriale, informare i figli, aiutare i genitori a comunicare. L’intervento psicoeducativo rivolto a bambini tra 6 e 16 anni prevede dei colloqui con una psicologa e un’educatrice. Il metodo prevede 2 possibilità: il Let’s Talk che prevede da 1 a 3 incontri con i genitori e il Family Talk che comprende incontri solo col genitore, solo con il bambino e con tutta la famiglia.

Gli interventi attivi nel primo anno di vita del bambino

Dopo la pausa, l’intervento della dott.ssa van Doesum verte sugli effetti della malattia mentale del genitore sul bambino già in gravidanza e nel primo anno di vita. A maggior ragione sono richiesti interventi precoci di tutela del bambino e della relazione madre-bambino. Le mamme depresse tendono ad essere più ansiose, irritabili, comunicano meno con il bambino e quest’ultimo tende a piangere di più, a sorridere di meno, a sviluppare una relazione di attaccamento insicuro e a manifestare un temperamento difficile. Per questo, in Olanda, viene proposto un intervento mamma-bambino fino ai 12 mesi di vita del bambino che prevede visite domiciliari e si basa sul video-feedback, allo scopo di migliorare e aumentare le interazioni tra il genitore e il bambino, fornire supporto pedagogico e il modeling. Tali interventi sembrano essere efficaci nell’aumentare la sensibilità e la responsività del genitore e le competenze socio-emotive del bambino e la possibilità di sviluppare una relazione di attaccamento sicuro.

La legge norvegese sulla comunicazione della malattia mentale del genitore al bambino

L’intervento successivo è quello della dott.ssa Talseth, la quale ribadisce l’importanza di comunicare con i bambini sulla salute mentale dei genitori e ha esposto la legge che vige in Norvegia rispetto al diritto del bambino di conoscere la condizione del proprio genitore, previo consenso della famiglia.

Il Progetto europeo Children and Adolescents of Parents with Mental Disorders (CAPMeM)

Interviene a questo punto il dott. De Girolamo (direttore scientifico IRCCS Fatebenefratelli di Brescia), il quale fornisce ulteriori dati epidemiologici, relativi all’incidenza e all’impatto dei disturbi mentali dei genitori sui loro figli. Viene anche esposto il Progetto Europeo Children and Adolescents of Parents with Mental Disorders (CAPMeM) che vede la collaborazione di ben 34 Paesi europei.

La trappola del fuorigioco

Concludono la giornata, gli interventi di Stefania Buoni (cofondatrice di Mybluebox) e di Carlo Miccio che presentano il romanzo “La trappola del fuorigioco”, scritto dallo stesso Carlo Miccio e che narra di come ha vissuto in prima persona un bambino di 10 anni il rapporto con il proprio padre affetto da disturbo psicotico, mettendo in evidenza i suoi vissuti di confusione e colpa.

Conclusioni

Un Convegno davvero interessante, che offre notevoli spunti di riflessione e che risveglia il bisogno di collaborare in un’ottica di prevenzione e tutela dei bambini con un genitore affetto da disturbi psichici.
Come dice un proverbio africano “Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”.

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Marianna Palermo
Marianna Palermo

Dottoressa in Psicologia Clinica

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