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Intervista a Paolo Michielin, docente di Psicologia clinica all’Università di Padova

State of Mind intervista Paolo Michielin, docente di Psicologia clinica all'Università di Padova e recentemente candidato alla presidenza di AIAMC

Di Redazione

Pubblicato il 19 Set. 2017

Aggiornato il 28 Set. 2017 10:52

Paolo Michielin, lei è stato il primo presidente dell’Ordine Nazionale degli Psicologi, nell’ormai lontano 1990. Che cosa ricorda e che cosa è rimasto nella psicologia professionale italiana di quell’esperienza?

Il mondo della psicologia professionale che aveva ricevuto con la legge n. 56/1989 un riconoscimento e un ordinamento attesi da decine di anni, arrivava a questo appuntamento diviso, e a volte in conflitto, tra ambiti di intervento e approcci diversi. Ho dovuto quindi puntare su un dialogo, un’apertura e un rispetto di tutte le diverse anime della psicologia per formare un’identità comune, per far emergere le ragioni dello stare insieme. Fondamentali passaggi di questo percorso sono stati il Codice deontologico e il Nomenclatore tariffario, che definisce cosa fa e, dunque, chi è lo psicologo.

 

Parliamo di psicoterapia: che cosa è cambiato in questi anni? La Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) che è sempre stato il suo modello culturale di riferimento, è molto cambiata in questi 25 anni.

La ricerca sull’efficacia teorica e sull’efficacia nella pratica dei trattamenti si sta imponendo come metodologia di base anche in altri modelli psicoterapeutici, oltre che nella TCC, e credo che questo sia un processo molto positivo.  A sua volta la CBT si è arricchita di dimensioni e termini che all’inizio della sua storia non erano parte essenziale del bagaglio tecnico e culturale, come la relazione terapeutica. Una nuova generazione di terapia cognitivo-comportamentale si è sviluppata: parliamo di Schema Therapy, di ACT, di Mindfulness Based Therapies, di Terapia Metacognitiva, di EMDR;  ma parliamo anche di termini come amore, compassion e self compassion che ormai sono entrati nel linguaggio di molte forme di CBT.  Questa positiva evoluzione ha determinato anche spinte centrifughe per cui credo che, nel mondo cognitivo-comportamentale, sia necessaria la stessa opera di conoscenza reciproca, di dialogo e di rispetto che ho portato avanti nell’Ordine; un’opera che ci consenta di riscoprire le radici scientifico-culturali comuni, le finalità e i metodi condivisi, e di abbandonare partigianerie e pretese di superiorità.

 

Lei è un uomo delle istituzioni e che ha sempre lavorato dentro le istituzioni. Come vede ora la situazione della psicologia e della psicoterapia nel Servizio Sanitario Nazionale, anche in relazione alle sperimentazioni che stanno avvenendo con successo in altri paesi?

La psicologia è parte essenziale del sistema sanitario e il suo contributo diventerà sempre più importante nel tempo; penso ai temi dell’assistenza psicologica ai bambini e agli adolescenti, decisiva per il loro futuro e che deve essere potenziata, o ai pazienti fragili, con malattie croniche e invalidanti. Per ampliare i nostri ambiti di intervento (e le possibilità occupazionali) è necessario mostrare che i trattamenti psicologici sono effettivamente realizzabili, efficaci, apprezzati dai pazienti ed economicamente vantaggiosi. Recentemente è uscito un libro curato dagli amici Giusi Maiani e Giorgio de Isabella, purtroppo prematuramente scomparso, che parla dei vantaggi che la psicologia può offrire alla medicina e alla salute in genere e mostra anche il rapporto costo-efficacia dei nostri interventi. Nei servizi che ho diretto mi sono impegnato a mostrare che, con risorse ragionevoli, è possibile individuare e curare le donne con depressione post-partum, assistere a domicilio i pazienti fragili e le loro famiglie, limitando di molto la necessità di ricovero, sostenere i minori che vivono in famiglie a rischio e i loro genitori, senza che diventi necessario l’inserimento in una comunità… Un modello di riferimento validissimo, che sarebbe entusiasmante riuscire ad applicare in Italia, è lo IAPT-Improving Access to Psychological Therapies; nel Regno Unito esso assiste ogni anno quasi un milione di persone con disturbi emotivi comuni ed impiega migliaia di psicoterapeuti, prevalentemente di formazione cognitivo-comportamentale.

 

Quali competenze deve avere uno psicologo-psicoterapeuta per partecipare a questo processo di sviluppo dell’assistenza sanitaria?

Ci sono competenze “di sistema” che sono la capacità di lavorare in gruppi multiprofessionali, di integrarsi in organizzazioni complesse, condividendone gli scopi e i modi di funzionare, di fare progetti, di prendere dimestichezza con risorse e costi, di documentare l’utilità del proprio lavoro. Per quanto riguarda, invece, le specifiche competenze psicoterapeutiche, ricordo che gli unici requisiti per lavorare nel SSN sono aver concluso un corso di specializzazione riconosciuto ed essere autorizzati alla psicoterapia. Non occorrono ulteriori certificazioni, patentini o iscrizioni ad elenchi di società: sta alla coscienza e alla responsabilità del singolo psicologo utilizzare, come dice il Codice deontologico, solo metodologie e tecniche nelle quali sia adeguatamente preparato ed aggiornato. Questa acquizione di competenze, soprattutto per le tecniche nuove, è facilitata non solo dalla disponibilità di corsi, master…, ma anche dall’esistenza di manuali di trattamento e dalla collaborazione con colleghi già formati. E, a mio giudizio, il bagaglio di competenze dello psicoterapeuta cognitivo-comportamentale dovrebbe essere sufficientemente ampio, non limitato a un’unico metodo o tecnica: per rispondere ai bisogni specifici di ciascun paziente è necessario utilizzare un insieme di tecniche diverse, quelle appunto più adatte a lui. Tra queste tecniche, vorrei spendere una parola a favore delle più consolidate e sperimentate, come ad esempio l’attivazione comportamentale, che oggi magari sono meno “di moda” ma che restano fondamentali nel nostro bagaglio.

 

In Italia ci sono due storiche associazioni di CBT, la SITCC e l’AIAMC. Sappiamo che lei si è candidato per la presidenza di quest’ultima. Come mai ora?

Credo, come dicevo, che all’interno del complesso e variegato mondo cognitivo-comportamentale sia necessaria un’opera di dialogo fattivo e rispettoso tra le diverse componenti, che altrimenti rischiano di andare ognuna per conto proprio, e sia opportuno riscoprire le radici e le prospettive comuni, la necessità e l’utilità di stare insieme. Nello stesso tempo, credo che le società scientifiche dovrebbero promuovere di più la partecipazione dei soci, stimolarne la crescita scientifica e professionale, e offrire molti più servizi utili alla loro pratica quotidiana. Per quanto riguarda, infine, l’AIAMC, associazione composta prevalentemente da psicologi clinici, penso che ora sia necessario un presidente di estrazione clinica, dopo due presidenti che hanno certamente solide competenze, ma uno in ambito metodologico-statistico e l’altro nella psicologia del lavoro.

 

 

 

— Aggiornamento di Mercoledì 27 Settembre 2017 —

Pubblichiamo una precisazione del Prof. Aristide Saggino all’intervista di State of Mind a Paolo Michielin. [NdR]

 

Gentilissimi,
ho letto sul sito State of mind l’ntervista al Dott. Paolo Michielin nella quale appare la frase “Per quanto riguarda, infine, l’AIAMC, associazione composta prevalentemente da psicologi clinici, penso che ora sia necessario un presidente di estrazione clinica, dopo due presidenti che hanno certamente solide
competenze, ma uno in ambito metodologico-statistico e l’altro nella psicologia del lavoro.” Io sarei quello con solide competenze metodologico-statistiche. Pur ringraziando per le solide competenze, vorrei farrilevare quanto segue:
1) sono inserito nell’elenco degli psicoterapeuti e quindi per le leggi italiane sono a tutti gli effetti uno psicoterapeuta;
2) ho la specializzazione post-laurea in Psicologia Clinica presso l’ Università La Sapienza di Roma e quindi sono uno Specialista in Psicologia Clinica (sempre per la Repubblica italiana);
3) sono un Professore Ordinario di Psicologia e non di Statistica. Basterebbe una sia pur minima conoscenza degli ordinamenti accademici italiani per sapere che i raggruppamenti preceduti dalla sigla M-PSI, come quello cui appartengo, sono tutti raggruppamenti di insegnamenti psicologici, laddove quelli statistici sono
preceduti dalla sigla SECS.
4) last but not the least, sono anche responsabile del conto terzi di terapia cognitivo-comportamentale della Università di Chieti-Pescara.
Tenendo conto di tutti questi elementi di fatto la frase riportata all’inizio non rappresenta assolutamente le mie capacità professionali. Sarebbe come dire che un cardiologo universitario è uno statistico o un metodologo solo perchè oltre a fare il cardiologo si occupa anche di ricerca cardiologica!

Con viva cordialità,
Aristide Saggino
Professore Ordinario di Psicologia Generale,
Psicobiologia e Psicometria,
Università di Chieti-Pescara

 

— Aggiornamento di Giovedì 28 Settembre 2017 —

Pubblichiamo una replica del Prof. Paolo Michielin alla precisazione del Prof. Aristide Saggino. [NdR]

Il prof. Saggino insegna Tecniche di analisi dei dati, materia che appartiene al Settore Scientifico Disciplinare M/PSI03 che fa parte del maxi gruppo 11/E1. Il settore di Psicologia clinica, cui il mio insegnamento Psicologia Clinica appartiene,  (M-PSI/08) è molto lontano concettualmente.

11/E – Psicologia 11/E1 – Psicologia generale, psicobiologia e psicometria M-PSI/01 – Psicologia generale
M-PSI/02 – Psicobiologia e psicologia fisiologica
M-PSI/03 – Psicometria
11/E2 – Psicologia dello sviluppo e dell’educazione M-PSI/04 – Psicologia dello sviluppo e psicologia dell’educazione
11/E3 – Psicologia sociale, del lavoro e delle organizzazioni M-PSI/05 – Psicologia sociale
M-PSI/06 – Psicologia del lavoro e delle organizzazioni
11/E4 – Psicologia clinica e dinamica M-PSI/07 – Psicologia dinamica
M-PSI/08 – Psicologia clinica

Il focus della mia intervista è una panoramica che abbraccia la nascita della professione di psicologo e il futuro della psicoterapia, in Italia e all’estero. Alla presidenza AIAMC, in tutta l’intervista, sono dedicate poco più  di 2 righe. Quelle di Saggino più che precisazioni sono autoproclamazioni di competenze, che nessuno aveva messo in dubbio, e che sono impertinenti con i temi  dell’intervista.

Prof. Paolo Michielin, docente di Psicologia Clinica

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