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Piromania: quale spiegazione si nasconde dietro la provocazione intenzionale di un incendio?

Non è il piromane a far nascere l’incendio, ma è l’incendio a creare il piromane: il fuoco infatti provoca piacevoli emozioni in chi soffre di piromania

Di Chiara Carlucci

Pubblicato il 31 Mag. 2017

Aggiornato il 06 Set. 2018 12:22

Spesso un incendio può venir provocato in maniera del tutto intenzionale, colui che appicca il fuoco in modo doloso viene da sempre definito un piromane: piromania è un termine che viene dal greco e sta ad indicare un’ossessione verso il fuoco, le fiamme e i loro effetti.

 

Si sente una sirena; una camionetta dei vigili del fuoco corre. Corre verso un bosco o un vigneto dove si stanno propagando le fiamme di un incendio.

Uno scenario comune quello di un incendio, il quale potrebbe verificarsi per svariate ragioni: ad esempio potrebbe aver luogo per cause naturali, come ad esempio un fulmine; altre volte un incendio si verifica accidentalmente, per via di un incidente.

Non bisogna però dimenticare che spesso un incendio viene provocato in maniera del tutto intenzionale. E colui che appicca il fuoco in modo doloso viene da sempre definito un piromane.

Piromania è un termine che viene dal greco (fuoco – mania), e sta ad indicare un’ossessione verso il fuoco, le fiamme e  i loro effetti.

Il DSM V annovera la piromania tra i disturbi del controllo degli impulsi e della condotta, e sembrerebbe che alla base vi sia un’intensa ossessione per il fuoco, le fiamme e i loro effetti.

Pare che chi soffre di piromania senta il ricorrente bisogno di appiccare un incendio in quanto l’atto stesso induce in lui euforia, piacere, sollievo.

Il DSM si limita a questo, sostenendo che dietro il comportamento antisociale non vi sia altro che attrazione, ossessione ed eccitazione provocate dalle fiamme di un incendio.

 

Uno sguardo più approfondito alla piromania

Però i frequenti incendi provocati in maniera dolosa che si sono osservati negli ultimi anni hanno indotto ricercatori ed autorità ad indagare meglio il fenomeno della piromania.

Finora gli studi più approfonditi e completi nel campo del crimine collegato al fuoco sono stati svolti negli Stati Uniti, dalle unità dell’FBI appositamente allestite per investigare su questi crimini. Essi hanno definito “incendiario” chiunque appicca un fuoco intenzionalmente.

Sono stati delineati una serie di possibili profili psicologici – comportamentali nascosti dietro la piromania e la provocazione intenzionale di incendi (Cannavicci, 2005):

  • Incendiario per vandalismo. Si tratta di soggetti che (solitamente in gruppo) appiccano incendi per noia o per divertimento.
  • Incendiario per profitto. Agisce con l’intenzione di ricavarne un guadagno personale. Ad esempio potrebbe provocare l’incendio al fine di rendere inutilizzabile un terreno utilizzato per coltivarci, affinché venga poi venduto per esser poi utilizzato in altri modi.
  • Incendiario per vendetta. Mira alla distruzione di beni altrui come risarcimento personale.
  • Incendiario per terrorismo politico. Agisce con lo scopo di esercitare una pressione sull’autorità pubblica. Il tentativo è quello di realizzare un grave danno per lo Stato al fine di condizionarne le decisioni.
  • Incendiario per altro crimine. In questo caso il fuoco viene utilizzato per cancellare le prove lasciate per un crimine differente, e quindi sviare le indagini.

Tutti le ricerche sulla piromania, effettuate sia in ambito psicopatologico che in ambito criminologico, concordano nell’asserire che alla base di questa condotta via sia un’attrazione forte per il fuoco (Bisi, 2008).

Si pensa che sia il piromane a far nascere l’incendio, ma non è esattamente così. È l’incendio a creare il piromane, questo a causa delle forti e piacevoli emozioni che la vista del fuoco che brucia è in grado di suscitare nel soggetto.

Si tratta di emozioni intense e piacevoli, le quali appagano e il soggetto desidera viverle; di conseguenza passa in secondo piano la gravità del reato commesso.

È proprio questa eccitazione e gratificazione emotiva, difficilmente controllabile, a rendere la piromania una categoria psichiatrica, quasi una sorta di “dipendenza” dal  fuoco.

È da tener presente che, come evidenziato da Ermentini in un suo lavoro, la smisurata attrazione per il fuoco e tutto ciò ad esso collegato non si esprime solo nell’accendere il fuoco, ma è seguita dall’appagamento di assistere a tutte le fasi successive allo spegnimento dell’incendio, compreso ascoltare a posteriori i notiziari che narrano dell’evento e delle sue conseguenze (Ermentini, Gulotta, 1971).

Non sono indifferenti le conseguenze che un incendio porta con sé: distruzione, annientamento, paura, morte. Tutti effetti che il piromane non considera adeguatamente, vedendo nell’incendio solo conseguenze a lui positive: eccitazione, euforia, appagamento dato dal fascino per il fuoco e per le fiamme, con conseguenti emozioni piacevoli. Senza dimenticare che l’aver provocato in prima persona l’incendio, ed essendo quindi stato l’artefice del tutto, gratifica ancor di più il piromane, il quale si sente protagonista attivo dello “spettacolo”.

A quanto pare gli studi mettono in luce che dietro la condotta della piromania vi è un movente, che sia profitto, vendetta, vandalismo, eccitazione o mancato controllo degli impulsi.

Provocare un incendio intenzionalmente è un reato, ma bisogna tener presente che dietro questa condotta potrebbe esservi un problema psicologico – comportamentale.

Sia le autorità giudiziali che la figure psicologiche o psichiatriche hanno finora cercato di delineare le condotte, gli stimoli, i modus operandi dei soggetti coinvolti in questo crimine. Tutto ciò al fine di anticipare le azioni di piromania e fermarle, intervenendo efficacemente e tentando così di porre i giusti rimedi a tutti gli scenari catastrofici generati da un incendio.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • American Psychiatric Association (2014), “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM 5)”, Raffaello Cortina Editore: Milano.
  • Baresi C., Centra B.. (2005), “Piromania Criminale. Aspetti socio – pedagogici e giuridici dell’atto incendiario”, EDUP: Roma.
  • Bisi R. (2008), “Incendiari e Vittime”, Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza, Anno 2, N. 1, pp 13 – 20.
  • Cannavicci M. (2005) “Il piromane e l’incendiario”, Silvae, anno II, N. 5.
  • Ermentini A., Gulotta G. (1971), “Psicologia, Psicopatologia e Delitto”, Antonio Giuffrè Editore: Milano.
  • Laxenaire  M., Kuntzburger F. (2001), “Gli incendiari”. Centro Scientifico Editore: Torino.
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