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La musica come strumento di prevenzione e benessere nella relazione di attaccamento

I benefici che la musica offre rispetto allo sviluppo del bambino e alla relazione di attaccamento, sono state ampiamente dimostrati negli ultimi decenni

Di Camilla Bongiovanni

Pubblicato il 28 Giu. 2017

Aggiornato il 09 Set. 2019 15:19

La musica ha delle potenzialità educative, preventive e terapeutiche che la rendono un interessante strumento in grado di facilitare la comunicazione, la relazione, lo scambio emotivo e affettivo; essa nasconde potenzialità anche per il benessere della relazione di attaccamento tra madre e bambino.

Camilla Bongiovanni – OPEN SCHOOL Studi Cognitivi Modena

 

Il potere della musica è noto da millenni, ma l’idea di una musicoterapia strutturata emerse soltanto verso la fine degli anni Quaranta, soprattutto per via del gran numero di soldati che tornavano dai campi di battaglia della seconda guerra mondiale con ferite alla testa e lesioni cerebrali traumatiche o «affaticamento da battaglia». Nel caso di molti di questi soldati si scoprì che il loro dolore, la loro sofferenza e perfino – pareva – alcune risposte fisiologiche (frequenza del polso, pressione ematica e simili) potevano essere alleviati o migliorati dalla musica.(Sacks, 2010)

La musica, intesa come forma d’arte fortemente comunicativa e emozionale, ha delle potenzialità educative, preventive e terapeutiche che la rendono un interessante strumento in grado di facilitare la comunicazione, la relazione, lo scambio emotivo e affettivo, la motricità, il linguaggio e, in modo indiretto, il benessere della persona.

In particolare, l’uso della musica e degli elementi musicali, come suono, ritmo, melodia e armonia, in un percorso volto a soddisfare necessità fisiche, emozionali, psicologiche e sociali dei soggetti coinvolti e a sviluppare le funzioni potenziali e residue dell’individuo, migliorando così la sua qualità della vita, si può definire, a prescindere dall’ambito di applicazione, musicoterapia: la musicoterapia è dunque una modalità di approccio alla persona che utilizza il suono e la musicalità come strumento di comunicazione non verbale, per intervenire a livello educativo, preventivo e terapeutico (Postacchini, 1985; Schön, Akiva-Kabiri, Vecchi, 2007; Sacks, 2010).

Il potere benefico della musica: da dove deriva?

Le potenzialità della musica rispetto al benessere fisico, psicologico e sociale dell’uomo si basano sul fatto che quest’ultima veicola un significato emotivo, soggettivo e spesso molto intenso: tramite la musica, è possibile esplicitare, condividere ed elaborare in modo funzionale il proprio vissuto emotivo, entrando così in risonanza emotiva con sé stessi e con l’altro.

L’aspetto prettamente emotivo dell’esperienza musicale, poi, è strettamente connesso a quello fisiologico: l’ascolto di melodie lente e tendenzialmente classiche, comporta una riduzione complessiva del livello di attivazione dell’organismo, in particolar modo della pressione arteriosa, del battito cardiaco, del ritmo respiratorio e della secrezione di corticolo, riduzione che ha degli effetti benefici sul benessere psicofisico dell’organismo, oltre a veicolare vissuti di affettività ed emotività positiva (Shenfield, Trehub, Nakata, 2003; Schön, Akiva-Kabiri, Vecchi, 2007).

Infine, la musica può diventare uno strumento molto utile per la stimolazione dello sviluppo neurobiologico delle strutture cerebrali nel bambino oppure dell’adulto, nel caso di lesioni, traumi o danni alle aree corticali e sottocorticali. Infatti, essendo la musica una funzione complessa che coinvolge e stimola ampie reti neurali ed essendo essa accessibile a tutti, a prescindere dalle competenze linguistiche, cognitive e sociali, le esperienze musicali sembrano poter modificare entro certi limiti le connessioni cerebrali e migliorare alcune capacità non prettamente musicali, come la memoria, le competenze simboliche, la coordinazione motoria (Schön, Akiva-Kabiri, Vecchi, 2007; Sacks, 2010).

Gli effetti della musica sulla relazione di attaccamento

Per quanto riguarda nello specifico la prima infanzia e la relazione di attaccamento, le opportunità che la musica offre rispetto allo sviluppo cognitivo, linguistico e relazionale del bambino e rispetto al funzionamento, al benessere e alla condivisione dell’affettività positiva nella coppia genitore-bambino, sono state ampiamente dimostrate negli ultimi decenni (Postacchini, 1985; Standley, 2002; Tafuri, Villa, 2002; Abad, Edwards, 2004; Schwaiblmair, 2005; Schön, Akiva-Kabiri, Vecchi, 2007; Tafuri, 2007; Shoemark, Dearn, 2008; Edwards, 2011a, 2011b).

La relazione di attaccamento, infatti, si basa sulla regolazione interattiva e reciproca degli stati psicobiologici e, di conseguenza emozionali, di madre e bambino: durante episodi di sintonizzazione reciproca all’interno della diade, la musica e gli scambi ritmici e melodici nella diade possono diventare strumenti fondamentali per il benessere nella coppia madre-bambino, dal momento che stimolano e rinforzano schemi di interazione strutturati, ma flessibili, basati sull’alternanza dei turni e quindi su un consolidato sistema di aspettative reciproche, su cui la sicurezza della relazione di attaccamento può fondarsi (Malloch, 1999; Schön, Akiva-Kabiri, Vecchi, 2007; Tafuri, 2007; Shoemark, Dearn, 2008; Edwards, 2011a, 2011b).

Secondo Edwards (Edward, 2011a), la musicalità comunicativa dello scambio madre-bambino, costruita su un ritmo musicale flessibile, negoziato e condiviso tra i membri della diade, che continuamente modulano tempo, intensità, intonazione e movimento in modo tale da adattarsi al partner, permette al caregiver e all’infante di esprimere e di scambiare con l’altro informazioni sul proprio stato emotivo, rafforzando così il legame e il rispecchiamento reciproco nella diade; la musica può essere nella prima infanzia uno dei principali mezzi di sintonizzazione con l’adulto e di comunicazione, istintivo, implicito, non verbale e, in quanto tale, adeguato al livello di sviluppo linguistico, cognitivo e emotivo del bambino.

This musical experience can offer a supportive holding place for the incomprehensible of their feeling world until it is ready, like the infant’s eventual development of words, to become a story that can be hold. (Edwards, 2011a)

La musica, però, non ha un ruolo soltanto nella sincronia emotiva all’interno della relazione di attaccamento: le esperienze musicali, soprattutto se partano dello scambio tra madre e bambino, stimolano e sostengono lo sviluppo dei processi percettivi, linguistici, cognitivi e di elaborazione e integrazione delle informazioni provenienti dal mondo esterno (Standley, 2002; Tafuri, Villa, 2002; Schwaiblmair, 2005; Schön, Akiva-Kabiri, Vecchi, 2007); inoltre, tramite la musica, intesa come rituale e esperienza esclusiva e ripetuta in contesti o in momenti particolari, il bambino ha la possibilità di raggiungere con più facilità e continuità compiti evolutivi cruciali, come la regolazione della nutrizione, del ritmo veglia-sonno, della stimolazione attentiva e affettiva.

A conferma del potenziale ruolo della musica nella prima infanzia e, specificamente, nella relazione di attaccamento, la meta-analisi condotta da Standley e colleghi (Standley, 2002) conferma l’effetto, significativo, globale e unidirezionale della musica sul miglioramento della relazione madre-bambino, oltre che sul benessere di entrambi: ad esempio, dalla ricerca emerge che melodie e suoni ripetitivi e musicali hanno un effetto immediato nel rilassamento del neonato, riducendo il livello di attivazione e di stress e inducendo il sonno e la calma; inoltre, la musica stimola e orienta lo sviluppo linguistico del piccolo, in quanto fornisce gli elementi sonori di base, tra cui non solo i suoni, ma anche la ritmicità e l’intonazione, della lingua madre; continuando, la musica, come esperienza ripetuta, protetta e semplificata, costituisce un meccanismo che permette di mantenere una sorta di equilibrio, durante stimolazioni multimodali e complesse, stimolando e incrementando lo sviluppo neurologico del neonato e promuovendo la tolleranza a stimolazioni sempre più articolate; infine, la musica può offrire ulteriori benefici al neonato e al caregiver, rafforzando il legame emotivo e la sintonia tra i due e creando spazi di affettività positiva.

This meta-analyses on music research with premature infants showed an overall large, significant, consistent effect size of almost a standard deviation. […] Music alone or combined with the human voice would seem to be a valuable resource for enhancing developmental goals and functioning to reduce stress, to provide developmental stimulation during a critical period of growth, to promote bonding with parents, or to facilitate neurologic, communication, and social development. (Standley, 2002)

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Edwards, J. (2011a). The use of music therapy to promote attachment between parents and infants. The Arts in Psychotherapy, 38, 190-195.
  • Malloch, S.N. (1999). Mothers and infants and communicative musicality. Musicae Scientiae, 29-57.
  • Postacchini, P.L. (1985). La psicologia della musica in Europa e in Italia: atti del primo colloquio, Bologna 27/28 aprile 1985, Bologna: Editrice CLUEB.
  • Sacks, O. (2010). Musicofilia. Racconti sulla musica e il cervello, Milano: Adelphi Edizioni.
  • Schön, D., Akiva-Kabiri, L., Vecchi, T. (2007). Psicologia della musica, Roma: Carocci Editore.
  • Schwaiblmair, F. (2005). Infant research and music therapy – The significance of musical characteristics in early mother-child interaction for music therapy. Music Therapy Today, 6, 48-59.
  • Shenfield, T., Trehub, S.E., Nakata, T. (2003). Maternal singing modulates infant arousal. Psychology of Music, 31, 365-375.
  • Shoemark, H., Dearn, T. (2008). Keeping the family at the centre of family-centred music therapy with hospitalized infants. Australian Journal of Music Therapy, 19, 3-24.
  • Standley, J.M. (2002). A meta-analyses of the efficacy of music therapy for premature infants. Journal of Pediatric Nursing, 17, 107-113.
  • Tafuri, J. (2007). Nascere musicali. Percorsi per educatori e genitori, Torino: EDT.
  • Tafuri, J., Villa, D. (2002). Musical elements in the vocalizations of infants aged 2-8 months. British Journal of Music Education, 19, 73-88.
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