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Il ruolo dell’aspettativa terapeutica dei pazienti nei percorsi di cura

L’ aspettativa terapeutica sul percorso di cura determina in modo importante quante siano le probabilità che il paziente tragga beneficio dal trattamento

Di Vincenzo Amendolagine

Pubblicato il 19 Giu. 2017

L’ aspettativa terapeutica può essere intesa come ciò che il paziente pensa possa accadere a se stesso dopo un ciclo di terapie. Laddove tale aspettativa è positiva, aumenta le probabilità che il soggetto abbia beneficio dal trattamento intrapreso. 

 

L’ aspettativa terapeutica gioca un ruolo importante sia nell’ambito della salute fisica che in quello della salute mentale. L’attesa terapeutica individuale ipoteca i percorsi di cura in molte patologie.

L’aspettativa può essere intesa come una serie di pensieri orientati al futuro, che hanno come nucleo centrale l’accadimento o il non accadimento di un evento specifico o di un’esperienza. Frequentemente, l’ aspettativa terapeutica è collegata alla cognizione che la persona possiede relativa alla malattia di cui soffre. L’ aspettativa terapeutica può avere una valenza positiva o negativa. Laddove è positiva, aumenta le probabilità che il soggetto abbia beneficio da un trattamento intrapreso. Cosa che non succede nel momento in cui il paziente ha un’attesa negativa. In questo caso, si verifica più facilmente che la persona non abbia nessun giovamento dalla terapia e sovente sperimenta gli effetti avversi della cura.

Keywords: aspettativa terapeutica, pazienti, esiti terapeutici.

 

L’ aspettativa terapeutica dei pazienti e gli effetti sul percorso di cura

L’aspettativa dei pazienti nei confronti dei risultati delle prassi terapeutiche è stata oggetto di numerose ricerche negli ultimi anni. Di fatto, l’ aspettativa terapeutica gioca un ruolo importante sia nell’ambito della salute fisica che in quello della salute mentale. L’attesa terapeutica individuale ipoteca i percorsi di cura in molte patologie. A questo riguardo si sono trovate molte correlazioni fra aspettativa e risultati terapeutici in pazienti affetti da malattie cardiache (Habibovic e al., 2014), da ictus (Jones e Riazi, 2011), da cancro (Nestoriuc e al., 2016), da malattie muscoloscheletriche (van den Akker-Scheck e al., 2007), da lesioni dopo incidenti stradali (Murgatroyd e al., 2016) e da obesità (Crane e al., 2016).

I pazienti, che hanno delle aspettative ben delineate, mostrano frequentemente di avere giovamento dai trattamenti medici in numerose patologie (Laferton e al., 2017).

Relativamente al concetto di aspettativa, esso può essere inteso come una serie di pensieri orientati al futuro, che hanno come nucleo centrale l’accadimento o il non accadimento di un evento specifico o di un’esperienza. In altre parole, con il termine di aspettativa, nell’ambito della salute, si può comprendere ciò che il paziente pensa possa accadere a se stesso dopo un ciclo di terapie.

Secondo le teorie dell’apprendimento sociale (Bandura, 1997), l’ attesa terapeutica può avere due morfologie, ovvero essere orientata verso l’esterno, come quella provata da un paziente verso una terapia proposta da un medico; oppure orientata verso l’interno. In questo caso, l’ aspettativa terapeutica è fondata sulla percezione dell’autoefficacia da parte dell’individuo. In pratica, l’aspettativa verso un percorso terapeutico è basata sull’aspetto volitivo, ossia quanto il soggetto è in grado di portare a termine positivamente delle terapie intraprese o dei cambiamenti suggeriti nello stile di vita.

Frequentemente, l’ aspettativa terapeutica è collegata alla cognizione che la persona possiede relativa alla malattia di cui soffre. La percezione della patologia dipende da una serie di costrutti che il paziente struttura su di essa, ovvero che cosa l’ha causata, la sua durata, le conseguenze sulle condizioni di vita, la sintomatologia attribuibile al quadro clinico, come la malattia può essere curata attraverso i comportamenti del paziente stesso o dai trattamenti medici (Laferton e al., 2017). Oltre a questi fattori, sull’ aspettativa terapeutica intervengono altre variabili, come, ad esempio, la modalità di somministrazione del farmaco. A questo riguardo, un individuo si aspetta che un analgesico sia più efficace quando è somministrato per via intramuscolare piuttosto che quando viene assunto per via orale (de Craen e al., 2000). Altra caratteristica dell’ aspettativa terapeutica è rappresentata dalla sua forza. In altri termini, più essa è forte e più può influenzare positivamente o negativamente i reali risultati di cura (Laferton e al., 2017).

L’ aspettativa terapeutica può avere una valenza positiva o negativa. Laddove è positiva, aumenta le probabilità che il soggetto abbia beneficio da un trattamento intrapreso. Cosa che non succede nel momento in cui il paziente ha un’attesa negativa. In questo caso, si verifica più facilmente che la persona non abbia nessun giovamento dalla terapia e sovente sperimenta gli effetti avversi della cura (Colloca e Finnis, 2010).

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Vincenzo Amendolagine
Vincenzo Amendolagine

Medico, psicoterapeuta psicopedagogista. Insegna come Professore a contratto presso la Facoltà/Scuola di Medicina dell’Università di Bari Aldo Moro.

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