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Prevenzione e terapia per la salute della donna – Convegno di studi a Palermo

Il 19 e 20 ottobre si è tenuto a Palermo un convegno sulla promozione della salute della donna, nei casi di vulvodinia e infertilità.

Di Angela Ganci

Pubblicato il 25 Ott. 2017

Prevenzione, terapia e promozione di stili di vita sani per il benessere della donna, specialmente nel duplice versante della menopausa e delle problematiche di pertinenza ginecologico-sessuologico-riproduttiva, all’interno della relazione di coppia. Questi i temi centrali del Convegno tenutosi a Palermo nelle giornate del 19 e 20 Ottobre scorso e che ha visto dialogare e confrontarsi differenti specialisti della salute, come medici, psicologi e infermieri.

 

La promozione della salute della donna nei casi di vulvodinia

Con un’apertura alla prevenzione primaria, in particolare in menopausa, focalizzata sul ruolo delle vitamine D e K nel mantenimento della funzionalità e della robustezza delle ossa, il dibattito si è progressivamente focalizzato sugli aspetti terapeutici e sulla promozione della salute, con un interesse specifico per il ruolo dello psicologo nel trattamento di due patologie invalidanti per la donna e la coppia, sul versante della compromissione dell’identità sessuale e genitoriale: la vulvodinia e l’infertilità.

La vulvodinia é una sindrome dolorosa che interessa la vulva, della durata superiore a tre mesi; si tratta di una patologia che compromette l’identità della donna, la salute fisica e psicologica, le relazioni intime, il benessere.

La vulvodinia provoca bruciore, fastidio, dolore – spiega Maria Stella Epifanio, assistant professor in Scienze psicologiche, pedagogiche e della formazione presso l’Università degli studi di Palermo – senza che si possa risalire a condizioni cliniche obiettivabili. Il disturbo comporta tutta una serie di limitazioni, come il fatto che la donna non riesca a stare seduta, perché infastidita da quelle che sente come scosse elettriche o punture, e ciò conduce a cattiva qualità della vita e pensieri sproporzionati verso la malattia, come la sua inguaribilità. Si tratta di un disturbo della donna, perché compromette la sua identità, scatenando disturbi depressivi, ma anche della relazione di coppia, perché spesso associato all’impossibilità della penetrazione, e a un blocco dell’attività sessuale.

Tra le cause psicologiche chiamate in causa nell’origine del disturbo sono da citare vissuti traumatici (molestie e abusi sessuali, problemi relazionali); caratteristica psicologica di molte di queste donne è inoltre una forte associazione della vulvodinia con l’ansia di tratto. Il trattamento psicologico risulta spesso difficoltoso perché la donna lo rifiuta, mal comprendendo l’associazione tra ansia e dolore fisico, e chiedendo solo che cessi il dolore fisico. E’ invece necessario dare espressione e forma al dolore, per sviluppare una maggiore tolleranza a esso e capacità di coping, all’interno della relazione terapeutica. Migliorando la qualità della relazione in terapia, normalmente i sintomi dolorosi diminuiscono, così come la lamentosità della paziente e si assiste a un rapporto più disteso con la famiglia e il partner”.

La promozione della salute della donna nei casi di infertilità

Il miglioramento della qualità di vita come compito prioritario dello psicologo, per la donna e per la coppia, anche all’interno del delicatissimo ambito dell’infertilità. Si parla di infertilità di coppia, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) quando una coppia non riesce a procreare dopo 12-24 mesi di rapporti finalizzati allo scopo, ed è senza dubbio un momento di profonda crisi, sia per l’individuo che per la coppia, scatenando vissuti di frustrazione, senso di inadeguatezza e perdita.

Nello specifico, l’infertilità scatena tutta una serie di reazioni emotive sia nell’uomo che nella donna – precisa Zaira Donarelli, psicologo psicoterapeuta – L’uomo prova l’angoscia di non lasciare nulla dopo la propria morte, si sente in colpa per aver negato alla moglie di avere dei figli, oltre a subire una devalorizzazione narcisistica. Lo stress è comunque più elevato nella donna che sperimenta un evento simile al lutto. Le reazioni emotive progressivamente sperimentate dalla donna e dalla coppia riguardano inizialmente la sorpresa, quindi la negazione, la rabbia, la vergogna e l’isolamento, in un turbinio di emozioni che destabilizzano la coppia e possono portarla all’allontanamento affettivo e sessuale o, in casi più fortunati, a una nuova solidità e intimità interne.

Ecco che il counseling psicologico permette di affrontare tale dolore emotivo, attraverso vari steps: l’accettazione del problema, ovvero il lutto di un progetto esistenziale, l’acquisizione di utili strumenti per far fronte alle pressioni sociali, che si sostanziano nella classica domanda che si fa alle neo coppie “E i bambini quando?” e attivando strategie di coping per gestire il malessere, con benefici sia sul bisogno di genitorialità che sulla qualità della vita della coppia. La coppia che sceglie la fecondazione assistita deve poi essere opportunamente motivata e accompagnata nel processo, affrontando le difficoltà insite nella scelta. Infatti, la fecondazione eterologa è un evento non previsto, non un fatto privato che riguarda il concepimento della coppia, ma una concatenazione di eventi esterni ed estranei quali diagnosi, controlli medici. Un percorso insidioso, a partire dai pochi donatori in Italia fino al ricevente, la donna, che deve ricevere un gamete esterno, ma che, se supportata a livello psicologico dal punto di vista della motivazione e della chiarificazione rispetto al percorso, insieme al partner, può completare il percorso con successo. E’ poi molto importante rilevare ai figli a un certo punto di essere nati da una fecondazione eterologa. Tutti compiti di pertinenza psicologica, regolamentati dalle Linee guida sulla procreazione assistita del Ministero della salute del 2008 e in cui si pone l’accento sull’attenzione dello psicologo alla coppia, benchè in Italia il counseling non sia obbligatorio”.

Un percorso grazie al quale coronare il desiderio di maternità (e paternità), riappropriandosi del diritto alla genitorialità, elaborando il lutto della perdita della procreazione naturale, all’interno di un sodalizio benefico di coppia dove coniugare e armonizzare opportunamente il ruolo di donna e di madre.

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Angela Ganci
Angela Ganci

Psicologia & Psicoterapeuta, Ricercatrice, Giornalista Pubblicista.

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