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Il cervello comunica al nostro corpo come bruciare grassi dopo un pasto

Il cervello coordina alimentazione e dispendio energetico con un meccanismo ad interruttore, attivo dopo il digiuno per reprimere la risposta all’insulina

Di Irene Camilla Sicari

Pubblicato il 15 Set. 2017

Aggiornato il 03 Lug. 2019 12:29

Gli scienziati della Monash University’s Biomedicine Discovery hanno trovato un meccanismo con il quale il cervello bilancia l’alimentazione con la spesa energetica, risolvendo un enigma per la ricerca e offrendo una potenziale nuova via per il trattamento dell’ obesità.

 

L’ obesità è un fattore di rischio importante per molte malattie tra cui le malattie cardiovascolari, diabete, malattie epatiche e diversi tumori,e  sembra essersi diffusa a macchia d’olio in Australia.

I ricercatori del programma di malattie metaboliche e obesità hanno dimostrato tramite modelli di laboratorio che l’alimentazione controlla il “browning” (brunimento) del grasso, cioè la conversione del grasso bianco, che contiene l’energia, in grasso bruno, che controlla il consumo e la spesa di energia. Il grasso nel corpo umano è immagazzinato in cellule speciali denominate adipociti che modificano il loro status da bianco a marrone e viceversa.

Lo studio pubblicato sulla rivista Cell Metabolism, mostra che dopo un pasto il cervello risponde alla quantità di insulina presente in circolazione, che aumenta come conseguenza dell’aumentato glucosio nel sangue.

Il cervello invierebbe poi dei segnali per promuovere l’ “imbrunimento” del grasso e il dispendio di energie.

Al contrario, dopo un digiuno, il cervello istruisce questi adipociti imbruniti a convertirsi in adipociti bianchi, iniziando nuovamente l’immagazzinamento di energie.

Questi processi aiutano a prevenire sia l’eccesso di peso che l’eccesso di perdita di peso in risposta sia ad un’eccessiva alimentazione che a condizioni di digiuno, in modo che nel tempo il peso rimanga relativamente stabile.

I ricercatori hanno dimostrato che la capacità del cervello di sensibilizzarsi ai livelli di insulina e di coordinare l’alimentazione con il dispendio energetico attraverso l’imbrunimento degli adipociti è controllato da un meccanismo ad interruttore che si attiva dopo il digiuno per reprimere la risposta all’insulina, inibendo l’imbrunimento e conservando le energie, e in seguito si spegne dopo un pasto per facilitare la risposta dell’insulina e promuovere l’imbrunimento e il consumo di energie.

Quello che accade nel contesto dell’ obesità è che l’interruttore è disfunzionale, non si spegne durante i pasti – ha dichiarato il ricercatore, il professor Tony Tiganis – Di conseguenza, l’imbrunimento degli adipociti è spento e tutto il tempo e le spese energetiche diminuiscono, quindi quando si mangia, non si vede un aumento proporzionale delle spese energetiche – e tale condizione promuove l’aumento di peso.

Abbiamo mostrato non solo perché questo accade ma anche il meccanismo fondamentale implicato. È stato molto emozionante – ha detto il dottor Dodd.

I ricercatori stanno esplorando ulteriormente la possibilità di indurre l’inibizione dell’interruttore per scopi terapeutici per promuovere lo spargimento di grasso in eccesso.

L’ obesità è un fattore importante e con un impatto importante considerando le malattie presenti in tutto il mondo e, per la prima volta nella storia moderna, potrebbe portare ad una diminuzione dell’aspettativa di vita globale – ha dichiarato il professor Tiganis – Ciò che i nostri studi hanno dimostrato è che esiste un meccanismo fondamentale in gioco che normalmente assicura che la spesa energetica sia abbinata all’assunzione di energia. Quando questo meccanismo si “guasta”, si verifica l’aumento di peso.

Potenzialmente la scoperta di questo meccanismo potrebbe aiutare nella creazione di una nuova terapia per promuovere la perdita di peso negli individui obesi, ma ogni nuova terapia ha bisogno di tempi lunghi prima di poter essere accettata.

 

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