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Il trattamento dei disturbi dissociativi e di personalità – Recensione di Saverio Ruberti

L'autrice espone un modello relazionale e basato sui sistemi motivazionali per il trattamento dei disturbi dissociativi e di personalità.

Di Guest

Pubblicato il 08 Mar. 2017

Aggiornato il 03 Apr. 2017 13:40

Antonella Ivaldi approfondisce in modo lucido e competente le difficoltà che ogni clinico incontra nella cura dei gravi disturbi di personalità, proponendo un modello d’intervento fondato sull’attenzione alla qualità del rapporto con il paziente.

Dott. Saverio Ruberti

 

La prospettiva psicoanalitica e quella cognitivo-evoluzionista in un’ottica di integrazione

L’autrice prende le mosse, nei primi capitoli, da un approfondimento teorico delle motivazioni psicologiche alla relazione, confrontando i due principali paradigmi scientifici attuali sul tema dei sistemi motivazionali: quello psicoanalitico di Joseph Lichtenberg e quello cognitivo-evoluzionista di Giovanni Liotti. La descrizione delle due prospettive e il confronto fra esse vengono affidati anche a questi stessi autori che le hanno concepite e formalizzate, i quali contribuiscono alla stesura del terzo capitolo del volume.

Tale scelta fa raggiungere alla prima parte del libro, dedicata ai fondamenti teorici dell’intervento, un livello particolare di completezza e chiarezza. Vengono infatti trattati temi di psicologia evoluzionistica e di etologia umana che, per quanto centrali per la comprensione delle dinamiche cliniche, raramente sono approfonditi nei testi di psicoterapia. Il confronto fra le prospettive scientifiche di Lichtenberg e Liotti, fra l’altro, fa comprendere quanta riflessione congiunta e sinergia possa essere raggiunta fra ottiche differenti quando ciascuno assume una posizione di interesse scientifico genuino per le posizioni dell’altro, senza inutili agonismi e contrapposizioni di “scuola” e senza nemmeno scadere nell’eclettismo superficiale e approssimativo. Questo aspetto è prezioso nel nostro periodo storico, in cui soltanto un impegno di ricerca rigoroso e coordinato fra approcci psicoterapeutici diversi può aiutarci a comprendere i reali punti di forza e di efficacia della psicoterapia, aiutandola a conquistare la dignità scientifica e gli strumenti concettuali adeguati per fronteggiare le frequenti sopravvalutazioni dell’efficacia delle cure (quasi) esclusivamente farmacologiche. Il libro di Antonella Ivaldi costituisce un contributo potente in questa direzione.

 

I pazienti difficili, il vissuto traumatico e l’attaccamento disorganizzato

La parte centrale del volume si sofferma sulle importanti criticità relazionali dei cosiddetti pazienti difficili, le stesse che compromettono drammaticamente le loro vite e di frequente ostacolano il percorso di cura, rendendo straordinariamente faticoso il lavoro del terapeuta. Le radici di quelle difficoltà vengono ricercate con attenzione nelle storie di sviluppo traumatico e attaccamento disorganizzato che molto spesso si ritrovano nelle vite di quei pazienti, e nelle correlate problematiche cliniche di dissociazione, impulsività, disregolazione emotiva e deficit metacognitivi.

In quest’ottica, prende progressivamente corpo un ampio riesame del tema del trauma nei suoi aspetti psicologici, relazionali e anche psicofisiologici. Viene inoltre sviluppato questo argomento verso una dimensione più clinica, descrivendo come le più recenti teorie sul trauma abbiano influenzato i sistemi diagnostici e i vari modelli d’intervento. Fra questi vengono esposti quelli di provata efficacia e più tesi a valorizzare le componenti relazionali del processo terapeutico, indipendentemente dall’orientamento cognitivo-comportamentale o psicodinamico.

 

Il modello RE.MO.TA relazionale e multi-motivazionale

Nell’ultima sezione del volume si entra ulteriormente nel vivo del trattamento e dell’operatività clinica e viene proposto un originale modello clinico d’intervento, che Antonella Ivaldi ci descrive a partire dal racconto delle sue esperienze cliniche e di ricerca che  glielo hanno fatto concepire e formalizzare.

Il modello, che la Ivaldi definisce relazionale/multi-motivazionale, porta il nome di RE.MO.TA, acronimo dell’espressione relational/multi-motivational therapeutic approach. Prevede l’utilizzo e l’integrazione armonica di diversi indirizzi teorici, realizzata in un contesto di lavoro privato e ambulatoriale che consenta al terapeuta di raccordarsi con le risorse disponibili dei pazienti: sociali e familiari.

Il processo di RE.MO.TA si sviluppa in un percorso di co-terapia in cui si alternano una fase di terapia individuale (centrata sulla cura dell’alleanza terapeutica e sul lavoro con le emozioni attraverso l’empatia e l’attenzione alla comunicazione corporea) e una fase di terapia di gruppo. Con questa modalità l’autrice cerca di costruire una continua dialettica tra i singoli e l’insieme. Normalmente l’intervento inizia con la sola terapia individuale e si conclude con il solo trattamento di gruppo, mentre lo stesso terapeuta partecipa a entrambi i momenti. Alcune pagine delineano e documentano in modo chiaro, sia sul piano scientifico sia su quello dell’esemplificazione clinica, con quali dinamiche il passaggio dal setting individuale a quello di gruppo promuova le capacità riflessive e metacognitive del paziente.

Nelle sue considerazioni sull’efficacia dell’intervento di gruppo Antonella Ivaldi descrive e valorizza la predisposizione innata all’affiliazione, ripercorrendone la storia di sistema motivazionale in passato talvolta trascurato (a differenza dei più citati sistemi d’attaccamento e della cooperazione fra pari) nella sua funzione adattiva e nel suo ruolo generativo di sicurezza sociale e benessere relazionale. In quest’operazione l’autrice traccia un breve ma chiarissimo excursus storico che parte dal lavoro di Trigant Burrow, il quale già negli anni ’20 parlava di tendenza primaria aggregativa, e arriva fino al più recente e straordinario contributo di Michael Tomasello sull’ultrasocialità umana.

 

Conclusioni: un libro di approfondimento sulle recenti acquisizioni scientifiche

Non manca, nella parte finale del lavoro, una bella riflessione di Giovanni Fassone sulla valutazione dell’efficacia dei vari modelli d’intervento, che mette in luce la sua importanza ma al contempo ne sottolinea la complessità, segnalando la grande difficoltà a produrre in psicoterapia disegni sperimentali realmente corretti e rigorosi.

In sintesi, il libro di Antonella Ivaldi affronta in modo chiaro e diretto i problemi fondamentali della psicoterapia contemporanea, armonizzando l’approfondimento delle acquisizioni scientifiche più recenti con le problematiche tecniche dell’intervento. In esso si avverte costantemente un’autentica integrazione fra il “sapere” dell’autrice (la sua solida conoscenza scientifica) e il suo “saper fare” (la sua concreta competenza professionale).

Ne deriva un’opera che accompagna con grande equilibrio il lettore nella comprensione di un capitolo complesso della psicopatologia, facendolo muovere più volte dalla dimensione teorica a quella clinica (e viceversa), attraverso continue esemplificazioni e descrizioni di casi, descritti fra l’altro con grande sensibilità, che rendono semplici da capire anche i passaggi teorici più delicati.

Il libro sa rivolgersi a clinici differenti, sia in termini di orientamento sia in termini di maturità ed esperienza: l’allievo in formazione vi troverà un’esposizione chiara dei princìpi e delle tecniche dell’intervento su disturbi difficili da curare, per il terapeuta esperto rappresenterà un’occasione preziosa di aggiornamento e arricchimento.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Ivaldi, A. (2016). Il trattamento dei disturbi dissociativi e di personalità. Teoria e clinica del modello relazionale fondato sui sistemi motivazionali. Franco Angeli editore.
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