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Emotion Acceptance Behavior Therapy (EABT): un nuovo possibile trattamento per l’anoressia nervosa nei soggetti adulti?

L' EABT è un tipo di terapia cognitiva per l'anoressia nervosa, finalizzato a diminuire l'evitamento emozionale e ad accettare le emozioni negative.

Di Chiara Francesconi

Pubblicato il 06 Lug. 2017

Aggiornato il 17 Lug. 2017 10:30

L’emotion acceptance behavior therapy (EABT) è una strategia psicoterapeutica ambulatoriale progettata specificamente per il trattamento di adulti e tardo adolescenti con Anoressia Nervosa (Wildes et al., 2011).

 

I presupposti teorici dell’ EABT per il trattamento dell’ anoressia

Nel corso dell’ultimo decennio sono avvenuti importanti progressi nella gestione dell’ anoressia nervosa (AN) in adolescenza (Lock et al., 2009); tuttavia una significativa minoranza di soggetti non ottiene benefici diretti dal trattamento (Eisler et al., 2007) e il passaggio ad altre forme di disturbo alimentare è piuttosto comune (Tozzi et al., 2005). Per di più, i trattamenti per i soggetti adulti con Anoressia restano ancora in fase di ricerca e sperimentazione (Wilson et al., 2007).

L’emotion acceptance behavior therapy (EABT) è una strategia psicoterapeutica ambulatoriale progettata specificamente per il trattamento di adulti e tardo adolescenti con Anoressia (Wildes et al., 2011).

In accordo con i primi scritti di Bruch (1988) e Slade (1982) e con le più recenti formulazioni dell’ anoressia nervosa e dei disturbi alimentari (vedi Fairburn, 2008; Schmidt et al., 2006), L’EABT si basa su un modello teorico che enfatizza il ruolo dei sintomi anoressici nel facilitare l’evitamento emozionale. Il modello postula che le persone con Anoressia mostrano spesso caratteristiche individuali, come tratti di personalità evitanti e problemi di ansia e umore, che rendono le loro esperienze emotive negative e incontrollabili. Queste esperienze emozionali negative sfociano nell’evitamento emozionale, cioè nel desiderio di evitare di sperimentare sensazioni fisiche, pensieri, impulsi e comportamenti correlati agli stati emotivi. I sintomi dell’ Anoressia (come l’eccessiva restrizione dietetica, i comportamenti di compensazione, l’eccessivo esercizio fisico, i pensieri rimuginanti su cibo, corpo e peso) vengono visti come elementi facilitanti l’evitamento emozionale, in quanto, da un lato, prevengono l’insorgere di emozioni negative e, dall’altro, riducono l’intensità e la durata delle reazioni emotive.

L’EABT ipotizza la presenza di due principali problemi correlati all’evitamento emozionale: in primo luogo, sebbene i sintomi possano ridurre le emozioni negative nel breve termine, nel lungo periodo gli sforzi di evitare i vissuti emotivi incrementa la frequenza e l’intensità delle reazioni emotive negative. Ciò a sua volta alimenta il circolo vizioso di vulnerabilità emotiva, evitamento e disturbo alimentare. Secondariamente, dal momento che i soggetti passano molto tempo focalizzati sulle loro ruminazioni e su tutto ciò che riguarda alimentazione, corpo e peso, i loro obiettivi nelle restanti aree di vita vengono spesso offuscati e messi da parte (Wildes et al., 2011).

Come funziona l’ EABT

L’EABT si propone pertanto di trattare non solo i sintomi, ma anche l’evitamento emozionale e la disconnessione dalle attività sociali, ricreative ed affettive.

L’EABT combina interventi comportamentali standard, rivolti alla gestione dei sintomi clinici (come il monitoraggio del peso corporeo e la prescrizione di un’alimentazione regolare e bilanciata) con tecniche psicoterapeutiche rivolte all’aumento della consapevolezza emotiva, alla riduzione dell’evitamento emozionale e all’incoraggiamento della ripresa di attività di valore e relazioni interpersonali.

L’EABT ha avuto forti influenze dalle terapie comportamentali di terza generazione, come l’ACT (Acceptance and Commitment Therapy), la DBT (Dialectical Behavior Therapy) e la MBCT (Mindfulness-Based Cognitive Therapy) (Hayes, 2004). Queste terapie sono simili agli approcci cognitivo comportamentali nell’utilizzo di strategie di cambiamento comportamentali supportate empiricamente (come le esposizioni, l’analisi comportamentale); tuttavia le terapie di terza generazione si distinguono per l’enfasi posta sul contesto e sulle funzioni dei fenomeni psicologici, piuttosto che sulla modificazione cognitiva dei sintomi. Pertanto, l’EABT si propone di aiutare i pazienti ad identificare le funzioni che assolvono i sintomi dell’ Anoressia, compresa la correlazione con l’evitamento emozionale, e di promuovere strategie alternative (come lo sviluppo di tolleranza e di valore alle esperienze emotive negative) per favorire la riconnessione con le attività quotidiane e le relazioni affettive. Non vengono invece utilizzati gli strumenti cognitivi di ristrutturazione dei pensieri disfunzionali.

L’EABT si sviluppa in tre fasi. Nella prima fase, come in altre psicoterapie, il focus è indirizzato a motivare il paziente al trattamento e costruire una buona alleanza terapeutica. Lo scopo principale è quello di creare una formulazione personalizzata e condivisa del disturbo con particolare enfasi sulla relazione tra sintomi ed esperienza emotiva, illustrando come i comportamenti agiti servano a disconnettere il paziente dall’emotività negativa, ma anche dalle relazioni e dagli affetti. Sulla base di questo modello iniziale vengono fissati gli obiettivi del trattamento: 1) mantenimento del peso (e solo successivamente, recupero di peso); 2) riduzione dei sintomi tipici del disturbo alimentare, 3) accettazione delle emozioni e di altre esperienze evitate; 4) coinvolgimento interpersonale e relazionale.

Lo scopo della fase due è quello di aiutare il paziente a raggiungere gli obiettivi attraverso l’uso di tecniche psicoterapeutiche adattate dalle terapie comportamentali di terza generazione (mindfulness, accettazione e contatto con il momento presente). Ad esempio, quando il paziente si sentirà ansioso nei confronti di un determinato alimento, le strategie mindfulness l’aiuteranno ad osservare, descrivere e tollerare le sensazioni, i pensieri e le sensazioni fisiologiche relative a questa esperienza (piuttosto che sfidare la validità delle sue credenze, come avviene per le ristrutturazioni cognitive). In modo simile, l’esposizione graduata può aiutare il paziente ad aumentare la capacità di fronteggiare alcune situazioni che provocano reazioni aversive (come gli ambienti sociali). Infine, l’auto-monitoraggio viene usato per aiutare il paziente ad identificare il legame che unisce sintomi e reazioni emotive, o sintomi e distacco dalle relazioni.

La terza e ultima fase del protocollo EABT si focalizza sul consolidamento degli obiettivi, sulla prosecuzione delle pratiche comportamentali e sulla pianificazione della chiusura del trattamento. (Wildes et al., 2011).

I risultati ottenuti con l’applicazione di questo modello appaiono stimolanti ma necessitano di ulteriori approfondimenti e ricerche. Tuttavia, i promettenti esiti ottenuti finora fanno aumentare l’interesse nell’utilizzo delle strategie mindfulness e degli interventi basati sull’accettazione per il trattamento di adulti con anoressia nervosa (Baer et al., 2005; Berman et al., 2009; Wildes et al., 2011).

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Wildes, J.E., Marcus, M.D. (2011). Development of Emotion Acceptance Behavior Therapy for anorexia nervosa: A case series. Int J Eat Disord, 44(5): 421-427.
  • Lock, J., Fitzpatrick, K.K. (2009). Advances in psychotherapy for children and adolescents with eating disorders. American Journal of Psychotherapy, 63, 287-303.
  • Eisler, I., Simic, M., Russel, G.F.M., Dare, C. (2007). A randomised controlled treatment trial of two forms of family therapy in adolescent anorexia nervosa: a five-year follow-up. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 48, 552-560.
  • Tozzi, F., Thornton, L.M., Klump, K.L., Fichter, M.M., Halmi, K.A., Kaplan, A.S., Kaye, W.H. (2005). Symptom fluctuation in eating disorders: Correlates of diagnostic crossover. The American Journal of Psychiatry, 162, 732-740.
  • Wilson, G.T., Grilo, C.M., Vitousek, K.M. (2007). Psychological treatment of eating disorders. American Psychologist, 62, 199-216.
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  • Slade, P. (1982).Towards a functional analysis of anorexia nervosa and bulimia nervosa. Br J Clin Psychol. 21:167–179.
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  • Hayes, S.C. (2004). Acceptance and commitment therapy, relational frame theory, and the third wave of behavioral and cognitive therapies. Behavior Therapy. 35:639–665.
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  • Berman, M.I., Boutelle, K.N., Crow, S.J. (2009) A case series investigating acceptance and commitment therapy as a treatment for previously treated, unremitted patients with anorexia nervosa. Eur Eat Disord Rev., 17:426–434.
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