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Neurobiologia del tempo (2017) di A. Benini – Recensione del libro

'Neurobiologia del tempo' è un libro da leggere, contiene ricchi approfondimenti ed è volto alla comprensione del significato del tempo per l'essere umano

Di Mara Fantinati

Pubblicato il 06 Set. 2017

Nel libro Neurobiologia del tempo, l’autore Arnaldo Benini intende confermare che il tempo è reale, anche se per la fisica è un arcaico, obsoleto e ingannevole arnese mentale.

 

Possiamo congedarci dal tempo? Gli studi sul tempo, cioè su una dimensione fondamentale della vita degli esseri viventi, con sistema nervoso, hanno un aspetto paradossale: da un lato la fisica lo nega come illusione, dall’altro le neuroscienze e la biologia comparata trovano sempre nuovi dati sui meccanismi nervosi del senso del tempo nell’uomo e in molti esseri viventi, anche con sistema nervoso piccolissimo, a conferma della realtà di un evento biologico le cui origini risalgono a sistemi nervosi minuscoli e a età remotissime.

Neurobiologia del tempo intende confermare che il tempo è reale, anche se per la fisica è un arcaico, obsoleto e ingannevole arnese mentale. Nel 1905 il fisico Albert Einstein, infatti, dichiarava che il tempo è relativo alla velocità: più alta la velocità, più lento il tempo. Nel 1908 il matematico Herman Minkowski sosteneva che tempo e spazio erano destinati a diventare ombre, solo la loro unione avrebbe conservato una realtà indipendente. A partire dalla metà del XIX secolo, le scienze del sistema nervoso iniziarono a studiare i meccanismi nervosi che creano e manipolano il tempo. In particolare il medico e fisico Hermann von Helmholtz scoprì l’intervallo che corre fra gli stimoli nervosi e quelli che essi determinano. Intervallo che rappresenta una latenza tra stimolo e percezione del suo effetto, questa latenza è una delle regole dei meccanismi cerebrali, compresi quelli della coscienza, quindi uno dei capisaldi dell’esistenza.

Neurobiologia del tempo: tra tempo biologico e tempo soggettivo

Esiste un tempo che il cervello manipola e distorce prima di trasmetterlo alla coscienza, una parte del tempo è un ‘tempus perdus’ (tempo perduto, oggi si parla di ‘tempo compresso’) perché la coscienza non ne è informata. Il cervello può distorcere il tempo solo perché lo crea. Quindi che cos’è il tempo? Il tempo è formato (e non percepito) da meccanismi nervosi trasmessi geneticamente da una generazione all’altra. Il senso del tempo, la cui rappresentazione è uno degli enigmi della mente, ha tre aspetti: la stima della durata, dell’attesa e dell’ordine di successione degli eventi. Il tempo è creato dal cervello, senza che al suo interno esista un organo centrale e circoscritto del senso del tempo. Per questo il senso del tempo, unico fra le sue sensazioni, è presente come tempo oggettivo e soggettivo (con la componente emotiva) in tutte le esperienze sensoriali. Il tempo non si percepisce come evento del mondo esterno. Il tempo si sente come evento della coscienza di sé e del mondo.

Del senso del tempo sono elementi costitutivi le aree cerebrali della memoria. In particolare l’ippocampo, che è l’organo chiave sia della memoria sia del senso del tempo e dello spazio. Il tempo non è sempre lo stesso tempo. La manipolazione del senso del tempo rende le percezioni più incisive e, nel caso della casualità, più convincenti di quanto sarebbero se la compressione non avvenisse. Complessa ed elusiva, la compressione del tempo è un evento chiave e costante dell’esperienza sensoriale e dei meccanismi cognitivi.

Da oltre un decennio, uno de temi della neurobiologia del tempo è capire in quale degli emisferi cerebrali vengano elaborate prevalentemente le dimensioni emotive e quelle razionali del senso del tempo, poiché non esistono due cervelli uguali, il senso del tempo è diverso da persona a persona. L’organizzazione nervosa dei meccanismi del tempo è complessa e si estende dai lobi prefrontali al cervelletto.

Il tempo non si percepisce, ma si sente. L’esperienza del tempo è creata dal cervello. Il senso del tempo è un evento della coscienza, anche nell’incoscienza del sonno. Il tempo è dunque reale ed è una dimensione essenziale della vita: il libro Neurobiologia del tempo descrive studi e prove della sua esistenza. Attraverso i capitoli l’autore ci permette di comprendere la complessità dei processi nervosi del senso del tempo e il rapporto con lo spazio e con il numero (domini nei quali il cervello codifica e calcola la quantità). Delinea il valore del tempo per la memoria, il linguaggio e la musica. Ci permette di riflettere su cosa accade al senso del tempo in occasione di una lesione cerebrale o di una malattia. Per gli appassionati di scienza Neurobiologia del tempo è un libro da leggere, ricco di approfondimenti in tutte le materie e volto ad andare verso l’unità della comprensione scientifica sull’essere umano.

Nell’ultimo capitolo l’autore afferma ‘la neurobiologia del tempo è certamente uno dei meccanismi fondamentali della coscienza’.  Quindi, non possiamo congedarci dal tempo!

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SCRITTO DA
Mara Fantinati
Mara Fantinati

Psicoterapeuta Sessuologo Cognitivo-Comportamentale, Studi Cognitivi, Modena

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Benini, A. (2017). Neurobiologia del tempo. Raffaello Cortina Editore
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