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L’ortoressia e il senso del cibo, spunti di riflessione dalla rete

La disinformazione online pro- ortoressia è dilagante e al limite del complottismo: negli utenti ortoressici ci sarebbe una pretesa di superiorità morale

Di Sara Bocazza, Matteo Kettmaier

Pubblicato il 20 Set. 2017

Aggiornato il 04 Set. 2019 15:48

L’ ortoressia viene definita come un’ ossessione per il “mangiare sano” che va ad incidere negativamente sulla sfera relazionale, emotiva e corporea dell’individuo. Stando alla letteratura l’esordio dell’ ortoressia nervosa è un condivisibile desiderio di mangiare meglio per avere una migliore forma fisica.

Bocazza Sara, Kettmaier Matteo – OPEN SCHOOL Psicoterapia Cognitiva e Ricerca, Bolzano

 

Introduzione: il significato del cibo, oltre l’utilità nutritiva

Il cibo, nella cultura italiana e in altre culture non solo occidentali, ha da sempre assunto un significato che travalica la sua utilità nutritiva. Il rituale del pranzo di famiglia ha avuto per molti anni la funzione di unificare il gruppo famigliare nonché di essere luogo per l’espressione e risoluzione di conflitti. Pensiamo al film Disney Ratatouille nel cui immancabile lieto fine il severissimo critico gastronomico viene sedotto dalla semplice ratatouille del titolo capace di risvegliare in lui il ricordo dell’affetto materno.

Già nel seminale testo di Mara Selvini Palazzoli “L’anoressia mentale” i disturbi restrittivi dell’alimentazione venivano messi in correlazione ad uno stile genitoriale materno in cui “l’importanza dell’ alimentazione vi è sottolineata pedantemente e aggressivamente, mentre i pasti hanno luogo in una atmosfera di reciproca critica e malumore”. L’ attinenza tra educazione affettiva e alimentare nei primi anni di vita è un tema che poi è stato ripreso in diverse correnti terapeutiche.

Viene da chiedersi come i mutamenti sociali degli ultimi anni in termini di composizione del nucleo famigliare, stile genitoriale e orizzonte valoriale stiano producendo un cambiamento in questo fondamentale mattoncino del percorso evolutivo di ciascuno.

Di sicuro il cibo, soprattutto negli ultimi cinque anni, è oggetto di un’attenzione mediatica senza precedenti: innumerevoli spettacoli televisivi, reality shows, approfondimenti, pareri di esperti e forum riempiono palinsesti televisivi, giornali e, soprattutto, bacheche online. A questo surplus di informazione si accompagna inevitabilmente un certo grado di disinformazione.

Per (apparente) paradosso proprio un momento storico in cui l’ alimentazione sembra passare da “questione famigliare” a “questione sanitaria” assistiamo alla proliferazione di un inquinamento informativo senza precedenti; il paradosso è apparente perché insito nella impossibilità di un’autorità assoluta sul tema. Tramontato il tempo della madre nutrice depositaria della saggezza alimentare tramandata da generazioni, nessuna autorità può davvero imporre o proporre un’alimentazione “corretta e adatta” per tutti in quanto non verrebbero presi in considerazione innumerevoli parametri individuali.  Quando poi le linee guida generali delle autorità sanitarie non bastano a rispondere a preoccupazioni personali ecco spalancarsi il vaso di Pandora delle riposte definitive che nella maggior parte dei casi sono inutili e dannose.

Ortoressia: l’ ossessione per il mangiar sano

In questo scenario emerge lo spettro di una nuova etichetta diagnostica: l’ ortoressia.

L’ ortoressia viene definita come un’ ossessione per il “mangiare sano” che va ad incidere negativamente sulla sfera relazionale, emotiva e corporea dell’individuo. Stando alla letteratura (Oberle et al., 2017) l’esordio dell’ ortoressia nervosa è un condivisibile desiderio di mangiare meglio per avere una migliore forma fisica.

E’ riportato anche come molti dei pazienti diagnosticabili con tale disturbo avessero un BMI superiore alla norma il che lascia intendere che l’ immagine corporea percepita sia problematica ma non eccessivamente distorta. Il nucleo patologico dell’ ortoressia risiederebbe quindi altrove: in una serie di convinzioni distorte su ciò che è sano e nel senso di superiorità personale che deriva dal sottoporsi alle restrizioni alimentari derivanti.

L’ ortoressia on-line

Non è difficile trovare esempi di tali convinzioni distorte in quanto esse vengono diffuse e propagandate da numerosi siti.

In attesa di un’analisi qualitativa approfondita del voluminosissimo materiale online al riguardo, riportiamo di seguito qualche esempio di convinzioni distorte.

Mangiare cibo spazzatura abbassa il vostro livello intellettivo rendendovi più facili da controllare. Questo cibo scompiglia letteralmente la vostra mente, intorpidendo i vostri sensi con il glutammato monosodico, l’aspartame ed estratti di lievito […] il cibo morto spegne i livelli superiori della coscienza […]1

Gli scarti della frutta sono eliminabili dai nostri organi in maniera perfetta, di tutta l’acqua di cui è composta la frutta il sangue se ne libera attraverso i reni, mentre il suo materiale va via attraverso l’intestino senza lasciare scorie. E’ un equilibrio perfetto in cui il sangue nutre le cellule, e dove i pochissimi scarti da loro prodotti vengono espulsi dal corpo umano attraverso il sangue, che li scarta negli organi emuntori. Questa è la perfezione che il fruttariano cerca di non alterare, ed ecco invece cosa non succede al resto del mondo, che ogni giorno subisce il circolo perverso che porta con l’andare del tempo alla debilitazione fisica” 2.

Le persone che ci accusano di ortoressia sono persone ignoranti, schiave del sistema economico-sociale-bancario-farmaceutico-alimentare-industriale attuale; io sono fiero di dire ad alta voce che tutto dipende dall’ alimentazione, anche il peccato originale è nato da un atto errato di alimentarsi (ma non era di certo la mela). L’umano dovrebbe essere l’animale più intelligente, eppure lavora e si ritrova in catene per alimentarsi.3

[…] gli ortoressici stanno cominciando ad essere visti come una minaccia per le Grandi Multinazionali, tanto da dover essere domati e repressi da Big Pharma […]4

Queste citazioni possono essere inscritte in un filone di disinformazione le cui conseguenze sulla società diventano sempre più forti ed evidenti. Antivaccinisti, sovranisti individuali, seguaci di David Icke e simili acquistano spazio nel discorso pubblico esacerbando condizioni difficili e rendendo sempre più fumoso il concetto di scientificità e libertà individuale.

In molte di queste tendenze di pensiero complottista si può riscontrare una delle componenti proposte da Oberle e collaboratori (2017) per la diagnosi di ortoressia: il senso di superiorità nei confronti degli altri. L’ ossessione per il cibo sano si presenterebbe quindi non solo come una risposta facile alla paura della morte condita da letture semplicistiche della realtà, ma anche come un “automedicazione narcisistica” che protegge da un senso di inadeguatezza sociale. Come avviene quasi sempre parlando di disturbi mentali, anche in caso di ortoressia abbiamo l’instaurarsi di un circolo vizioso per cui proprio le ossessioni alimentari finiscono per alimentare isolamento sociale e difficoltà relazionali.

A riguardo nella scala EHQ (Eating Habits Questionnaire) troviamo i seguenti item:

  • Le mie abitudini alimentari sono superiori a quelle degli altri
  • La mia dieta è migliore di quella di altre persone
  • Io cucino nella maniera più sana in assoluto
  • Io sono maggiormente informato rispetto agli altri riguardo al cibo sano.

Disinformazione on-line: quale differenza tra siti pro-ortoressia e siti pro-ana?

La disinformazione online “pro-ortoressia” si differenzia da quella, ampiamente discussa e controversa, dei canali “pro-ana” che promuovono comportamenti francamente patologici e che oscillano tra la fascinazione morbosa per la malattia e l’auto mutuo aiuto tra membri e frequentatori. L’ambizione degli integralisti del cibo sano è di tipo informativo e si presenta come una realtà rivelata spesso non scevra di accenni mistici e pseudo spirituali. Se l’ingroup dei siti pro-ana si identifica come deviante, così come le comunità online riconoscibili dalla chiave di ricerca #mysecretfamily e altre (si veda Moreno et al. 2016), parlando di ortoressia c’è invece una pretesa di superiorità morale e di proselitismo.

I danni dell’ ortoressia: le testimonianze

Fortunatamente, sempre su Internet, possiamo trovare anche testimonianze di chi ha subito le conseguenze avverse di questa condizione. Particolarmente illuminante quella di Steve Bratman 5:

Dopo un anno circa di questo regime auto-imposto, mi sentivo leggero, con la mente sgombra, pieno di energie, forte e dalla parte del giusto. Consideravo le miserabili, dissolute anime che ingoiavano biscotti con gocce di cioccolato e patatine come meri animali ridotti al soddisfare la loro brama gustativa. Ma non ero compiaciuto della mia virtù. Sentendo come un obbligo l’illuminare i miei deboli fratelli, istruivo continuamente amici e familiari sulla dannosità dei cibi raffinati e processati e sulla pericolosità di pesticidi e fertilizzanti artificiali.

In questa sofferta testimonianza possiamo leggere tutta la pesantezza di quel senso di superiorità, epifania e rivelazione di cui sopra. Questa euforia però non dura:

Gradualmente, comunque, iniziai a sentire che c’era qualcosa di sbagliato. Il bisogno di ottenere cibo privo di carne, grassi o composti chimici artificiali mise quasi tutta la socialità legata al cibo fuori dalla mia portata. Inoltre, pensieri intrusivi di cavolini si frapponevano fra me e la buona conversazione. La cosa più sconvolgente di tutte, forse, era che cominciavo a sentire che la poesia nella mia vita era diminuita. Tutto quello a cui riuscivo a pensare era il cibo.

La testimonianza di Bratman è particolarmente preziosa perché è dal suo vissuto personale e dal suo lavoro che il costrutto di ortoressia ha iniziato a farsi strada nella comunità clinica.

I siti anonimi di confessioni e testimonianze sono, poi, degli utilissimi portali per sentire la voce di chi soffre a causa dell’ ortoressia.

Per riassumere, un disturbo è un disturbo. Quando “ortoressia” è diventato finalmente parte del lessico ero sia spaventata che sollevata. Spaventata perché quello che faccio potrebbe essere considerato un disturbo; sollevata perché anche altri condividono questo dolore. L’altra cosa è che la mia vita è miserabile. Io non saprei come altro descriverlo. Riesco ad indossare la mia taglia 38 ma a parte questo tutto il resto sta crollando. Non necessariamente a causa dell’ ortoressia, ma l’ ortoressia sicuramente non aiuta, psicologicamente. Vorrei sentire le storie di altri che sono prigionieri delle loro “regole” alimentari perché è così che mi sento in questi giorni. Prigioniera”. 6

Mio marito ha iniziato a preoccuparsi della sua salute circa un anno fa e da allora mangia solo insalata scondita, verdure al vapore, frutta e frutta secca. Lui nega assolutamente che ci siano problemi di sorta nonostante abbia perso 27 kg e abbia tutti i tipi di fastidi e dolori muscolari (corre e solleva pesi ogni giorno). E’ molto difficile averci a che fare“. 7

Il ruolo e l’autorità delle informazioni online riguardanti i disturbi mentali sono un aspetto che gli operatori della salute mentale devono e dovranno tenere sempre più in considerazione. Nel caso dell’ ortoressia questo problema è particolarmente evidente. Trattandosi di un disturbo che, quantomeno al suo esordio, si presenta come egosintonico, la diffusione di informazioni a riguardo assume inevitabilmente i modi di una propaganda. Questo genere di contenuti è più facile da produrre, da ricevere e da diffondere rispetto alle storie personali segnate da vergogna, disagio e sofferenza di chi è andato oltre la “luna di miele” con le convinzioni ortoressiche.

Siamo all’alba della definizione di un disturbo che si presenta particolarmente insidioso da descrivere in termini semplici che non suonino paradossali. Se pensiamo a quanta poca informazione ci sia tutt’oggi, ad esempio, riguardo a un disturbo riconosciuto e conclamato come il gioco d’azzardo patologico ci rendiamo conto di quanto sia difficile informare e sensibilizzare riguardo a un disturbo che si presenta come parossismo patologico di un comportamento sano: l’attenzione per ciò che si mangia.

Per uscire da questa impasse occorrerebbe una maggiore enfasi sull’aspetto relazionale della vita odierna. Quello che l’ ortoressia toglie alle persone è proprio la pienezza dell’esperienza alimentare come momento sociale e culturale. La convivialità sembra essere un valore perduto e la rappresentazione mediatica del cibo assume toni sempre più medicalizzanti e elitistici.

Telegiornali e riviste insistono quotidianamente nel proporre improbabili regimi alimentari perfetti con i quali prevenire malattie e vivere a lungo oppure indugiano nella retorica di un cibo sano perché tradizionale, etico, e puro. In tutto questo si è perso il senso comunitario del nutrirsi aprendo la porta alle esagerazioni della pubblicistica online, narrazioni del cibo coerenti con quelle ufficiali ma con quell’esasperazione contenutistica capace di creare un nuovo senso di appartenenza negli utenti di tali siti.

Nella presunzione e nel narcisismo di questi profeti dell’ alimentazione pura assistiamo al ribaltamento definitivo dell’idea giudaico-cristiana del cibo come fattore di inclusione e condivisione. Proprio gli alimenti diventano invece veicoli di auto esclusione, dei totem attribuiti di proprietà magiche positive o negative il cui culto divide l’umanità tra i risvegliati e i dormienti: non è un caso che molto spesso venga citato il film Matrix come metafora di questa condizione. Non possiamo che sperare in una maggiore attenzione nei confronti del disagio mentale, non solo in materia di ortoressia ma in generale, nonostante lo scarso appeal che questo può avere sul sistema dei mass media.

L’anonimato della comunicazione online in questo gioca un ruolo positivo permettendo la self-disclosure anche dei vissuti più difficili.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Selvini Palazzoli “L’anoressia mentale”, Raffaello Cortina Editore, 2006
  • Crystal D. Oberle*, Razieh O. Samaghabadi, Elizabeth M. Hughes: “Orthorexia nervosa: Assessment and correlates with gender, BMI, and personality”, Appetite 108 (2017) 303e310, 2017
  • Megan A. Moreno, Adrienne Ton, Ellen Selkie,, and Yolanda Evans: “Secret Society 123: Understanding the Language of Self-Harm on Istagram”, Journal of Adolescent Health 58” (2016) 78e84
  • 1. https://www.disinformazione.it/mangiare_sano_disturbo_mentale.htm
  • 2-3. https://www.fruttalia.it/la-cellula-e-immortale/
  • 4. https://www.facebook.com/permalink.php?id=325990474213305&story_fbid=835700066575674
  • 5. http://www.orthorexia.com/original-orthorexia-essay/
  • 6. http://www.experienceproject.com/stories/Am-An-Orthorexic/2608296
  • 7.https://www.reddit.com/r/EatingDisorders/comments/1dh6i2/eating_disorder_orthorexia_on_the_rise_orthorexia/
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