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Linguaggio interiore: quale associazione con le copie efferenti?

Un recente studio neurofisiologico ha mostrato che il linguaggio interiore (la silenziosa produzione mentale di parole) è associato alle copie efferenti

Di Francesca Fiori

Pubblicato il 28 Dic. 2017

Per il nostro cervello, parlare a noi stessi nelle nostre teste potrebbe risultare fondamentale tanto quanto parlare dei nostri pensieri ad alta voce.

 

 

Per il nostro cervello, parlare a noi stessi nelle nostre teste potrebbe risultare fondamentale tanto quanto parlare dei nostri pensieri ad alta voce. Nuove ricerche hanno dimostrato l’importanza di questa affermazione attraverso risultati che potrebbero avere forti implicazioni in malattie mentali come la schizofrenia.

Il professore associato Thomas Whitford, dell’ Università di Sydney, e primo autore dello studio, afferma che sentire le voci nasce dall’anormalità del linguaggio interiore presentato dalle persone affette da gravi patologie legate alla sfera del pensiero.

Ricerche precedenti suggeriscono che quando ci prepariamo a parlare ad alta voce, il nostro cervello crea una copia delle istruzioni che vengono inviate alle nostre labbra, bocca e corde vocali. Questa copia, definita copia efferente, è inviata alla regione del cervello che elabora il suono e definisce la sua riproduzione. Questo processo consente al cervello di discriminare tra i suoni prevedibili, prodotti da noi stessi, e i suoni meno prevedibili prodotti da altre persone.

La copia efferente smorza la risposta del cervello alle vocalizzazioni autogenerate, dando meno risorse mentali a questi suoni, perché sono più prevedibili – dice il professore associato Whitford. – Questo è il motivo per cui se strofino la pianta del piede il cervello preannuncia la sensazione che sentirò e non risponderà con forza a questo, ma se qualcun altro strofina inaspettatamente la stessa parte la risposta sensoriale che ne consegue sarà imprevedibile.

Lo studio, pubblicato sulla rivista eLife, si proponeva di determinare se il discorso interiore – un processo mentale interno – suscitasse una copia efferente simile a quella associata alla produzione di parole pronunciate.

Il team di ricerca ha sviluppato un metodo per misurare l’azione puramente mentale del linguaggio interiore. Nello specifico, il loro studio composto da 42 partecipanti sani ha valutato il grado in cui i suoni immaginati interferivano con l’attività cerebrale provocata dai suoni reali, usando l’elettroencefalogramma (EEG).

I ricercatori hanno scoperto che, proprio come per il parlato, semplicemente immaginando di produrre un suono si riduceva l’attività cerebrale che si verificava quando le persone simultaneamente sentivano quel suono.

Fornendo un modo per misurare direttamente e con precisione l’effetto del discorso interiore sul cervello, questa ricerca apre la porta a comprendere come il linguaggio interiore potrebbe essere diverso nelle persone con malattie psicotiche come la schizofrenia – afferma Whitford. – Tutti sentiamo voci nelle nostre teste, forse il problema sorge quando il nostro cervello non è in grado di dire che siamo noi a produrle.

 

 

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