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Restringimento della pupilla e rischio di depressione a seguito di una catastrofe naturale

E' stato dimostrato che il restringimento pupillare di fronte ad espressioni facciali emotigene predice un incremento significativo dei sintomi depressivi.

Di Carmen Campana

Pubblicato il 14 Giu. 2017

Aggiornato il 03 Ott. 2018 10:43

La pupilla è collegata a regioni cerebrali (corteccia cingolata anteriore e prefrontale dorsolaterale) coinvolte nell’elaborazione cognitiva ed emotiva degli stimoli. Il fatto che il decremento del diametro pupillare di fronte a informazioni emotive negative sia un fattore di rischio per la depressione è stato confermato sia negli adulti che nei bambini.

 

Il restringimento pupillare di fronte a stimoli negativi e il rischio di depressione

Quando le catastrofi naturali colpiscono una comunità hanno effetti sconvolgenti, pertanto costituiscono eventi di vita significativi con una forte accezione negativa.

Nonostante diverse ricerche abbiano trovato che lo stress legato ad un evento catastrofico possa predire un incremento dei sintomi depressivi (Bonanno, Brewin, Kaniasty, & La Greca, 2010), soltanto il 20-25 % delle persone con questa tipologia di esperienza sviluppa effettivamente depressione (van Praag, de Koet, & van Os, 2004). Ciò accade perché non tutti i soggetti possiedono lo stesso livello di vulnerabilità allo stress. Dunque, riuscire a capire quali siano le persone più inclini a sviluppare depressione a seguito di una catastrofe naturale può consentire di erogare interventi ad hoc su un gruppo target, piuttosto che dissipare le poche risorse esistenti sul campo.

Per comprendere quale sia il gruppo-oggetto d’intervento si può misurare la dilatazione pupillare che avviene in risposta a stimoli emotivi negativi. La pupilla è infatti collegata a regioni cerebrali (corteccia cingolata anteriore e prefrontale dorsolaterale) coinvolte nell’elaborazione cognitiva ed emotiva degli stimoli (Murphy, O’Connell, O’Sullivan, Robertson, & Balsters, 2014; Siegle, Steinhauer, Stenger, Konecky, & Carter, 2003). Il fatto che il decremento del diametro pupillare di fronte a informazioni emotive negative sia un fattore di rischio per la depressione è stato confermato sia negli adulti (Silk et al., 2007) che nei bambini (Steidtmann, Ingram, & Siegle, 2010).

A partire da queste premesse, ha origine uno studio dell’Università di Binghamton, colpita da un’alluvione nel 2011. Obiettivo della ricerca era indagare se il decremento della risposta pupillare a stimoli emotivi negativi potesse predire cambiamenti dei sintomi depressivi in soggetti sottoposti ad alti livelli di stress, come una catastrofe ambientale.

Questa ipotesi è stata verificata valutando se i livelli oggettivi di stress conseguenti l’alluvione di Binghamton potessero modulare la relazione tra risposta pupillare e prospettive di cambiamento nei sintomi depressivi. I partecipanti all’esperimento erano 51 donne colpite dall’alluvione, con storia di disturbo depressivo maggiore (DDM) e senza alcuna comorbilità con altri disturbi dell’umore del DSM-IV. Esse avevano svolto un compito al computer per valutare la riposta pupillare ad espressioni facciali emotigene e avevano riportato i loro sintomi depressivi prima e dopo l’alluvione, dopo aver verificato che tale evento avesse effettivamente provocato un alto livello di stress nelle loro vite.

I risultati hanno dimostrato che, nelle donne con alti livelli di stress correlati all’alluvione, il restringimento pupillare in risposta alle espressioni facciali emotigene predice un incremento significativo dei sintomi depressivi.

Una delle teorie alla base è che la vulnerabilità alla depressione possa essere latente fin quando non si verificano eventi talmente stressogeni da attivarle. Nello specifico, usando come marker biologico la risposta pupillare, i soggetti che presentano un suo decremento in risposta a stimoli emotigeni negativi potrebbero usare una strategia di soppressione a seguito di eventi di vita negativi. Ciò implicherebbe la mancata risposta a stimoli/esperienze salienti che seguono tali eventi determinando un rischio maggiore di manifestare sintomi depressivi.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Binghamton University, State University of New York. (2017, May 23). Depression risk following natural disaster can be predicted via pupil dilation. ScienceDaily. Retrieved June 4, 2017 from www.sciencedaily.com/releases/2017/05/170523095426.htm
  • Bonanno, G. A., Brewin, C. R., Kaniasty, K., & La Greca, A. M. (2010). Weighing the costs of disaster consequences, risks, and resilience in individuals, families, and communities. Psychological Science in the Public Interest, 11, 1–49.
  • Murphy, P. R., O’Connell, R. G., O’Sullivan, M., Robertson, I. H., & Balsters, J. H. (2014). Pupil diameter covaries with BOLD activity in human locus coeruleus. Human Brain Mapping, 35, 4140–4154.
  • Siegle, G. J., Steinhauer, S. R., Stenger, V. A., Konecky, R., & Carter, C. S. (2003). Use of concurrent pupil dilation assessment to inform interpretation and analysis of fMRI data. NeuroImage, 20, 114–124.
  • Silk, J. S., Dahl, R. E., Ryan, N. D., Forbes, E. E., Birmaher, B., Axelson, D., & Siegle, G. J. (2007). Pupillary reactivity to emotional information in child and adolescent depression: Links to clinical and ecological measures. American Journal of Psychiatry, 164, 1873–1880.
  • Steidtmann, D., Ingram, R. E., & Siegle, G. J. (2010). Pupil response to negative emotional information in individuals at risk for depression. Cognition & Emotion, 24, 480–496.
  • van Praag, H. M., de Koet, E. R., & van Os, J. (2004). Stress, the brain, and depression. Cambridge, England: Cambridge University Press.
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