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L’ attività fisica riduce i sintomi motori del morbo di Parkinson

Uno studio ha dimostrato che se i pazienti affetti dal morbo di Parkinson svolgono regolarmente attività fisica si riducono i sintomi motori della malattia.

Di Martina Bandera

Pubblicato il 09 Gen. 2018

Secondo una nuova ricerca, una regolare attività fisica diminuirebbe il peggioramento dei sintomi motori nei soggetti affetti dal morbo di Parkinson.

 

Il morbo di Parkinson e gli effetti dell’attività fisica

Gli scienziati della Northwestern Medicine dell’Illinois e della University of Denver hanno testato per la prima volta gli effetti dell’attività fisica ad alta intensità su pazienti parkinsoniani ed hanno scoperto che l’esercizio fisico ripetuto 3 volte a settimana diminuirebbe il decorso del morbo di Parkinson.

La scoperta appare alquanto significativa poiché studi precedenti ritenevano lo sforzo fisico troppo stressante per questi pazienti.

Il morbo di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più comune e la più comune malattia del movimento. I sintomi caratterizzanti comprendono la progressiva perdita del controllo muscolare, tremori, rigidità, lentezza e compromissione dell’equilibrio. Ad uno stadio avanzato della malattia risulta difficile camminare, parlare e svolgere compiti motori comunemente semplici. I farmaci più utilizzati per curare la malattia presentano diversi effetti collaterali e una ridotta efficacia nel tempo per questa ragione appaiono necessari nuovi trattamenti.

Per rallentare la progressione dei sintomi basterebbe che il paziente svolgesse attività fisica ad alta intensità ovvero con una frequenza cardiaca compresa tra l’80 e l’85%” ha affermato l’autore dello studio Daniel Corcos, professore di fisioterapia e scienze del movimento umano presso la Scuola di Medicina della Northwestern University.

Lo studio clinico randomizzato ha coinvolto 128 soggetti di età compresa tra i 40 e gli 80 anni provenienti dalla Northwestern University, dal Rush University Medical Center di Chicago, dall’Università del Colorado e dall’Università di Pittsburgh.

I partecipanti a questo studio, chiamato Parkinson Disease of Exercise (SPARX), erano in uno stadio iniziale della malattia e non assumevano alcun farmaco, il dato risulta di estrema importanza in quanto permette di attribuire gli eventuali risultati all’esercizio fisico e non all’azione dei farmaci.

Lo studio prevedeva 3 gruppi sperimentali: soggetti che svolgevano attività fisica ad alta intensità (80-85% della frequenza cardiaca massima) tre volte alla settimana per sei mesi, soggetti impegnati in attività fisica moderata (60-65% della FCmax) con uguale regolarità e periodicità del gruppo precedente e infine gruppo di controllo che non prevedeva alcuna attività.

È bene specificare che ogni partecipante era supervisionato costantemente da un cardiologo il quale valutava la risposta del cuore allo sforzo che il soggetto stava compiendo. Corcos ha dichiarato “Abbiamo ideato per i soggetti un allenamento adeguato. Non si tratta di stretching ma di un’attività particolarmente intensa per confermare l’idea secondo la quale l’esercizio fisico possa essere utilizzato come cura”.

Alla fine dello studio, trascorsi 6 mesi, i partecipanti sono stati valutati utilizzando una scala di misurazione della gravità dei sintomi con punteggi compresi tra 0 e 108 (gravità massima dei sintomi). Tutti i partecipanti nella fase precedente allo studio avevano ottenuto un punteggio di circa 20. I risultati hanno dimostrato che i soggetti del gruppo ad alta intensità mostravano un punteggio invariato, il gruppo con esercizio moderato presentava un peggioramento di 1.5 punti mentre il gruppo di controllo mostrava un peggioramento di addirittura 3 punti. Considerato il punteggio di pre-trattamento pari a 20, il risultato rappresenta un cambiamento del 15% dei sintomi primari, il ché comporta conseguenze clinicamente importanti soprattutto in termini di qualità di vita.

Rispetto agli studi precedenti che avevano una durata media di 12 settimane, lo studio ha osservato un elevato numero di partecipanti svolgere attività particolarmente intensa per un periodo di tempo relativamente lungo.

Diverse studi suggeriscono un effetto benefico dell’esercizio nel morbo di Parkinson” ha detto il dottor Codrin Lungu direttore del programma presso l’Istituto Nazionale dei Disordini Neurologici. “Tuttavia non è chiaro quale tipo di esercizio sia più efficace. Il progetto SPARX cerca di affrontare rigorosamente questo problema. I risultati sono interessanti e giustificano un’ulteriore esplorazione delle attività ottimali per il morbo di Parkinson.

In conclusione, Corcos ha affermato “Stiamo impedendo ai pazienti di peggiorare soprattutto ad uno stadio precoce della malattia. Abbiamo ritardato il peggioramento dei sintomi per sei mesi, sono però necessari ulteriori studi per capire se sia possibile prevenire la progressione sintomatica per un periodo più lungo”.

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