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Il supporto psicologico nel percorso riabilitativo

Il sostegno psicologico in fase di riabilitazione favorisce l'accettazione della patologia e la relazione con l'equipe, sostenendo i vissuti del paziente

Di Silvia Pomi, Guest

Pubblicato il 12 Set. 2017

Aggiornato il 02 Lug. 2019 12:20

Alcuni studi mostrano l’efficacia dell’ intervento psicologico durante il trattamento fisioterapico, specialmente per quel che riguarda il riconoscimento delle emozioni presenti nella fase di riabilitazione e l’utilità del sostegno psicologico per il raggiungimento di uno stato di benessere psico-fisico.

Silvia Pomi, Lorena Menta

 

La fisioterapia è una disciplina che si pone una sfida importante, quella di co-costruire con il paziente una via di guarigione. Non è un percorso statico, ma dinamico, che richiede collaborazione e compartecipazione tra fisioterapista e paziente. I costrutti psicologici e gli interventi di sostegno psicologico possono apportare un valido sostegno in tutte quelle situazioni in cui la manifestazione sintomatica va oltre un’evidenza clinica.

Il concetto di salute, così come definito dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità): “La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste soltanto in una assenza di malattia o d’infermità”, implica un’inscindibile unità tra la componente fisica e quella psichica della persona. Di fronte alla malattia appare di primaria importanza tenere conto che questo binomio diventa ancora più evidente e richiede dall’ambito sanitario un approccio globale al paziente.

La vulnerabilità emotiva nella riabilitazione

La vulnerabilità emotiva a cui è esposto il paziente che ha subito un infortunio o che manifesta dolori cronici è un aspetto osservabile da tutti coloro che intervengono nella fase di riabilitazione.

Persone ansiose o predisposte alla depressione appaiono particolarmente suscettibili al dolore; gli stress emotivi possono essere infatti associati ad un aumento di dolore, in quanto viene ad aumentare l’attività dei sistemi biologici responsabili della stimolazione nociva.

Le modificazioni viscerali causate da fattori di ordine emotivo e psicologico a loro volta contribuirebbero nel provocare uno stato di malessere generalizzato. (Drago E., 2017)

Alcuni studi condotti a Londra presso il St. Thomas Hospital da Harding e Williams (2009) mostrano l’efficacia dell’intervento di sostegno psicologico durante il trattamento fisioterapico, specialmente per quel che riguarda il riconoscimento delle emozioni presenti nella fase di riabilitazione e l’utilità del sostegno psicologico per il raggiungimento di uno stato di benessere psico-fisico.

Harding e Williams sostengono che la cosiddetta “intelligenza emotiva” faccia da protagonista nei percorsi di riabilitazione e mettono in luce l’importanza per gli operatori della fisioterapia nel saper dare risposte emozionali adeguate ai propri pazienti. Ciò va a sottolineare come la guarigione oltre ad essere fisica, avvenga in modo parallelo a livello mentale ed emotivo e saper identificare ed esprimere le proprie emozioni durante il trattamento produce un incremento dei benefici. Dare importanza ai vissuti mentali, sentirsi riconosciuti nelle emozioni che si accompagnano alla riabilitazione consentirebbe al paziente di velocizzare il raggiungimento degli obiettivi sul piano organico.

Negli ultimi anni si è assistito a una integrazione sempre maggiore tra le  discipline mediche e psicologiche. L’esperienza della malattia coinvolge infatti la persona in tutti i suoi aspetti fisici, emozionali e relazionali; la disabilità, in particolare, “è un evento destrutturante, che obbliga ad una valutazione della condizione psicologica del paziente e delle sue relazioni, per accompagnare e guidare al meglio le reazioni emotive, per contenere l’angoscia, per individuare e sostenere la parte sana, capace dell’adattamento migliore alla situazione”.

Nell’ambito della riabilitazione fisioterapica si assiste quotidianamente all’esperienza della persona che, divenuta disabile, deve fare i conti con la difficoltà ed a volte l’impossibilità di recuperare un’abilità perduta; in questo caso un progetto riabilitativo globale promuove un percorso per giungere alla costruzione di un nuovo e costruttivo concetto di sé, anche attraverso l’elaborazione dell’evento traumatico, la rimodulazione delle aspettative, delle relazioni, degli affetti e degli interessi, al fine di raggiungere i livelli massimi di autonomia. (Matteucci L., 2005).

Un intervento psicologico adeguato ha un fondamentale ruolo di collegamento ad integrazione dell’atto terapeutico: supporta le modalità di approccio al paziente, le informazioni intorno alla malattia fornite alla famiglia, il linguaggio utilizzato per comunicare le ipotesi diagnostiche, prognostiche e terapeutiche.

In una recente ricerca Australiana di Jackson A.C.; Liang R.; Frydenberg E.; Higgins R.; Murphy B.M (2016) è stato esaminato lo stato attuale dei programmi psico-sociali per genitori di bambini con patologie croniche e quindi con particolari esigenze sanitarie. Lo scopo dei programmi di training ai genitori è quello di assistere le famiglie attraverso il rafforzamento del loro ruolo, migliorare le interazioni genitore-figlio e con il resto della famiglia. Ciò è particolarmente importante per le famiglie di bambini con esigenze di assistenza sanitaria speciale come una patologia cronica. I risultati mostrano positivi miglioramenti a livello familiare in una vasta gamma di aree di funzionamento (salute mentale, genitorialità, comunicazione, problem solving).

Per quanto riguarda gli adulti molti sono gli studi che descrivono la correlazione tra i problemi della sfera psicologica e le problematiche neurologiche (Cieza A.; Anczewska M.; Ayuso-Mateos J.; Baker M.;Bickenbach J.; Chatterji S.; Hartley S.; Leonardi M.; Pitkänen T., 2015). In particolare nelle Sclerosi Multiple un recente studio di Pagnini F.; Bosma C.; Phillip D. e Langer E. (2014) ha messo in luce che interventi di sostegno psicologico hanno un impatto positivo sui sintomi della malattia quali la fatica, il dolore, la vitalità fisica e la qualità del sonno. Nelle SLA le linee guida nazionali parlano della necessità di un supporto psicologico professionale sia per le famiglie che per i pazienti e in particolare l’intervento psicologico attuato al momento della diagnosi.

In conclusione l’analisi della letteratura ha sottolineato le connessioni tra problemi psicologici e disabilità sia da parte del paziente che del care-giver e quanto questo possa compromettere il processo di cura e quindi il trattamento riabilitativo.

L’ impatto del sostegno psicologico sul percorso di riabilitazione fisioterapica

In un recente lavoro su professionisti impiegati nell’U.O. di Medicina Riabilitativa e Fisiatria Territoriale dell’area Età Evolutiva del Distretto di Fidenza da diversi anni (6% 3-5 anni di servizio, 32%  5-10 anni, 32% più di 10 anni e il 29% di più di 20 anni), L. Menta ha cercato di indagare, attraverso l’utilizzo di un questionario (costruito prendendo spunto da un sito specializzato sull’argomento e individuando elementi utili su altri questionari esistenti), l’impatto di un sostegno psicologico sul percorso fisioterapico. Lo scopo di questa ricerca è quello di indagare, in modo anonimo: il tipo di organizzazione e quindi il tipo di patologie trattate, l’eventuale necessità, da parte degli operatori, del sostegno psicologico durante il progetto/programma di riabilitazione fisioterapica, il tipo di emozioni esternate dai pazienti e l’influenza di esse sull’esito del trattamento riabilitativo. È stato somministrato a Fisioterapisti e Fisiatri che lavorano con adulti ed età evolutiva. I dati mostrano un’identificazione nella dimissione e nella diagnosi come i due eventi più critici di tutto il percorso dal punto di vista emotivo (in entrambi i casi per il 42% di essi).

Dal progetto è emerso che gli utenti manifestano le loro emozioni durante le sedute riabilitative e durante la fase di valutazione e questo influenza l’esito di esse; la quasi totalità degli operatori (93% degli intervistati), ritiene che sia necessario il supporto psicologico durante il progetto riabilitativo e che questo possa contribuire a una migliore gestione di esso e che il supporto psicologico potrebbe determinare una migliore compliance dei pazienti alle proposte riabilitative.

Ogni condizione di patologia organica, comporta una quota di stress personale e familiare, spesso amplificato dalle strategie con cui si affronta la malattia, e dalle modalità di relazione terapeutica adottate dall’equipe curante.

L’intervento psicologico è mirato a favorire il processo di accettazione e adattamento alla patologia, facilitando la relazione terapeutica con l’equipe curante, sostenendo il paziente sul piano emotivo, promuovendo l’assunzione di responsabilità individuale nel processo decisionale, ma contemporaneamente, sostenendo l’assunzione delle responsabilità di cura da parte dell’equipe. Solo in tal modo si può ottenere una relazione buona, ove esista uno scambio autentico, una reale condivisione delle scelte terapeutiche, pur mantenendo ruoli chiari e definiti: medico, infermiere, paziente. Lo psicologo contribuisce, dunque, alla realizzazione di un modello di cura che comprenda l’ascolto, maggiore attenzione alle esigenze personali e alla sofferenza emotiva del paziente, rendendolo più partecipe al proprio percorso terapeutico. Il lavoro col paziente e i familiari, d’altra parte, oltre ad offrire sostegno, favoriscono la comprensione delle esigenze terapeutiche (e organizzative ), con l’obiettivo di migliorare l’aderenza alle cure e mantenere, per quanto possibile, un’accettabile qualità della vita.

È da considerare inoltre che in Lombardia, si stanno attuando normative in materia e la Giunta Regionale ha inserito, nelle regole di sistema 2014, tra le norme di accreditamento per le strutture riabilitative, la figura dello psicologo come obbligatoria. In particolare, tra i requisiti organizzativi, nel caso delle “Aree Degenza Riabilitazione intensiva ad alta complessità” e “Riabilitazione intensiva” è richiesta la presenza di uno psicologo o un neuropsicologo per almeno 15 ore/settimana ogni 20 posti letto, mentre per area Degenza – “Riabilitazione estensiva”  è richiesta la presenza di uno psicologo o un neuropsicologo per almeno 10 ore/settimana ogni 20 posti letto.”.  (DELIBERAZIONE N° X / 1185 Seduta del 20/12/2013)

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