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La cognizione sociale nella sclerosi multipla

Diversi studi hanno indagato la possibile compromissione delle abilità legate alla cognizione sociale nella sclerosi multipla.

Di Simona Pappacena

Pubblicato il 24 Nov. 2017

Aggiornato il 25 Giu. 2019 12:23

Dal momento che la Sclerosi Multipla (SM) si pone quale patologia prototipica della compromissione della materia bianca nel sistema nervoso centrale a cui si associano non solo deficit di natura neurologica, ma anche psicopatologica e cognitiva che compromettono la qualità di vita delle persone affette, in letteratura sono presenti diversi studi che hanno indagato la possibile compromissione delle abilità legate alla cognizione sociale in tale malattia demielinizzante.

Simona Pappacena – OPEN SCHOOL Psicoterapia Cognitiva e Ricerca, Milano

 

I più recenti modelli sul funzionamento cerebrale assegnano grande importanza alle connessioni tra le differenti reti neurali nel trasferimento di informazioni e pertanto queste rivestono un ruolo importante sull’efficienza delle funzioni cognitive complesse (funzioni esecutive). Dunque, diversamente dalla visione più tradizionale della neuropsicologia che pone l’attenzione perlopiù sul ruolo della materia grigia, oggi grande importanze viene data ai fasci di materia bianca che connettono le differenti reti neurali (Henry et al., 2008).

Compromissioni a carico della materia bianca possono essere indice di gravi disfunzionalità delle funzioni esecutive (velocità di elaborazione di informazioni, memoria di lavoro, attenzione sostenuta). Queste compromissioni sono state interpretate sia come conseguenza diretta di un danno a carico della materia bianca in sede frontale, e sia come un danno alla fitta rete di connessioni tra i differenti sistemi cerebrali distribuiti. Inoltre dal momento che specifiche abilità legate alla cognizione sociale, quali la Theory of Mind (ToM) e il riconoscimento di espressioni facciali, fanno capo a sistemi neurali che comprendono aree frontali e temporali, è possibile riscontrare a seguito di danni alla materia bianca, compromissioni nelle suddette abilità.

Dal momento che la Sclerosi Multipla (SM) si pone quale patologia prototipica della compromissione della materia bianca nel sistema nervoso centrale a cui si associano non solo deficit di natura neurologica, ma anche psicopatologica e cognitiva che compromettono la qualità di vita delle persone affette, in letteratura sono presenti diversi studi che hanno indagato la possibile compromissione delle abilità legate alla cognizione sociale in tale malattia demielinizzante.

Che cos’è la cognizione sociale e gli studi sulla sclerosi multipla

La cognizione sociale designa l’abilità di un individuo di comprendere gli stati mentali e le emozioni altrui. Essa è un costrutto multi-componenziale che comprende le abilità legate alla Teoria della Mente (ToM), l’empatia, la percezione sociale delle emozioni dalla prosodia, alle espressioni facciali, ai gesti del corpo. Quali dati emergono in letteratura dagli studi condotti per indagare la cognizione sociale nella Sclerosi Multipla?

Per esempio, Henry e colleghi, hanno mostrano che i pazienti riportano prestazioni deficitarie in un compito che valutano le abilità della Teoria della Mente (Reading Mind in the Eyes Test, RMET, Baron-Cohen, 2001) e in compiti di riconoscimento delle espressioni facciali (Ekman e Friesen, 1987). Inoltre ai partecipanti, sono stati somministrati alcuni test valutanti diversi domini cognitivi, tra cui memoria, processo di elaborazione delle informazioni e pianificazione.

I risultati dimostrano prestazioni deficitarie dei pazienti con Sclerosi Multipla sia all’RMET sia al compito di riconoscimento delle espressioni facciali (in particolar modo la rabbia e la paura erano più difficilmente discriminate) confrontati con i soggetti sani. Gli autori hanno poi riscontrato nei pazienti con Sclerosi Multipla, una correlazione positiva tra il compito di riconoscimento delle espressioni facciali e il compito valutante il processo di elaborazione delle informazioni. Quest’ultimo dato viene interpretato come evidenza del fatto che nella Sclerosi Multipla i deficit alle funzioni esecutive si associno a deficit di riconoscimento delle emozioni e a specifiche competenze sociali, quale la Teoria della Mente. In un successivo studio del 2011, gli autori (Henry et al., 2008) hanno valutato la capacità di riconoscere le espressioni facciali in pazienti con Sclerosi Multipla sia su stimoli statici, ovvero fotografie, che su stimoli dinamici, ovvero video che riprendono alcuni soggetti in situazioni di vita quotidiana, in quanto questi ultimi mostrano avere una maggiore validità ecologica. In tale studio gli autori giungono alla conclusione che i pazienti con Sclerosi Multipla mostrano specifici danni nel riconoscimento di espressioni facciali, sia per stimoli statici che per stimoli dinamici, rispetto ad un gruppo di soggetti sani (Henry et al., 2011). Inoltre in uno studio recente Berneiser e colleghi (2014) hanno mostrato che i pazienti con Sclerosi Multipla che hanno una compromissione nella capacità di riconoscere le espressioni facciali presentano deficit cognitivi ed alterazioni dell’umore in maniera significativamente maggiore rispetto a pazienti con Sclerosi Multipla senza tali compromissioni nel riconoscimento di espressioni facciali.

Sono stati, inoltre, condotti studi volti a valutare se anche l’aspetto cognitivo di attribuzione di stati mentali potesse risultare compromesso nella Sclerosi Multipla. Banati e colleghi hanno confrontato i pazienti con Sclerosi Multipla con un gruppo di soggetti sani, mostrando che i pazienti con Sclerosi Multipla avevano prestazioni significativamente peggiori sia nei compiti di natura più emotiva (RMET, Baron.Cohen; adult Face Task, Baron-Cohen) che di natura più cognitiva (Faux pas Test) della ToM. Secondo gli autori tale significativa compromissione nelle capacità della ToM, potrebbe riflettere una comprensione disfunzionale dei contesti sociali.

In uno studio del 2010, Ouellet e colleghi hanno mostrato come le abilità ToM siano in relazione alla compromissione cognitiva globale, in quanto i pazienti con compromissione attribuivano più difficilmente stati mentali ai protagonisti di alcune brevi storie (Faux Pas Test, Ouellet et al., 2005; Strange Stories, Happé, 1998) e ai protagonisti di alcuni video (Conversation & Insibuation, Ouellet et al., 2005) loro mostrati, rispetto ai pazienti senza compromissione cognitiva e ai soggetti di controllo.

Kramer e colleghi nel 2013, hanno condotto uno studio con l’obiettivo di valutare la possibile connessione tra aspetti delle funzioni esecutive (Stroop test, Trail Making Test), le abilità della ToM (Movie or Assessment of Social Cognition, Dziobeck, 2006) e l’empatia (Empathy Quotient, Baron-Cohen, 2004), in un gruppo di pazienti con Sclerosi Multipla recidivante remittente che si trovavano nel primo anno di diagnosi. I risultati mostrano come anche nelle prime fasi della malattia è possibile riscontrare difficoltà nell’attribuire stati mentali agli altri e in generale i pazienti mostravano punteggi più bassi alla scala autosomministrata dell’empatia, rispetto ai soggetti sani. L’unica correlazione significativa trovata per quanto concerne la ToM e le abilità cognitive indagate, è quella con la capacità di inibire l’interferenza, valutata tramite il test di Stroop.

Questi dati, nel loro insieme sembrerebbero mettere in evidenza, dunque, una compromissione della cognizione sociale nella Sclerosi Multipla. Ma come interpretare tale dato?

In letteratura vi è un dibattito nel definire se le difficoltà nel dominio della cognizione sociale siano un deficit primario e proprio della Sclerosi Multipla, oppure una conseguenza dei sintomi neurologici e fisici della patologia, oppure la risultante di un deficit di tipo cognitivo, soprattutto a carico delle funzioni esecutive.

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