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­­La stimolazione cerebrale non invasiva può alleviare la sintomatologia bulimica

La stimolazione cerebrale non invasiva - tDCS - `e in grado di diminuire, se non proprio sopprimere, i sintomi della bulimia nervosa.

Di Ilaria Loi

Pubblicato il 12 Feb. 2017

Recentemente, i ricercatori del King’s College di Londra hanno messo in luce come i principali sintomi legati alla Bulimia Nervosa si riducano notevolmente grazie alla stimolazione elettrica non invasiva (tDCS) di determinate aree del cervello.

 

La bulimia nervosa

La bulimia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare per cui una persona affetta ingerisce una quantità eccessiva di cibo, definita abbuffata, per poi ricorrere a diverse condotte di eliminazione, come autoinduzione di vomito, utilizzo di lassativi o intenso esercizio fisico, nel tentativo di non metabolizzare quanto mangiato. Generalmente, alle abbuffate si alternano periodi di rigide restrizioni alimentari, fino al digiuno, motivate da un voler tenere sotto controllo il proprio peso; a questo tipo di comportamento, però, conseguono ulteriori abbuffate e così via in un circolo vizioso che, nel tempo, diviene a tal punto compulsivo da essere, per certi aspetti, paragonabile ad una dipendenza.

In linea di principio, quindi, tre sono gli aspetti che caratterizzano una persona affetta da bulimia nervosa: la persona deve avere frequenti abbuffate, durante le quali mangia grandi quantità di cibo in presenza di un senso di perdita di controllo; la persona in seguito deve ricorrere a uno o più metodi estremi di controllo del peso e, infine, la persona deve sovrastimare l’importanza della propria forma fisica o peso corporeo, giudicando se stessa in larga parte nei termini della propria capacità di controllare forma e peso del corpo (Fairburn, 1996).

Tipicamente, la bulimia nervosa si sviluppa durante l’adolescenza e riguarda più comunemente le donne. Secondo alcuni dati, infatti, l’1-2% delle donne soddisferebbe i criteri per la bulimia nervosa in un qualche periodo della propria vita. Oltre a riguardare la sfera dell’alimentazione, inoltre, questo disturbo porta molto spesso ad ulteriori disturbi sia mentali, come depressione e ansia, sia fisici, come insufficienza cardiaca e renale, fino a portare a morte prematura in circa il 4% delle persone affette.

 

Il trattamento della bulimia nervosa

A livello terapeutico, la psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT) è considerata essere il trattamento d’elezione nella cura della bulimia nervosa, per quanto spesso venga messa in atto parallelamente ad una terapia farmacologica con antidepressivi. Nonostante questo, però, una buona percentuale di pazienti con bulimia nervosa non risulta essere responsiva alla psicoterapia, anche per questioni di compliance riguardanti l’assunzione di farmaci.

Nel tentativo di aumentare l’efficacia di questo tipo di trattamenti, la comunità scientifica è, negli ultimi anni, alla ricerca di nuove alternative di cura, facendo riferimento anche a tecnologie di derivazione neuroscientifica, proprio con lo scopo di trovare terapie specifiche che possano essere in grado di agire in modo specifico sulle basi neurali dei disturbi dell’alimentazione, che si ritiene essere legate all’autocontrollo e all’elaborazione della ricompensa. Ad esempio, l’essere di cattivo umore potrebbe portare ad una abbuffata andando ad alterare il valore del cibo come ricompensa e diminuendo il grado di autocontrollo. Infatti, all’interno della letteratura scientifica sono presenti evidenze circa l’esistenza di un’associazione tra la bulimia nervosa e l’alterazione in regioni cerebrali implicate proprio nei processi di autocontrollo (Marsh et al., 2009); è quindi possibile che un intervento volto a normalizzare l’attività in queste aree possa apportare dei benefici a livello della sintomatologia bulimica.

 

La stimolazione cerebrale nella cura dei sintomi della bulimia nervosa

A tal proposito, recentemente, Kekic e collaboratori hanno condotto una ricerca con lo scopo di indagare se la stimolazione elettrica della Corteccia Prefrontale Dorsolaterale (DLPFC), notoriamente coinvolta nei processi di autocontrollo e di elaborazione della ricompensa, potesse apportare dei benefici nella sintomatologia di pazienti affetti da bulimia nervosa.

Per poter far ciò, gli autori hanno utilizzato la tDCS (stimolazione transcranica a corrente diretta), una tecnica di facile applicazione che permette di stimolare diverse parti del cervello in modo non invasivo, indolore e senza effetti collaterali significativi (le percezioni più frequenti sono lieve pizzicorio, prurito e calore all’inizio della stimolazione nei punti in cui sono posizionati gli elettrodi). La stimolazione consiste in una corrente elettrica continua a bassa intensità (1-2 mA), non percepita dalla persona, per periodi prolungati di tempo (5-30 minuti). La corrente viene applicata allo scalpo tramite una coppia di elettrodi (uno eccitatorio, anodo, e uno inibitorio, catodo) e permette così di influenzare l’eccitabilità corticale, e quindi l’attività neuronale, della regione posta sotto gli elettrodi stessi. Estremamente rilevante a livello clinico è il fatto che, ripetendo la stimolazione più volte nel corso del tempo, si può dar luogo a modificazioni dell’attività cerebrale in modo stabile e duraturo (Bolognini et al., 2009).

Studi precedenti avevano già dimostrato come la stimolazione anodica (eccitatoria) della DLPFC, destra o sinistra, e catodica (inibitoria) dell’area controlaterale riducessero il rischio di comportamento impulsivo durante compiti di presa di decisione (Fecteau et al., 2007). Ulteriori ricerche hanno anche messo in luce come la stimolazione magnetica transcranica ripetuta (rTMS) applicata alla DLPFC riducesse, dopo una sola sessione, il desiderio di cibo (definito craving, analogamente alle dipendenze) e il numero di abbuffate nelle 24 ore successive in persone affette da bulimia nervosa (Van den Eynde et al., 2010). Inoltre, la stimolazione con tDCS a livello della DLPFC ha collezionato negli anni una serie di riscontri positivi per quanto riguarda il trattamento di pazienti obesi, con anoressia nervosa e anche con binge eating disorder (Sauvaget et al., 2015; Kekic et al., 2014; Khedr et al., 2014).

 

Effetto della stimolazione transcranica sui pazienti affetti da bulimia nervosa

Per poter indagare per la prima volta in modo specifico l’effetto della tDCS su pazienti affetti da bulimia nervosa, Kekic e collaboratori (2017) hanno coinvolto un campione di 39 adulti affetti da bulimia nervosa, sottoponendoli a tre diverse sessioni di stimolazione, a 48 ore di distanza l’una dall’altra, in ordine randomizzato, controbilanciato e utilizzando una procedura in doppio cieco: anodica destra/catodica sinistra, anodica sinistra/catodica destra e sham. I soggetti partecipanti sono stati inoltre valutati con batterie neurocognitive e psicologiche sia prima sia dopo ogni sessione per valutare i livelli di autostima e autocontrollo, il desiderio di abbuffarsi e il grado di preoccupazioni riguardo al peso, alla forma corporea e alla quantità di cibo consumato. Un’ulteriore misurazione è stata fatta relativamente alla frequenza dei comportamenti bulimici nelle 24 ore successive al trattamento.

Dalle analisi è emerso che la stimolazione elettrica cerebrale su pazienti con bulimia nervosa porta, in confronto alla stimolazione sham, ad una diminuzione del bisogno di abbuffarsi e ad un aumento dei livelli di autocontrollo. Più nello specifico, dopo la stimolazione con tDCS è stato possibile rilevare una diminuzione del 31% dei punteggi riguardanti le scale sul bisogno di abbuffarsi. Per quanto riguarda l’autocontrollo, poi, i partecipanti sono stati sottoposti ad un compito decisionale di tipo economico, nel quale veniva chiesto loro di scegliere tra il ricevere immediatamente una piccola quantità di denaro e il ricevere dopo tre mesi una grande quantità di denaro. Dopo le sessioni tDCS, non sham, i soggetti risultavano essere più propensi a posporre la gratifica, scegliendo quella differita nel tempo e dimostrando così un miglioramento a livello della presa di decisioni, più controllate e lungimiranti.

 

La riduzione dei sintomi della bulimia nervosa tramite stimolazione cerebrale

In conclusione, quanto emerso dallo studio suggerisce che le tecniche di stimolazione cerebrale non invasiva siano effettivamente in grado di diminuire, se non sopprimere, il bisogno di abbuffarsi, riducendo anche la gravità dei tipici sintomi della bulimia nervosa, per lo meno in modo temporaneo. Secondo gli autori, questo sarebbe possibile grazie all’aumento dei livelli di controllo cognitivo, dato dalla stimolazione della DLPFC, che permetterebbe di controbilanciare gli aspetti compulsivi che caratterizzano questo tipo di disturbo alimentare.

Inoltre, questa nuova prospettiva terapeutica per il trattamento della bulimia nervosa risulta essere estremamente vantaggiosa e di facile applicabilità. La tDCS, infatti, è una delle tecniche di stimolazione cerebrale tra le più economiche e facilmente trasportabili. Questo apre così anche la strada alla possibilità di un futuro trattamento per la bulimia nervosa auto-somministrabile dai pazienti stessi in parallelo ad interventi psicoterapeutici.

Per quanto lo studio di Kekic e collaboratori sia stato il primo ad indagare gli effetti della stimolazione tramite tDCS in pazienti con bulimia nervosa e per quanto, quindi, i risultati ottenuti siano ancora di entità modesta e necessitino di ulteriori conferme, in generale quanto emerso mostra chiaramente un miglioramento a livello della sintomatologia bulimica e delle abilità decisionali dopo solo una sessione di stimolazione. Gli autori ritengono quindi che l’implementazione dello studio svolto, coinvolgendo un campione di persone più ampio e utilizzando sessioni di trattamento multiple effettuate lungo un prolungato periodo di tempo, potrebbe portare, con buone probabilità, a miglioramenti più solidi e consistenti.

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