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Autismo ed evoluzione del cervello. Più intelligenti grazie ai geni dell’autismo

Uno studio ha dimostrato come i geni responsabili dell'autismo siano portatori anche di effetti almeno in parte vantaggiosi.

Di Ilaria Cosimetti

Pubblicato il 21 Mar. 2017

Aggiornato il 07 Gen. 2019 12:20

Le leggi della selezione naturale prevedono che le varianti evolutive con impatto negativo sul successo riproduttivo di una specie si estinguano a favore invece di elementi che, capaci di garantire una maggiore possibilità di sopravvivenza, tendono ad essere trasmessi di generazione in generazione. Ci si dovrebbe dunque aspettare che con il trascorrere del tempo i geni associati all’autismo vadano a scomparire ma le cose non stanno così.

 

Gli effetti vantaggiosi dei geni dell’autismo

L’autismo è una condizione poligenica, vale a dire che più geni, su cui possono intervenire vari fattori ambientali, risultano coinvolti nella configurazione di questa neurodiversità.

Le leggi della selezione naturale prevedono che le varianti evolutive con impatto negativo sul successo riproduttivo di una specie si estinguano a favore invece di elementi che, capaci di garantire una maggiore possibilità di sopravvivenza, tendono ad essere trasmessi di generazione in generazione.
Ci si dovrebbe dunque aspettare che con il trascorrere del tempo i geni associati all’autismo vadano a scomparire ma le cose non stanno così.

Due ricercatori della Yale School of Medicine, Renato Polimanti e Joel Gelernter, hanno condotto uno studio su un campione di più di 5000 soggetti autistici per giungere alla conclusione che le varianti genetiche responsabili di tratti autistici, hanno goduto di un’evoluzione positiva che ha permesso che si mantenessero nel tempo poichè portatrici di effetti almeno in parte vantaggiosi. È il caso per esempio di alcune varianti coinvolte in processi molecolari alla base della formazione di nuovi neuroni, condizione che garantirebbe un funzionamento intellettivo migliore.

I ricercatori hanno infatti potuto constatare che la genetica dei disturbi dello spettro autistico (l’insieme di varianti che determina un rischio di autismo nella popolazione generale) è positivamente correlata con indici significativi di un miglior funzionamento cognitivo, quali gli anni di scolarizzazione, il completamento del college e l’intelligenza infantile.

L’autismo sembrerebbe insomma il prezzo da pagare per l’evoluzione del nostro cervello piuttosto che un errore nel processo evolutivo della nostra specie.

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