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La doppia Vita di Veronica (1991) – Recensione del film

La doppia vita di Veronica è un film di Krzysztof Kieślowski che parla di due vite simili che scorrono parallele ma con un destino diverso.

Di Manuela Agostini

Pubblicato il 26 Apr. 2017

La doppia vita di Veronica da un punto di vista analitico mette in risalto la concezione freudiana della predisposizione narcisistica alla paranoia, ed indicano nel proprio io, il principale persecutore contro cui si rivolge il meccanismo di difesa; la scissione psichica crea il doppio il quale a sua volta costituisce  una proiezione del conflitto interiore.

 

La doppia vita di Veronica: la trama

La doppia vita di Veronica è un film di Krzysztof Kieślowski del 1991, sceneggiato dal regista insieme a Krzysztof Piesiewicz ed interpretato da I. Jacob e P. Volter. Weronika e Véronique.

Due vite che scorrono parallele ma su binari contrapposti delineati da analogie esistenziali. Vite simili ma segnate da un destino diverso. Sia Weronika, ragazza polacca, che Véronique, francese, condividono la stessa identica passione per il canto lirico, entrambe sono orfane di madre e cardiopatiche dalla nascita. Weronika disinteressandosi della sua malformazione continuerà a cantare, perseguendo così il suo ambizioso obiettivo e questo la porterà ad abbandonare il ragazzo e a superare tutti gli ostacoli possibili.

Assecondando questo cammino un giorno durante uno spettacolo si accascerà esanime al suolo, morendo. Nel preciso istante in cui la bara di Weronica viene coperta di terra dalle persone riunite tutt’attorno ad essa nel giorno del suo funerale, si avrà come l’impressione che gli occhi della ragazza stiano fissi a scrutare quello che accade: una metafora che Kieslowski sintetizza grazie all’utilizzo di una ripresa soggettiva, la quale, come magicamente, si distacca dall’azione in corso per approdare in una nuova dimensione quella di Veronica (parigina).

Una soggettività narrativa che culmina nel parossismo e che per tutta la seconda parte dell’opera si concentrerà sulla francese Véronique osservata nella sua intimità. La morte di una influirà irrimediabilmente sulla vita dell’altra, come rimasta orfana di una gemella o ancor più di una parte di se stessa.

Kieslowski gioca tutto sulla dualità e l’ambiguità, sulle conseguenze relative alla perdita di qualcosa di caro.

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO IL TRAILER:

I film precedenti di Kieslowski e il collegamento con La doppia vita di Veronica

Nel film La doppia vita di Veronica le due Veronica rimandano molto ai due Kieslowski, il primo tutto polacco che si approccia alla regia come documentarista: nel 1971 realizza Operai ’71, testimonianza di uno sciopero soppresso a Danzica da parte delle autorità polacche. Nel 1979 gira il lungometraggio di finzione Il cineamatore, storia di un giovane padre e della sua passione per il cinema.

Il film vince il primo premio al Festival di Mosca. Ma è nei due film successivi: Destino cieco e Senza fine, che il regista polacco fissa i temi che caratterizzeranno tutta la sua poetica. Entrambi i lavori parlano dei misteri che governano il caso e del persistere della memoria, da questo punto di svolta, da questa nuova sensibilità, nasce uno stile registico diverso che porterà il regista a trasferirsi a Parigi facendo subentrare il secondo Kieslowski che nel 1989 realizzerà il suo capolavoro: Il decalogo che lo porterà ad un’ascesa artistica che lo farà diventare uno dei registi più importanti dello scorso secolo.

Osservando lo stile registico e di montaggio ne La doppia vita di Veronica sembra di osservare un’operazione di scavo interiore, il richiamo di una vita intera, di qualcosa di più profondo, di inattingibile con la vita del regista, quasi un Kieslowski che osserva e parla di se stesso.

Volti e sguardi sono l’ epifania più eloquente e proprio perché il tutto è girato in modo estremamente delicato e silenzioso sembra sprofondare nel più profondo stato dell’animo umano. Quest’opera è interpretabile anche come descensus ad inferos e logos endiàthetos dell’autore: un discorso interiore tra sé e sé, per immagini e musica più che per parole, in linea con la funzione e l’essenza del cinema e con l’ineffabilità radicale della materia.

Interpretazione psicoanalitica del film La doppia vita di Veronica

L’analisi filmica, da un punto di vista psicoanalitico persegue due filoni: 1) Approccio contenutistico che ha lo scopo di interpretare i film come prodotti dell’inconscio dell’autore, mettendo in rilievo temi e figure ricorrenti nell’opera di un regista e facendoli risalire a traumi dello stesso. 2) Analisi della scrittura del film, che va a sottolineare l’analogia tra il linguaggio cinematografico e il linguaggio dell’inconscio.

In questo film, l’approccio contenutistico è chiaro. Credo che un’ opera d’arte, filmica o che dir si voglia nasca sicuramente per il pubblico che ne godrà la magnificenza, ma, sicuramente, l’autoterapia o il parlare di sé dell’autore giocano un ruolo chiave, si canalizzano, infatti, nell’opera quegli stati emotivi che affliggono l’anima. La doppia vita di Veronica da un punto di vista analitico mette in risalto la concezione freudiana della predisposizione narcisistica alla paranoia, ed indicano nel proprio io, il principale persecutore contro cui si rivolge il meccanismo di difesa; la scissione psichica crea il doppio il quale a sua volta costituisce  una proiezione del conflitto interiore e la cui creazione porta con sè una liberazione interiore, seppur a prezzo della paura dell’incontro con il doppio. Cosi la paura derivante dal complesso dell’io crea lo spettro pauroso del doppio che rappresenta i desideri segreti e sempre repressi della psiche.

Questo film è una sorta di chiarificazione e presa di coscienza per Kieslowski che ad un certo punto, cambia registro, cambia vita, saluta l’attivista e parla con se stesso e con la sua nuova sensibilità, uccide la Weronika/ Kieslowski polacca e dà modo, quasi giustificandosi con questo film alla Veronica/ Kieslowski parigina di godere appieno di questa sua seconda vita.

 

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SCRITTO DA
Manuela Agostini
Manuela Agostini

Dott.ssa in Psicologia della salute clinica e di comunità

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Murri S., Krzysztof Kieslowski, Il Castoro ,Milano 2004
  • Rank O., Il doppio, Se, Milano 2001
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