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La psicologia di Internet (2017) di Patricia Wallace – Recensione del libro

Obiettivo del libro 'La psicologia di Internet' è fornire un’analisi degli aspetti psicologici in relazione a mezzi digitali e ai nuovi ambienti virtuali

Di Alessia Incerti

Pubblicato il 08 Set. 2017

Patricia Wallace nella sua seconda edizione de La psicologia di Internet racconta come la rivoluzione di Internet sia giunta a influenzare e cambiare le nostre abitudini di comportamento, le regole si comunicazione e i rapporti tra le persone “in modi talvolta curiosi“.

 

Nel 1999 Patricia Wallace – insegnante della Graduate School del Maryland University College studiosa in materia di psicologia delle relazioni e dell’apprendimento – pubblica la prima edizione de Psicologia di Internet. Per dare al lettore un’idea del contesto, nel 1999 Mark Elliot Zuckerberg era studente di liceo e ancora non si sospettava cosa avrebbe mai ideato pochi anni dopo.

Instagram, come molti altri social ora in voga, non era nemmeno allo studio, sarà lanciato infatti undici anni dopo. Le librerie erano ancora principalmente fatte di muri e persone e se ti serviva comprare qualcosa cercavi il negozio più vicino non il pc o la Wi-Fi per un rapido acquisto online.

Internet rappresenta un ambiente completamente nuovo per il comportamento sociale e l’autrice de La psicologia di Internet ha continuato a studiarlo in tutte le sue manifestazioni e prodotti e come ci spiega:

Abbiamo avuto migliaia di anni di evoluzione per prendere confidenza con le interazioni umane in situazioni a faccia a faccia, ma appena due decenni per il mondo online diffuso su larga scala, e ora è il luogo, dove si svolge molta dell’interazione umana, con strumenti del tutto diversi (….) Non solo manca il contatto faccia a faccia, ma c’è anche la distanza fisica, l’incertezza sul pubblico che ci vede e ci ascolta, la percezione dell’anonimato, la mancanza di un feedback immediato e gli strumenti di comunicazione che usiamo si basano principalmente su testo e immagini. Al tempo stesso Internet è un motore senza precedenti di innovazione, connessione e sviluppo umano.


Ricordiamo il significato del termine Internet? Dal punto di vista tecnico è definito come un sistema globale di reti di computer interconnesse, che fanno uso dello stesso protocollo di comunicazione. L’obiettivo del libro La psicologia di Internet è soprattutto fornire un’analisi degli aspetti psicologici di qualunque situazione in relazione a mezzi digitali e ai nuovi ambienti virtuali.

Gli ambienti d’internet cambiano e si evolvono molto rapidamente, per cui non è possibile mantenere uno schema classificatorio fisso. Si può però creare uno schema del genere basato su caratteristiche specifiche che possono influenzare il comportamento umano.

La psicologia di Internet: quali sono gli ambienti internet di maggior uso comune?

Il web: ricordiamo la definizione? World Wide Web è il primo ambiente online, che è stato reso disponibile a milioni di persone. Il web è considerato una fonte d’informazioni molto importante.

La faccia oscura di Internet: il Deep Web e il Dark Web. Il Deep Web è molto più esteso del Web di superficie. La maggior parte del materiale è in database accessibile solo agli utenti che sono in grado di inserire gli opportuni termini di ricerca. Il Dark Web è una sottosezione del Deep Web, in altre parole i siti che sono invisibili ai motori di ricerca che scansionano il Web di superficie e richiedono un’autorizzazione o software dedicati. Spesso queste piattaforme sono sfruttate a sfondo criminale, per evitare la censura, e per commettere atti illeciti.

Un altro ambiente degli utenti della rete è la posta elettronica, memorizziamo gli indirizzi email delle persone che incontriamo più degli indirizzi di casa.

I forum di discussione asincrona sono ambienti che permettono uno scambio continuato, in cui le persone partecipano a discussioni su un argomento. Quest’ultime possono durare poche ore, oppure anche arrivare a durare settimane. I forum di discussione asincrona possono utilizzare piattaforme diverse: indirizzi di posta elettronica e sistemi di bacheca elettronica.

Le piattaforme più amate dai teenagers sono certamente le chat sincrone e di messaggistica istantanea, permettono o di riprodurre una conversazione in tempo reale usando solo parole digitate su una tastiera.

I blog sono siti che sono aggiornati continuamente con nuovo materiale e che permettono ai lettori di esprimere la propria opinione mediante commenti. La maggior parte dei contenuti è informale.

I social network: la vera rivoluzione in materia di rapporti interpersonali; forniscono la possibilità di costruire un proprio profilo e di connettersi con familiari, amici, colleghi e altre persone. I social network permettono di scrivere post su una bacheca centrale, ma anche di inviare messaggi come se fossero normali SMS. Sono social network anche i siti utilizzati per la condivisione di contenuti (YouTube, Flickr, Instagram e Snapchat). Insomma creiamo e manteniamo relazioni umane, attraverso una macchina e senza un umano davanti a noi…o almeno non necessariamente. In particolare Twitter è un social network, dove gli utenti possono scambiarsi messaggi e aggiungere altri contenuti mediali. Ogni utente può accumulare followers (persone che lo seguono) che vede tutti i suoi messaggi di testo. Qui, gli utenti possono seguire chiunque, senza bisogno dell’approvazione della richiesta d’amicizia. La convenzione dell’hashtag facilita la ricerca dei messaggi tramite parole chiave.

I messaggi WhatsApp, simili a Twitter, sono dei brevi che la maggior parte dei destinatari legge non appena arrivano, spesso interrompendo quello che stanno facendo senza nemmeno avere la percezione di essersi distratti.

Internet fa perdere tempo?

Questa domanda è il titolo che Wallace sceglie per il capitolo undicesimo del suo libro La psicologia di Internet. Spesso i ricercatori ci chiedono di misurare per quanto tempo siamo connessi, ma se abbiamo internet al polso, per misurare passi e calorie, e lo smartphone in tasca per i messaggi, la posta elettronica o altro, di fatto, siamo connessi 24 ore su 24 e sette giorni su sette. Certo la connettività ubiquitaria ha molti vantaggi e aumenta la nostra efficacia: posso fare la spesa su un’App mentre sono in metropolitana e sto andando in studio, posso terminare un articolo mentre sto attendendo il treno lavorando in condivisione con il collega che è rimasto in ufficio e molte altre cose ancora.

Effetti collaterali? Forse il mio capo si aspetterà che io risponda a una sua mail la domenica. Vita personale e vita professionale si mescolano ed emergono nuovi obblighi morali e aspettative. Come racconta l’autrice nel libro La psicologia di Internet costruire un equilibrio tra casa e lavoro è divenuto molto più complesso da quando la connettività ubiquitaria è la nostra compagna inseparabile. Saper stabilire i confini diviene importante quanto complicato, lo spazio e il tempo non sono più gli elementi che tracciano il confine.

Nel testo si citano diverse ricerche sull’argomento ad esempio in uno studio longitudinale, i ricercatori hanno studiato coppie newyorkesi per due anni, hanno raccolto dati sulla loro vita di coppia, sui livelli di stress e sull’uso degli strumenti tecnologici. I risultati hanno evidenziato una forte correlazione tra l’uso continuo dello smartphone e un effetto “straripamento”, per cui la vita professionale invadeva pericolosamente la vita domestica, provocando maggiore stress e minore soddisfazione relazionale.

Le caratteristiche della rete creano dipendenza?

Numerose sono le ricerche condotte dagli anni novanta su questo tema e naturalmente con esiti diversi secondo la tipologia del campione. Tuttavia un punto comune da rilevare è che vi sono ambienti virtuali particolarmente affascinanti e irresistibili. Wallace spiega:

Qualsiasi ambiente di Internet può rivelarsi sufficientemente attraente da generare problemi a persone vulnerabili che sono di per sé inclini a comportamenti compulsivi in altri contesti della loro vita. Tuttavia, analizzando più da vicino gli studi che valutano i tassi di prevalenza, si può notare che determinati ambienti ricorrono regolarmente.

Ecco gli ambienti più irresistibili e connessi alla dipendenza: social network; le aste online e i giochi online. L’architettura di questi ultimi è progettata per indurre la persona a giocare ripetutamente. L’autrice descrive gli effetti psicologici ma anche i vantaggi che hanno su chi ne usufruisce, con particolare attenzione ai bambini e agli adolescenti.

Una dimensione psicologica patognomica collegabile alla dipendenza dalla rete è identificabile mediante l’acronimo inglese FOMO (Fear of Missing Out) coniato negli anni Novanta. Nell’Oxford English Dictionary si legge: “L’ansia che in quel momento possa verificarsi da qualche altra parte un evento interessante o eccitante, frequentemente generata da post visionati su un social medium”.

Insomma sempre connessi per l’ansia di non sapere tutto? Ovvero sperimentare la paura di essere tagliato fuori, questo sentimento è uno degli indici di dipendenza patologica da internet.

Un’ulteriore dimensione psicologica tipica degli ambienti online e della comunicazione virtuale è il grado di anonimato possibile. Quando il livello di consapevolezza di sé è più basso, esso può influenzare il comportamento delle persone. Un’altra variabile modulatrice è la presenza o assenza di un’autorità locale. Il più importante modulatore del comportamento nei diversi ambienti online è lo scopo che anima le persone che li visitano, ma talvolta lo scopo può essere il sentimento di paura dell’essere tagliato fuori. Questa paura può essere così intensa da farci dimenticare le scadenze, confondere le priorità e trascurare le relazioni. I messaggi sul social a volte sostituiscono le interazioni a faccia a faccia, i messaggi vocali creano l’illusione di essere più in relazione, le persone non imparano o disimparano a utilizzare i feedback della comunicazione non verbale, non c’è nessuno da guardare negli occhi e i neuroni specchio non si attivano. La mancanza di reciprocità può essere in relazione anche a comportamenti aggressivi spesso presenti in rete, che l’autrice esamina alla luce degli studi di psicologia dell’aggressività.

La studiosa, in La psicologia di Internet, approfondisce il tema delle dinamiche di gruppo in rete e di alcuni fenomeni sociali che come il conformismo, il confronto d’idee, i conflitti e la collaborazione.

Infine potere agli utenti

In conclusione ricordo l’obiettivo del libro La psicologia di Internet ovvero analizzare l’impatto psicologico che internet ha sull’essere umano. Vi sono effetti potenzialmente dannosi, pertanto sono opportune alcune raccomandazioni in modo particolare a beneficio dei giovani e degli adolescenti.

La rete è una tecnologia molto giovane e in continuo cambiamento che offre potenzialità e numerosi vantaggi. Wallace prende in considerazione l’altruismo, il volontariato e l’uso del Web per campagne di raccolta di fondi e diffusione di gruppi di sostegno.

Studiare la relazione tra essere umani e internet comprende anche lo studio del potere che gli utenti hanno su internet e sugli sviluppi e usi futuri. Non siamo però per forza dipendenti: abbiamo, infatti, la possibilità di influenzare questo strumento.

E poi il futuro? Non posso che essere d’accordo con la prudenza dell’autrice nel formulare previsioni:

Ci sono voluti cent’anni perché i libri arrivassero ad avere un’influenza tanto fondamentale sulla società; e per noi oggi, seicento anni dopo, i libri continuano a essere una parte essenziale delle nostre vite.. Considerando quanto Internet ci abbia sorpreso nei primi decenni della sua esistenza, l’unica previsione sicura è che sono in serbo per noi molte altre sorprese.

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Alessia Incerti
Alessia Incerti

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • D. Weinberger (2012), La stanza intelligente. La conoscenza come proprietà della rete, tr. it. Codice, Torino
  • P. Wallace (2017), La psicologia di Internet. Editore Raffaello Cortina
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