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Differenze di potere nelle relazioni: un danno maggiore per le donne

Uno studio ha dimostrato come ancora adesso nelle coppie ci sia uno sbilanciamento di potere e siano le donne a percepirlo maggiormente.

Di Marianna Bottiglieri

Pubblicato il 17 Mar. 2017

All’interno delle relazioni eterosessuali, le differenze di potere sono comuni, ma secondo uno studio condotto all’università di Buffalo, avere meno potere ha più grandi ripercussioni sulle donne che sugli uomini.

 

La percezione di potere nelle relazioni di coppia: lo studio

Tra gli adolescenti e i giovani adulti, le relazioni costituiscono un aspetto complesso e significativo, dando alle persone l’opportunità di sviluppare capacità come l’attenzione verso i bisogni degli altri, la sensibilità e abilità relazionali e comunicative.

Nelle relazioni, il potere, inteso come la rispettiva abilità dei partner di influenzarsi reciprocamente e di dirigere in qualche misura la relazione, è un elemento complesso e fondamentale che riguarda diversi domini, come la sessualità, la gestione della parte economica, i legami affettivi extrafamiliari, etc.

Uno studio, condotto da un gruppo di ricerca dell’università di Buffalo, ha cercato di indagare la percezione di potere e le sue conseguenze, in 114 soggetti, 59 uomini e 55 donne, con una media d’età di circa 22 anni.

I risultati, pubblicati sulla rivista The Journal of Sex research, suggeriscono “un sano scetticismo per quanto riguarda ciò che classifichiamo come uguaglianza di genere“, sostiene Laina Bay-Cheng, professoressa associata alla UB School of Social Work ed esperta nella sessualità di giovani donne. “Questa ricerca confuta l’assunzione che l’uguaglianza di genere sia stata raggiunta e che non dovremmo più temere la misoginia“.

La ricerca ha previsto lo studio quantitativo e qualitativo di 395 relazioni eterosessuali. Bay-Cheng ha sviluppato un nuovo metodo di ricerca, sviluppando un database online in cui i soggetti, oltre alle informazioni anagrafiche (riguardanti l’età, il sesso, il proprio status socioeconomico ecc.), erano tenuti a compilare un calendario digitale, riportando le proprie esperienze sessuali dall’adolescenza e dalla prima età adulta. Il calendario poteva essere compilato mese per mese.

Per ogni relazione i soggetti avevano la possibilità di categorizzarla indicandone la natura (suddivisa poi in due gruppi: relazioni romantiche o relazioni casuali) e di indicare quanto la reputassero intima, stabile e piacevole fisicamente attraverso la risposta ad alcune domande, ad esempio “Quanto reputi stabile la tua relazione?” (su una scala likert che andava da “Per nulla stabile” a “Molto stabile”).

Per valutare la percezione di potere, era posta ai soggetti una singola domanda: “Com’era bilanciato il potere nella coppia?”. I partecipanti potevano rispondere su un continuum a tre punti (“Il mio partner aveva più potere“; “Il potere era bilanciato”; “Io avevo più potere“).
Nel calendario, inoltre, i partecipanti potevano inserire sia testo che altro genere di materiale, come file audio, immagini o emoji, per descrivere a livello qualitativo le proprie relazioni.

 

I risultati: l’uguaglianza di genere esiste davvero nelle coppie?

Abbiamo ottenuto dati vari e diversi“, sostiene la Bay-Cheng. “I partecipanti, piuttosto che cerchiare un numero su una scala di qualche questionario, hanno avuto la possibilità di esprimere loro stessi nei modi e nei tempi che volevano, ed in seguito “sfogliare” i loro calendari ed avere una prospettiva differente riguardo alle loro storie sessuali e a come queste fossero collegate ad altre parti della vita. I soggetti ci hanno detto quanto potesse essere significativa questa possibilità di riflessione“.

Le analisi, sia quantitative che qualitative, hanno dimostrato che i partecipanti percepivano le relazioni in cui erano dominanti o condividevano il potere, come più intime e stabili rispetto a quelle in cui si sentivano subordinati.

Il genere fungeva da moderatore, per cui le donne valutavano le relazioni in cui si sentivano subordinate come meno intime e più instabili, rispetto agli altri tipi di relazione, mentre la valutazione degli uomini non variava, in media, nelle diverse condizioni di potere percepito.

A livello qualitativo, inoltre, è stato dimostrato che lo sbilanciamento di potere sarebbe più problematico per le donne: di 17 relazioni in cui uno dei due partner risultava essere abusante o controllante, 15 erano riportate da donne.

Bay-Cheng sostiene che le dinamiche sottostanti le relazioni richiedano un esame minuzioso e che l’affermazione spesso pronunciata che le donne abbiano superato la disuguaglianza rispetto agli uomini, si disgreghi velocemente quando la si esamina nel dettaglio.

Dovremmo guardare più da vicino le relazioni e le esperienze reali e smettere di utilizzare dei segnali superficiali come prova dell’uguaglianza di genere“, sostiene la Bay-Cheng. “Quando sono gli uomini ad essere subordinati in una relazione, questo fatto non li preoccupa molto; essi non percepiscono la relazione come meno intima o stabile rispetto alle relazioni in cui si percepiscono dominanti. Ma per le giovani donne, avere meno potere in una relazione è una condizione associata ad una diminuzione dell’intimità e della stabilità che si associa ad un maggior rischio di abuso.E’ sensato ipotizzare che l’ineguaglianza in una relazione non danneggi troppo gli uomini, poiché essi sono già inseriti in un sistema più ampio che li privilegia“.

Le relazioni che si sviluppano lungo il cammino verso l’età adulta sono eventi fondamentali. E’ da queste esperienze precoci che le persone imparano come stare in una relazione e quali sono gli effetti dipendenti dalla natura e dalla qualità di queste esperienze – sia positivi che negativi – che possono avere delle ripercussioni per tutta la vita.

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