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Correlazione fra l’uso dello smartphone e performance attentive, mnestiche e cognitive

E' stato dimostrato che l' uso dello smartphone può avere degli effetti negativi sulle performance cognitive, sull' attenzione e sulla memoria

Di Vincenzo Amendolagine

Pubblicato il 12 Set. 2017

La tecnologia mobile, fra cui lo smartphone, ha attualmente una diffusione capillare. Che impatto producono le nuove tecnologie sull’attenzione, sulla memoria e sulle performance cognitive dell’individuo? Diverse recenti ricerche hanno indagato le correlazioni che esistono fra questi fattori e l’ uso dello smartphone.

Abstract

L’utilizzo protratto dello smartphone fa decrescere i tempi attentivi, in particolar modo dell’attenzione sostenuta. Riguardo alla memoria, il rapido reperimento delle informazioni, che la tecnologia mobile permette, incide negativamente sulla memoria personale, ovvero sulla capacità di ricordare episodi della propria vita, i luoghi che si sono visitati e le persone che si sono incontrate. Anche in ambito cognitivo, un uso eccessivo dello smartphone inficia le performance cognitive individuali, determinando, per esempio, nel contesto scolastico, performance scadenti negli apprendimenti scolastici.

Keywords: smartphone, attenzione, memoria, prestazioni cognitive.

 

Uso dello smartphone ed effetti sulle performance cognitive

La tecnologia mobile, fra cui lo smartphone, ha attualmente una diffusione capillare. Alcune applicazioni presenti nei telefoni cellulari si sostituiscono all’uomo. In pratica, svolgono alcune delle funzioni tipiche dell’uomo, basti pensare, per esempio, al reperimento di informazioni. Da questo punto di vista, il consultare i motori di ricerca ha preso il posto dello sfogliare voluminose enciclopedie. Che impatto producono le nuove tecnologie sull’attenzione, sulla memoria e sulle prestazioni cognitive dell’individuo? Diverse recenti ricerche hanno indagato le correlazioni che esistono fra i fattori summenzionati e l’uso dello smartphone.

Relativamente all’attenzione, Nikken e Schols (2015) hanno riscontrato che l’uso protratto dello smartphone fa decrescere i tempi attentivi nell’età evolutiva. In altre parole, l’utilizzo del telefono incrementa la disattenzione.

A questo riguardo, è noto da tempo che la distrazione, che l’uso del telefono mobile produce, diviene pericolosa quando si guida. Uno studio di Caird e coll. (2014) ha evidenziato che lo scrivere un messaggio, quando si guida un’auto, rappresenta un evento che frequentemente causa incidenti stradali. Inoltre, anche il solo leggere un messaggio sul proprio telefono, quando si guida, è una condotta estremamente pericolosa e questa è un’abitudine diffusa sia fra la popolazione giovanile che fra gli adulti, come dimostra una recente indagine del Center for Disease Control and Prevention Statunitense (2016).

Quella che subisce gli effetti più negativi dall’uso continuo dello smartphone è l’attenzione sostenuta, come dimostra uno studio di Lee e coll. (2015). L’attenzione sostenuta, in accordo con Csikszentmihalyi, Abuhamdeh e Nakamura (2014), può essere definita come uno stato mentale che permette all’individuo di essere completamente concentrato su quello che sta facendo.

Come si è detto, lo smartphone dà la possibilità di effettuare qualsiasi ricerca e ciò consente in brevissimo tempo di reperire l’informazione desiderata. Se da un lato il rapido accesso a questo enorme database ha incrementato il possesso di informazioni, dall’altro lato, come diversi studi evidenziano (Frith e Kalin, 2015; Özkul e Humphreys, 2015), il rapido reperimento delle informazioni incide negativamente sulla memoria personale, ovvero sulla capacità di ricordare episodi della propria vita, i luoghi che si sono visitati e le persone che si sono incontrate.

Anche in ambito cognitivo, un uso eccessivo dello smartphone inficia le performance cognitive individuali, determinando, per esempio, nel contesto scolastico, performance scadenti negli apprendimenti scolastici (Beland e Murphy, 2014; Lepp e al., 2014).

In conclusione, se la tecnologia mobile incrementa l’accesso alle informazioni di un gran numero di persone, di fatto essa può avere delle ripercussioni negative sull’attenzione, sulla memoria e sulle prestazioni cognitive degli individui (Wilmer e al., 2017).

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Vincenzo Amendolagine
Vincenzo Amendolagine

Medico, psicoterapeuta psicopedagogista. Insegna come Professore a contratto presso la Facoltà/Scuola di Medicina dell’Università di Bari Aldo Moro.

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