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Correlati neurali della ruminazione nel disturbo da stress post traumatico

La ruminazione avrebbe un ruolo nel mantenimento del Disturbo da Stress Post Traumatico, centrale sembrerebbe l'attività della corteccia orbitofrontale.

Di Elisa Lai, Alessandra Bulgarelli

Pubblicato il 15 Dic. 2017

Aggiornato il 28 Giu. 2019 12:33

La ruminazione a seguito di disturbo da stress post traumatico potrebbe costituirsi come una strategia cognitiva maladattiva perché, da un lato, distrugge la capacità di elaborare la memoria traumatica in modo funzionale e, dall’altro, interferisce con la possibilità di modificare il pensiero inerente al trauma a causa della continua ripetizione di valutazioni negative dello stesso.

Lai Elisa, Bulgarelli Alessandra – OPEN SCHOOL Scuola Cognitiva, Firenze

 

La ruminazione: “perché proprio a me?”

La ruminazione viene definita come una modalità di pensiero ripetitivo, negativo, ciclico e autoreferenziale riferito a problemi personali irrisolti del passato, che si attiva in assenza di stimoli ambientali ad essi correlati. Nello specifico, la ruminazione viene descritta come una forma di pensiero sgradevole, costosa, inutile e talvolta autodistruttiva che inizia con l’intento di trovare una soluzione ad un problema, ma poi si fissa sulla valutazione disfunzionale e ripetitiva di quest’ultimo (Martin & Tesser, 1966; 1989).

Ciò che caratterizza la ruminazione è la presenza di uno stile astratto che implica il porsi domande che non trovano una risposta: “perché è capitato proprio a me? Perché reagisco in questo modo di fronte alle situazioni?”

La ruminazione è da sempre stata univocamente associata alla depressione, prendendo il nome di Ruminazione Depressiva (RD) (Nolen-Hoeksema, 1991; Papageorgiou & Wells, 2003).

Ricerche più recenti, invece, hanno suggerito che la ruminazione sia un fattore transdiagnostico (un meccanismo associato a molteplici disturbi psichiatrici) che si estende agli altri disturbi dell’umore, ai disturbi d’ansia e ai disturbi trauma-correlati, caratterizzato da una modalità di pensiero incontrollabile e ripetitivo (Birrer & Michael, 2011; McLaughlin & Nolen-Hoeksema, 2011; Olatunji, Naragon-Gainey, Wolitzky-Taylor, 2013).

La ruminazione in casi di Disturbo da Stress Post Traumatico

Riguardo quest’ultimo gruppo di disturbi, uno studio condotto da Michael e collaboratori nel 2007 ha mostrato una correlazione positiva tra il Disturbo da Stress Post Traumatico (PTSD) e la tendenza alla ruminazione (Michael, Halligan, Clark, Ehlers, 2007). Inoltre, la tendenza alla ruminazione precedente all’evento traumatico sembra essere associata allo sviluppo del Disturbo da Stress Post Traumatico, agendo quindi da fattore di vulnerabilità (Spinhoven, Penninx, Krempeniou, van Hemert, Elzinga, 2015), mentre la ruminazione comparsa dopo l’esperienza di un evento traumatico è associata alla gravità dei sintomi del PTSD (Ehlers, Mayou, Bryant, 1998; Kleim, Ehlers, Glucksman, 2007; Ehring, Frank, Ehlers, 2008). Questi risultati sembrano suggerire che la ruminazione possa essere un possibile fattore facilitatore dello sviluppo e del mantenimento del Disturbo da Stress Post Traumatico (Bomyea, Risbrough Lang, 2012). A conferma di questa ipotesi, Ehlers e Clark, nel loro modello cognitivo del Disturbo da Stress Post Traumatico, hanno incorporato la ruminazione interpretata come una strategia di coping evitante (Ehlers & Clark, 2000).

Questo modello descrive la ruminazione come una strategia cognitiva maladattiva perché, da un lato, distrugge la capacità di elaborare la memoria traumatica in modo funzionale e, dall’altro, interferisce con la possibilità di modificare il pensiero inerente al trauma a causa della continua ripetizione di valutazioni negative dello stesso. La ruminazione induce l’individuo a focalizzare il pensiero su informazioni negative “irrilevanti” anziché sulla memoria correlata all’evento traumatico, impedendogli quindi di impegnarsi in un’elaborazione cognitiva ed emotiva funzionale dell’evento (Michael et al., 2007; Echiverri, Jaeger, Chen, Moore, Zoellner, 2011). Ciò contribuisce alla messa in atto di comportamenti di evitamento associati al Disturbo da Stress Post Traumatico, e fornisce trigger interni che stimolano i ricordi intrusivi dell’evento traumatico (Ehlers & Clark, 2000; Ehring et al., 2008).

I correlati neurali della ruminazione in caso di Disturbo da Stress Post Traumatico

Nei soggetti sani, la ruminazione coinvolge un’ampia gamma di processi cognitivi e affettivi, sottesi dall’attivazione di varie aree cerebrali (principalmente le strutture corticali mesiali), che includono l’attenzione, i processi autoreferenziali (focalizzati sul self) e il richiamo di memorie autobiografiche (Cooney et al., 2010). Gli studi che hanno impiegato la risonanza magnetica funzionale (fMRI) hanno individuato che le aree cerebrali implicate nella ruminazione sono la corteccia dorsolaterale prefrontale (DLPFC), la corteccia mediale prefrontale (MPFC) e la corteccia cingolata anteriore (ACC) (Nolen-Hoeksema, Wisco, & Lyubomirsky, 2008; Cooney et al., 2010).

Uno studio condotto nel 2009 da Kross e collaboratori ha mostrato che la ruminazione, rispetto all’accettazione degli eventi, nei soggetti sani è associata all’incremento dell’attività dell’ACC e della DLPFC. Vanderhasselt e collaboratori nel 2011, durante un compito di inibizione emotiva in fMRI, hanno evidenziato una correlazione positiva tra il livello di attivazione della DLPFC e l’intensità della ruminazione (Vanderhasselt et al., 2011). Lo stesso gruppo di ricerca nel 2013, durante un compito di controllo cognitivo in soggetti sani in fMRI, ha evidenziato un’associazione positiva tra l’intensità della ruminazione e l’attivazione della parte posteriore della corteccia cingolata anteriore (pdACC) (Vanderhasselt et al., 2013).

L’unico studio, ad oggi, che ha indagato i correlati neurali della ruminazione del PTSD è quello condotto da Buchholz e collabori nel 2016 (Buchholz et al., 2016). L’ipotesi dello studio ha considerato la ruminazione nel Disturbo da Stress Post Traumatico simile a quella nei soggetti sani e nei pazienti depressi, a livello dei pattern di attività cerebrale. Pertanto, è stato ipotizzata, alla luce della ricerca di Vanderhasselt et al., 2011, una correlazione positiva tra i livelli di ruminazione e l’attivazione della corteccia prefrontale ventromediale (vmPFC), l’ACC e la DLPFC nel campione sperimentale con Disturbo da Stress Post Traumatico. Sono state reclutate 39 donne destrimani di età compresa tra i 18 e i 55 anni con una media di scolarizzazione pari a 15.37 anni che presentavano una diagnosi di Disturbo da Stress Post Traumatico, in accordo con i criteri diagnostici del DSM-IV TR (APA, 2000). Sono state incluse nello studio esclusivamente le partecipanti che ottenevano un punteggio maggiore o uguale a 45 (Weathers, Ruscio, & Keane, 1999) al test Clinician-Administered PTSD Scale (CAPS, Blake et al., 1995) in aggiunta alla diagnosi effettuata con la Structured Clinical Interview for DSM-IV (SCID, First et al., 2002). L’età delle partecipanti all’insorgenza del trauma variava da 5 a 47 anni, il 74.4% presentava abuso infantile, e il 76.9% un trauma cronico. La presenza di ruminazione è stata indagata mediante il Ruminative Thought Style Questionnaire (RTS, Brinker & Dozois, 2009). I dati di imaging funzionale sono stati acquisiti mediante uno scanner MRI Siemens 3T TrioTim MRI scanner (Siemens, Erlangen, Germany). Le partecipanti sono state sottoposte, durante le scansioni fMRI, ad un test di interferenza emotiva nel quale veniva richiesto loro di ignorare o di prestare attenzione a una serie di immagini di volti spaventati (Fales et al., 2008; Bruce et al., 2012) (Figura 1).

Ruminazione in caso di Disturbo da Stress Post Traumatico quali i correlati neurali - IMM1

Figura 1: Figure presentate nel test di interferenza emotiva (tratta da Bruce et al, 2013)

I risultati dello studio hanno mostrato una correlazione positiva tra il punteggio del test RTS e l’incremento di attività a carico della corteccia orbitofrontale inferiore destra. Questo dato è quindi in accordo con l’attivazione della vmPFC osservata da Vanderhasselt et al., 2011. Tuttavia, questo studio non ha trovato una corrispondente attivazione dell’ACC (Figura 2). Poiché l’attivazione a carico dell’ACC è associata all’inibizione volontaria delle emozioni negative, gli Autori hanno concluso che, a differenza dei soggetti sani, i pazienti con Disturbo da Stress Post Traumatico presentano un deficit di inibizione emotiva associato alla tendenza alla ruminazione.

Ruminazione in caso di Disturbo da Stress Post Traumatico quali i correlati neurali - IMM2

Figura 2: correlazione tra il punteggio del test RTS e la Corteccia orbitrofrontale inferiore destra

Concludendo, nonostante gli studi sulla ruminazione come fattore transdiagnostico siano solo agli inizi, i risultati sembrano suggerire che tale processo sia un fattore di vulnerabilità per lo sviluppo di una serie di disturbi psicopatologici, quali il Disturbo da Stress Post Traumatico. L’intensità della ruminazione, tra le peculiarità sintomatologiche di questo disturbo, è infatti correlata all’attivazione di aree tipicamente implicate nell’elaborazione delle emozioni, come la corteccia orbitofrontale-ventromediale, e alla deattivazione di aree tipicamente implicate nel controllo volontario delle emozioni, come la corteccia cingolata anteriore.

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