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I cambiamenti nella sessualità durante il ciclo di vita di una coppia: dalla gravidanza alla genitorialità

Durante la gravidanza e il post partum, la sessualità nella coppia può subire dei cambiamenti a causa di diversi fattori biologici e psicologici.

Di Elisabetta Momo, Giada Sera

Pubblicato il 04 Dic. 2017

Aggiornato il 03 Set. 2019 15:14

La gravidanza porta a notevoli cambiamenti nell’equilibrio relazionale di una coppia e nonostante l’aspetto affettivo possa essere rafforzato dalla nascita di un figlio, la sessualità risente di diversi fattori: biologici, fisici, familiari, culturali, religiosi e sociali. Questi posso portare a tabù e condanne all’attività sessuale con conseguente diminuzione dei rapporti; risulta pertanto necessario per ogni coppia ridefinire l’equilibrio tra i ruoli di genitori e partner sessuali.

Elisabetta Momo e Giada Sera, OPEN SCHOOL STUDI COGNITIVI MILANO

 

Introduzione

La coppia subisce numerosi cambiamenti durante il ciclo di vita familiare sia relazionali sia legati alla sessualità; la funzione sessuale di coppia cambia ed è soggetta a diversi fattori di rischio in base alla fase in cui ci si trova.

La coabitazione è una evoluzione nella coppia che ha numerosi risvolti a livello relazionale, giuridico e pratico. In questa fase avvengono solitamente aggiustamenti tra i partner, non da ultimo anche quello a livello sessuale. Da diversi studi è emersa una diminuzione della frequenza dei rapporti sessuali nelle coppie correlata alla coabitazione (sia in convivenze che in matrimoni) (Laumann, Gagnon, Michael e Michaels, 1994) ed alla durata del matrimonio (Call et al., 1995). Altro fattore correlato alla frequenza dei rapporti è l’età: all’aumentare dell’età diminuiscono i rapporti sessuali, dato dovuto probabilmente a fattori biologici e psicologici associati all’invecchiamento (Call et al., 1995; Marsiglio e Donnelly, 1991; Rao e DeMaris, 1995).

Altri studi si sono concentrati su differenti parametri: la soddisfazione sessuale e l’intimità di coppia. La soddisfazione sessuale sembra diminuire all’aumentare dell’età e alla durata del matrimonio, in altre parole all’intimità della coppia (Greeley, 1991; Edwards, Booth, 1994; Lawrance, Byers, 1995).

La funzione primaria di una coppia, dal punto di vista biologico ed evoluzionistico, è quella riproduttiva. In Italia la ricerca di un figlio tarda sempre di più per motivi economici, lavorativi e culturali. Dati Eurostat rivelano un incremento dell’età media delle madri alla nascita del primo figlio: dai 28,1 anni nel 1995 si è passiti ai 30,8 nel 2015. L’aumentare dell’età delle primipare comporta cambiamenti su molti fronti: socio-culturali, psicologici e biologici (legati sopratutto alla fertilità di coppia).

La donna al momento della gravidanza attraversa una trasformazione in senso totale, gli equilibri raggiunti cambiano e così anche la relazione di coppia. Gli studi in ambito sessuologico durante il periodo gestazionale sono aumentati nell’ultimo decennio ma si sono concentrati prevalentemente sulla donna, non sempre estendendo l’analisi al partner o all’intera coppia. E’ sicuramente emersa una significativa presenza di pregiudizi e falsi miti strettamente legati al periodo della gestazione.

Alla nascita di un figlio intervengono poi ulteriori cambiamenti. Il nuovo ruolo di genitori, stravolgendo completamente le abitudini di una coppia, può portare con sé difficoltà nell’intesa sessuale dei neogenitori.

La sessualità in gravidanza

La gravidanza porta a notevoli cambiamenti nell’equilibrio relazionale di una coppia e nonostante l’aspetto affettivo possa essere rafforzato dalla nascita di un figlio, la sessualità risente di diversi fattori: biologici, fisici, familiari, culturali, religiosi e sociali. Questi posso portare a tabù e condanne all’attività sessuale con conseguente diminuzione dei rapporti; risulta pertanto necessario per ogni coppia ridefinire l’equilibrio tra i ruoli di genitori e partner sessuali.

I cambiamenti fisici portano nella futura mamma timori riguardo il non sentirsi più attraente e desiderabile mentre nell’uomo, di conseguenza, la difficoltà di rapportarsi non più solo alla loro donna ma anche alla madre di loro figlio.

Il primo famoso studio sulla sessualità in gravidanza è stato svolto da Masters e Johnson nel 1966; da questo emerse un aumento del desiderio sessuale e della sessualità nel II trimestre di gravidanza ed un decremento di questi nel III trimestre. Questo primo studio fu poi riconfermato negli anni da altre ricerche, che approfondirono ed ampliarono i parametri presi in considerazione (Scarselli et al., 2002). Si può quindi individuare un andamento specifico del desiderio sessuale e della sessualità in gravidanza: una diminuzione moderata, pari al 59%, nel primo trimestre seguito da un aumento di questi al 75-84% nel II trimestre. Il terzo trimestre sembra invece caratterizzato da una decisa diminuzione (40-41%) del desiderio e della sessualità con un peggioramento di tutti parametri: desiderio, eccitazione, orgasmo, soddisfazione e frequenza; questo è dovuto ai consigli medici e a diverse difficoltà frequenti al termine della gravidanza (pienezza addominale, dolori lombari e affaticamento) (Von Sydow K., 1999). Queste alterazioni della vita sessuale di coppia durante la gestazione sono dovute ad aspetti fisiologici ed anatomici oltre che a fattori prettamente psicologici.

Dal punto di vista fisiologico intervengono moltissimi cambiamenti che influiscono sulla sessualità. Durante la gestazione le più importanti modificazioni anatomiche sono: la diminuzione del tessuto connettivo, l’aumento delle dimensioni delle fibre muscolari delle pareti vaginali, l’allargamento della circonferenza del lume vaginale per aumento delle cellule epiteliali e la diminuzione della sensibilità vaginale ( Farage & Maibach, 2006; Zhao et al., 2000). Tutto ciò può portare a cambiamenti nel rapporto penetrativo, come ad esempio la diminuzione della percezione del pene a causa della dilatazione della vagina e della sua iposensibilità. Sono discordanti invece gli studi che hanno analizzato l’influenza dei livelli ormonali sulla sessualità: da una parte si ipotizza che alti tassi di progesterone tendano a diminuire il desiderio sessuale, dall’altra l’aumento della massa uterina è maggiormente reattiva all’ossitocina rilasciata durante l’orgasmo e si ipotizza che ciò porti quindi ad una maggior percezione delle sensazioni piacevoli (Erol et coll., 2007).

Dal punto di vista psicologico vi sono numerose fantasie, timori e apprensioni intorno alla gravidanza e risulta molto difficile fare un quadro di quelli che saranno, almeno con ogni probabilità, le reazioni psicologiche della gestante. Dallo studio di Pauleta e collaboratori (2010) emerge che le donne hanno diverse paure durante la gestazione: il 40% delle donne teme di essere meno attraente e di piacere meno al proprio patner, il 23,4% confessa di aver paura di fare male al feto. È quindi fondamentale, durante una consulenza sessuologica, sfatare questi falsi miti migliorando il vissuto psicologico della donna durante questo periodo. A queste ansie può affiancarsi la paura per la trasformazione, l’aumento di responsabilità e impegno per il nuovo ruolo che si riveste o conflitti per la nuova visione di sé come madre rispetto a quella che esse avevano precedentemente di sé come donne indipendenti. La percezione della gravidanza, se voluta o meno, il senso che il bambino ha per la coppia in quel momento, la situazione psicologica della donna, il supporto percepito dal patner e la situazione socio-economica-culturale sono tutti fattori da valutare che possono avere notevoli riscontri a livello psicologico per la donna in gravidanza.

Meno studiato è il vissuto dell’uomo nel periodo di gestazione, infatti anche i compagni possono risentire dei cambiamenti legati alla gravidanza e accusare difficoltà comportamentali: è possibile che essi non comprendano totalmente le esigenze della partner e sviluppino pensieri distorti o comunque non funzionali all’attività sessuale della coppia. Masters e Johnson (1966) e studi più recenti (Scarselli et al., 2002) hanno riscontrato negli uomini credenze disfunzionali rispetto alla donna gravida: tra le più comuni la paura di creare disagio al feto e/o alla donna, poca comprensione di eventuali difficoltà fisiologiche riportate dal medico, paura che il proprio pene possa toccare e far male al feto. Inoltre il patner può attivare un atteggiamento maggiormente protettivo, talvolta eccessivo, rispetto a prima della gravidanza che può irrigidire ulteriormente i rapporti sessuali nella coppia. Questi aspetti devono essere trattati in caso di consulenza sessuale o affrontati dal ginecologo/medico curante in modo da sfatare falsi miti.

Il puerperio: i cambiamenti nella sessualità

Nei primi 40 giorni di vita del bambino diversi fattori possono impattare negativamente il desiderio e l’eccitazione sessuale e possono portare a disfunzioni sessuali nel post-partum e durante il puerperio. Tra questi sono presenti fattori biologici come la fatica, la deprivazione di sonno, la modificazione degli ormoni sessuali, gli esiti cicatriziali perineali; fattori contesuali come il nuovo ruolo di madre e di padre e infine fattori psicologici come l’identità materna ( Basson et coll., 2005). Lo studio di Pastore e collaboratori (2007) evidenzia come in un range di tempo che va dalle due settimane agli undici mesi dopo il parto la ripresa del coito avvenga in media dopo 1,9 mesi dal parto.

Secondo lo studio di Rowland e colleghi (2005) le motivazioni per l’assenza di rapporti sessuali dopo 6 settimane dal parto sono: stanchezza eccessiva, assenza del desiderio, timore di dolore e divieto posto dal ginecologo.

La dispareunia, un disturbo che consiste nel provare dolore genitale durante o, più raramente, dopo il rapporto sessuale, può essere presente nel post-partum ed è strettamente correlata al tipo di parto. In caso di traumi perineali ed epistotonia ed in caso di utilizzo di strumenti quali la ventosa ostetrica o il forcipe la severità della dispareunia post partum è molto elevata (Signorello et al., 2001); è invece minore a seguito del taglio cesareo dove non vi è interessamento della muscolatura del perineo.

Dallo studio di Glowacka e collaboratori (2014) emerge che il 49% delle donne sviluppa dolore pelvico genitale durante la gravidanza e questo persiste dopo il parto in un terzo dei casi, al contrario solo il 7% delle donne riferisce l’inizio del dolore dopo il parto. Inoltre gli autori riscontrano una correlazione tra ansia riguardo al dolore in gravidanza ed un maggior livello di dolore pelvico-genitale dopo 3 mesi dal parto; le donne che hanno un dolore ricorrente pre-gravidanza non genitale hanno maggiore probabilità di sviluppare anche un dolore post partum. Nell’uomo invece la sessualità non sembra influenzata dalla tipologia di parto della donna (Gungor et al., 2010).

E’ molto comune anche la perdita del desiderio sessuale nella donna dopo il parto: la donna è assorbita fisicamente e mentalmente nel suo nuovo ruolo, sentendosi più mamma che donna. Questo disiteresse è favorito naturalmente da squilibri ormonali, ma intervengono anche numerosi fattori psicologici. L’uomo a sua volta può avere una caduta del desiderio sessuale in questa fase, a seguito della visione del parto o in conseguenza alla percezione di trascuratezza della compagna o ad emozioni di gelosia verso il figlio al quale la partner dedica tutte le sue attenzioni. Buoni alleati per superare questo momento nella coppia sono la comunicazione, la condivisione ed il desiderio di entrambi di trovare un compromesso. Il desiderio sessuale solitamente tende a tornare entro tre mesi, con variabilità soggettiva della coppia anche in relazione alla loro sessualità pregressa.

Nel periodo immediatamente successivo al parto avvengono quindi cambiamenti totalizzanti nella vita della coppia, in particolare della donna. In questa fase può subentrare frequentemente la depressione post partum, una patologia sempre più presente. Nello studio di Faisal-Cury e collaboratori (2013) su un campione di 831 donne il 21% riferisce sintomi ansiosi depressivi nel post partum e questo sembra correlare significativamente con un declino dell’attività sessuale fino a 18 mesi dal parto.

L’allattamento

Da studi emerge che la sessualità di una coppia può essere problematica anche durante la fase di allattamento e che il tempo di allattamento sembra essere un fattore significativo: sono presenti maggiori problemi nella sessualità quando l’allattamento supera i 12 mesi. Avery e collaboratori (2000) riportano che l’allattamento influisce sulla secchezza vaginale e che questo problema diminuisce con il tempo: 43% nei primi 4 mesi di allattamento, 36% entro i 12 mesi e 14% dai 12 mesi in poi.

Durante l’allattamento si registra una caduta del progesterone accompagnata dall’aumento della prolattina e dell’ ossiticina. L’aumento della prolattina, ormone che stimola la lattazione, comporta una diminuzione degli androgeni che portano ad un calo della libido e ad una diminuzione degli estrogeni responsabili di una minore lubrificazione vaginale. Al termine dell’allattamento i valori ormonali tornano nella norma a seguito del primo ciclo mestruale.

L’ossitocina è l’ormone del piacere post orgasmico, questo è responsabile dell’eiezione del latte dalla mammelle, delle contrazioni uterine durante l’orgasmo ed il parto. In alcune donne può provocare sensazioni simili all’orgasmo sottoforma di intense contrazioni uterine (Riordan et al., 2005).
Quindi le problematiche riscontrate in questa fase possono essere: secchezza vaginale e conseguente dispareunia, aumento della sensibilità dei capezzoli, eiezione di latte durante il rapporto sessuale o l’orgasmo, diminuzione del desiderio sessuale, sensazione di provare un orgasmo/eccitazione mentre si allatta il figlio.

Conclusioni

La gravidanza è un evento che comporta numerosi cambiamenti che influiscono sulla relazione di coppia e sulla sessualità. Come abbiamo visto, la sessualità risente di modificazioni ormonali, fisiologiche, psicologiche e sociali. Sembra risultare importante investire maggiormente sul canale comunicativo medico-paziente in modo da sfatare falsi miti, fornire chiarificazioni, anche di natura medica, sui cambiamenti che stanno avvenendo e come questi giochino un ruolo nella sessualità ed infine fornire risposte ai numerosi timori riportati dalle coppie.

Dallo studio di Nusbaum e colleghi (2002) sembra emergere la necessità che i medici affrontino per primi l’argomento sessualità con donne in gravidanza o post partum e che eventualmente approfondiscano la loro preparazione su tale argomento. Gli autori riportano che il 50-60% delle puerpere intervistate nel loro studio parla di sessualità con il proprio ginecologo al controllo post partum, ma il 70% di queste riferisce un notevole imbarazzo da parte del medico nell’affrontare l’argomento. Questo dato porta a riflettere sulla necessità di fornire una formazione più improntata all’ascolto attivo e all’accoglienza delle pazienti da parte dei medici.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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