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Il rapporto tra età ed emozioni positive: l’effetto buonumore nell’anziano

E' stato dimostrato che, con l'aumentare dell'età, l'anziano ricerca maggiormente emozioni positive e gli eventi vengono letti in un'ottica più positiva.

Di Maria Aricò

Pubblicato il 31 Ott. 2017

Perché invecchiando siamo più felici? Secondo la teoria della selettività socio-emozionale (Carstensen, 1991, 1993, 1995, 1998; Carstensen, Gross, & Fung, 1997), all’aumentare dell’età, le emozioni vengono regolate in maniera diversa rispetto alle età precedenti. La maggiore consapevolezza che il tempo a disposizione è limitato, così come il bagaglio di esperienza personale, motiverebbero l’ anziano a dare priorità alla ricerca di emozioni positivesignificati positivi da attribuire agli avvenimenti, rielaborando le vicende negative della propria vita in chiave positiva, e restringendo le relazioni interpersonali solo a quelle emotivamente significative.

 

L’effetto buonumore nell’ anziano: nella terza età si va alla ricerca di emozioni positive

L’elemento chiave in questa teoria è rappresentato dalla prospettiva temporale, che nell’ anziano è percepita come ridotta ed induce la persona ad avere una motivazione volta al raggiungimento di emozioni positive, investendo nelle cose sicure e assaporando gli aspetti positivi della vita.

L’ anziano investe sempre più le proprie risorse in attività per le quali può avere riscontri positivi sicuri, e non sperimentare fallimenti. L’effetto buonumore legato all’età si osserva però solo in quei casi in cui le persone anziane posseggono sufficienti risorse cognitive che le mettono in grado di regolare le proprie emozioni attraverso strategie efficaci.

Secondo la teoria proposta da Carstensen, gli obiettivi sociali dell’uomo ruoterebbero intorno a due categorie generali, quelle legate all’acquisizione di conoscenze e quella legata alla regolazione delle emozioni. Quando il tempo è percepito come “aperto”, gli obiettivi prioritari sono quelli di conoscenza. Al contrario, quando il tempo è percepito come “limitato”, si assisterebbe ad una focalizzazione sugli obiettivi di natura emotiva.

L’associazione tra tempo rimasto ed età cronologica spiega le differenze età- relate negli obiettivi sociali. Tuttavia, gli autori spiegano che la percezione del tempo è flessibile e gli obiettivi sociali cambiano sia nelle persone più giovani che in quelle più anziane quando vengono imposti dei vincoli di tempo. Col trascorrere degli anni, le persone diventano sempre più consapevoli che il tempo si sta in qualche modo “esaurendo”. Alcuni contatti sociali superficiali vengono sentiti come banali, a differenza dei legami più stretti, e delle relazioni instaurate da tempo. Attività sgradevoli o semplicemente prive di significato vengono evitate e la persona si concentra sul presente piuttosto che sul futuro o sul passato.

Si può ben pensare che questa selettività abbia quindi delle conseguenze ed implicazioni molto importanti per la nostra società, che assiste ad un incremento considerevole della popolazione anziana.

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