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L’altruismo costa caro: gli individui pro-sociali, dinnanzi a un’iniquità, attivano pattern cerebrali simil-depressivi

Secondo un nuovo studio, a seguito di un episodio di iniquità, si attiva un pattern neurale in soggetti pro-sociali che può predire indici depressivi

Di Enrica Gaetano

Pubblicato il 06 Nov. 2017

Aggiornato il 15 Gen. 2018 12:29

Il nuovo studio di Tanaka e colleghi, pubblicato su Nature Human Behavior, ha messo in luce che un pattern di risposta neurale nell’amigdala e nell’ippocampo, in seguito a una situazione di iniquità verificatasi durante un processo di decision-making economico, può predire indici depressivi sia presenti che futuri.

 

In particolare esso mostra che l’attivazione dell’amigdala, evocata dall’iniquità, produce nei soggetti pro-sociali ovvero soggetti più disposti al sacrificio per gli altri, una risposta emotiva negativa simile alla depressione.

Nonostante l’aumento dell’ iniquità economica nella società, la nostra spinta ad aiutare e a condividere con chi è meno fortunato di noi varia notevolmente tra gli individui.

Alcuni che potremmo definire “individualisti” tendono infatti a prendere decisioni e a mettere in atto comportamenti egoistici che mirano solo a massimizzare i guadagni per se stessi mentre ci sono altri, maggiormente pro-sociali, che al contrario sono disposti al sacrificio e si mostrano volenterosi nei confronti degli altri con il fine di promuovere l’equità sociale.

In particolare quest’ultimi mostrano un’ineguagliabile capacità di spendere tempo ed energie per altri anche a costo di se stessi.

Tuttavia questa profonda preoccupazione empatica per chi è in svantaggio, manifestata dagli individui pro-sociali, è stata osservata allo stesso modo nelle manifestazioni depressive ma clinicamente non rilevanti.

Come si potrebbe spiegare questo relazione tra manifestazioni simil-depressive e la preoccupazione per l’eguaglianza sociale tra gli individui?

Recentemente Tanaka e colleghi (2017) hanno approfondito tale argomento focalizzandosi in particolare sui meccanismi neurali che sottendono l’ iniquità sociale e la sua relazione con gli indici depressivi, misurati tramite il Beck Depression Inventory (Beck, 1996), in una popolazione non patologica (Tanaka et al., 2017), composta da 343 soggetti dividi in due gruppi “pro-sociali” e “individualisti”.

Lo studio ha misurato: gli indici depressivi al momento dell’esperimento e un anno dopo; la sensibilità all’ iniquità tramite l’Ultimatum game (Güth et al, 1987) mentre i soggetti erano sottoposti a risonanza magnetica funzionale (fMRI); infine il loro orientamento sociale con un compito comportamentale (Tanaka et al., 2017).

Nell’Ultimatum Game, i “proposers” fanno una serie di offerte riguardo a come ripartire una somma di denaro (es. 500 €) a dei “responders” che a questo punto possono decidere se accettare o rifiutare ogni offerta fatta loro.

Se i “responder” accettano l’offerta, il denaro viene distribuito come quanto stabilito dai “proposers”, in caso di rifiuto invece nessuno dei giocatori riceve il denaro.

Le proposte fatte dai “proposers”: possono essere eque (ognuno riceve metà della somma 250/250 €), b) inique ma svantaggiose per loro (i “responders” ricevono più dei “proposers”) e c) inique ma vantaggiose per loro (“proposers” ricevono di più dei “responders”).

Il tutto è avvenuto mentre i soggetti erano nello scanner e i soggetti via via erano sia “proposers” che “responders”

In questo studio i soggetti che tendevano a minimizzare la differenza nella ricompensa e a promuovere l’equità sono stati definiti “pro-sociali” in quanto hanno esibito un maggior rifiuto di offerte inique rispetto ad altri soggetti detti “individualisti”, che al contrario si sono mostrati maggiormente egoisti e che, nonostante l’ iniquità, accettavano comunque l’offerta.

Un’interessante questione è stata se l’ iniquità nell’offerta, cioè se una grossa differenza nella ripartizione della ricompensa tra se stessi e l’altro, potesse essere rappresentata diversamente a livello dei circuiti cerebrali come una funzione dell’orientamento dei valori sociali dei soggetti (iniquità vs equità economica).

Gli autori, impiegando metodi basati su pattern di analisi multivoxel (MVPA), sono riusciti a identificare differenze tra le diverse condizioni sperimentali in termini di pattern di attività neurale in specifiche regioni cerebrali.

In particolare lo studio, per le tre condizioni, ha identificato il coinvolgimento dell’amigdala e dell’ippocampo, due strutture mediali dei lobi temporali, che sono risultate cruciali anche per i disturbi dell’umore, tra cui la depressione, e per lo stress.

Dallo studio di Tanaka e colleghi (2017) è emerso che le risposte neurali nell’amigdala e nell’ippocampo evocate dall’ iniquità durante il decision-making economico, nella prima condizione (svantaggio per il sé), di fatto prediceva indici depressivi, che venivano misurati dai punteggi nel BDI, attuali e futuri negli individui sia pro-sociali che individualisti.

Nella seconda condizione (vantaggio per il sé) invece, le risposte neurali dell’amigdala e dell’ippocampo sembravano predire indici depressivi soltanto nei soggetti pro-sociali ma non negli individualisti.

Per quanto detto finora, sembrerebbe che nell’essere pro-sociali ci siano dei costi: infatti nella quando ci offrono e accettiamo una ricompensa svantaggiosa in cui è presente una perdita economica, rispondiamo con un umore negativo simile alla depressione sia che siamo di orientamento pro-sociale che individualista.

Se invece tendiamo ad avere un orientamento pro-sociale e accettiamo una condizione iniqua ma di maggior vantaggio per noi, rimaniamo comunque più colpiti rispetto a soggetti individualisti nell’accettare un guadagno maggiore e ci sentiamo in colpa.

Questo studio risulta interessante non solo per aver dimostrato che nell’essere pro-sociali ci sono dei costi in termini di umore negativo ma soprattutto per aver evidenziato come questa sensibilità all’ iniquità economica coinvolga di fatto due strutture cerebrali cruciali per la depressione, dimostrando così una relazione tra pattern neurali-umore-decision making.

Gli autori hanno ipotizzato infatti che questa relazione tra la sensibilità all’ iniquità durante la presa di decisione in campo economico, evocata dalla risposta neurale nell’amigdala e nell’ippocampo e gli indici depressivi sia in parte dovuta anche al coinvolgimento dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene che sovrintende alla secrezione dell’ormone dello stress, il cortisolo, precursore degli episodi depressivi (Tanaka et al., 2017).

Altri studi inoltre hanno sottolineato come questa relazione tra pattern neurali, umore e decision-making sia confermata anche da misurazioni fisiologiche delle emozioni: in particolare uno studio di Moretti e Di Pellegrino (2010) ha dimostrato come rifiutare un’offerta iniqua nell’Ultimatum game fosse associato ad un aumento non solo della conduttanza cutanea ma anche della percezione soggettiva di un’emozione negativa, il disgusto.

Tuttavia lo studio non chiarisce fino a che punto l’ iniquità percepita induca un’attività neurale correlata con un’attivazione negativa, né se queste temporanee emozioni negative possano aiutare a comprendere la relazione tra pattern neurali e umore e né se la depressione possa essere predetta da risposte neurali che evocano simili percezioni di iniquità (rifiuto da parte di un amore, dilemmi morali che coinvolgono colpa o conflitto morale).

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