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Ai miei occhi (2016) di Donna L’ary – Recensione del libro

'Ai miei occhi' è una raccolta di quadri dipinti da una giovane artista, un viaggio attraverso l’angoscia di abusi subiti e il percorso verso l'elaborazione

Di Nicola Galetta

Pubblicato il 26 Giu. 2017

Aggiornato il 07 Mar. 2019 12:18

Ai miei occhi è un libro che parla al cuore e lo fa in una maniera particolare, usando l’ espressione artistica come linguaggio, prediligendo cosi il canale percettivo visivo, e favorendo una comprensione del vissuto interno della protagonista molto più impressionistico che intellettuale.

 

La traduttrice de Ai miei occhi, Marina Pompei, propone con quest’opera al pubblico italiano un lavoro pubblicato in Francia con il titolo appunto À mes yeux: Ai miei occhi. Il testo originale, che viene riportato anche in questa edizione, è una raccolta di tavole che riproducono i quadri dipinti da una giovane artista il cui pseudonimo è Donna L’ary. I quadri sono infatti un “moto terapeutico” che ha permesso a Donna di esprime l’indicibile attraverso la forma artistica. I suoi lavori sono un viaggio attraverso l’angoscia derivante dagli abusi subiti in tenera età ed il percorso che l’ha portata all’elaborazione di tale tragedia.

Ai miei occhi: come il trauma viene vissuto nella mente e nel corpo

Il libro Ai miei occhi si divide in due parti, nella prima sono riportate tutte le tavole con i commenti della sua autrice e nella seconda parte, Marina Pompei ci propone una lettura in chiave analitica e neurofisiologica del trauma che l’abuso lascia nel corpo e nella mente di chi lo subisce.

Le tavole sono di grosso impatto visivo ed hanno un forte potere evocativo circa il mondo interno di questa giovane ragazza. I colori, le forme, i tratti danno vita all’angoscia che diventa quasi tangibile nell’esperienza visiva che il lettore può fare. Osservando i disegni si potrà fare esperienza dei vissuti di rabbia, d’impotenza e dolore della giovane Donna. In alcune tavole la dissociazione dal corpo, che un’esperienza cosi drammatica porta con se, è estremamente evidente e più esplicativa di qualsiasi parola.

Trattandosi d’immagini e non di parole, rimando alla curiosità di chi si avvicinerà a questa lettura tutti i commenti a ciò che queste opere richiamano, lasciando all’intimità delle proprie percezione le conclusioni.

Nella seconda parte di Ai miei occhi la dott.ssa Marina Pompei ci offre un chiaro e fluente commento interpretativo del percorso di Donna L’ary. È molto interessante il lavoro che l’autrice fa attraverso il suo commento, creando un link che partendo dall’analisi delle immagini raffigurate nelle tavole si connette con il vissuto corporeo e il sottostante funzionamento neurofisiologico.

Nell’esposizione vengono affrontati i temi della dissociazione, dell’impotenza e delle conseguenze che queste esperienze generano nel profondo di chi ne è vittima. Nel corso della lettura di Ai miei occhi vengono fatti riferimenti agli approcci psicocorporei che possono essere un valido supporto al processo di “guarigione” analizzando il contributo della vegetoterapia, dell’ EMDR, della psicoterapia sensomotoria e delle tecniche di somatic experiencing. Infine l’opera si conclude con il confronto dell’esperienza di Donna L’ary  con l’opera di Rembrandt Il suicidio di Lucrezia.

Per concludere, il libro Ai miei occhi nella sua brevità ed essenzialità è un modo di entrare nell’esperienza psichica ed emotiva di quelle persone che portano i segni di violenze subite in un’epoca in cui non erano in grado di mentalizzare tali avvenimenti, offrendo così ai terapeuti la possibilità di crearsi un immagine e un’idea del mondo interno di chi spesso si rivolge a loro.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • L'Ary, D. (2016). À mes yeux (M. Pompei, trad.). Alpes Italia
 
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