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I sogni della sinistra spiegati con i sogni della destra, e viceversa

L'identità di sinistra e destra: i sogni diventano incubi se si avverano troppo e troppo a lungo ci siamo compiaciuti di svolgere ruoli immaginari...

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 19 Feb. 2017

“La sinistra non può essere solo l’ammorbidente nella lavatrice del liberismo”

 

Pubblichiamo qualche considerazione psicologica -da non prendere troppo sul serio- sul conflitto psicologico delle persone di sinistra. Gli ultimi sviluppi di ieri del congresso del partito democratico sembrano confermare questo disagio psicologico. È l’eterna tensione della mente umana tra ideale e reale. Tra come pensiamo che le cose siano e come riteniamo debbano essere. Dove sia la ragione, non osiamo dirlo. Giunto sulla soglia dell’opinione politica lo psicologo ammutolisce, conscio di avere probabilmente già parlato troppo di problemi che vanno ben al di là delle sue competenze. Buona lettura.

Una prima versione di questo articolo è stata pubblicata sabato 18 Febbraio su Linkiesta.

 

In questi giorni di travaglio e possibili scissioni nel corpo della sinistra, torna in mente una frase rivelatoria di pochi mesi fa di Nichi Vendola: “La sinistra non può essere solo l’ammorbidente nella lavatrice del liberismo“. In questa frase c’è tutto il dramma psicologico di una persona di sinistra. Un ammorbidente non ha personalità, la personalità è tutta della lavatrice. Non basta tamponare gli aspetti negativi del liberismo, ragiona Vendola, occorre fare una politica di sinistra. La domanda è: esiste una lavatrice di sinistra? Ovvero, esiste un modo di produrre ricchezza che sia di sinistra oppure la sinistra può solo limitarsi a ridistribuirla, la ricchezza?

Domanda da economisti a cui gli psicologi non oserebbero rispondere. Eppure, anche da incompetenti, ci si può chiedere se la sinistra riformista –l’unica che abbia davvero governato democraticamente- non sia nata proprio dalla presa d’atto che, da sinistra, la ricchezza può essere ridistribuita ma non creata. Marxisticamente, pare proprio che il modo di produzione rimanga nelle mani del capitale, e la sinistra si limiti ad ammorbidire le vesti che rotolano vorticosamente nella lavatrice liberista.I tentativi di creare la ricchezza in maniera radicalmente egualitaria hanno creato disastri, non solo di inefficienza ma perfino di ingiustizia. I mezzi di produzione conquistati nel nome del popolo, lontani dall’essere stati condivisi con il popolo (qualunque cosa esso sia), sono finiti nelle mani di stati nominalmente comunisti e gestiti dispoticamente, creando la paradossale somiglianza tra regimi rivoluzionari e il modo di produzione “asiatico”, il modo di produzione che Marx attribuiva alle reazionarie economie imperiali pre-moderne, scomparse in occidente ma ancora in vigore in Asia ai tempi di Marx.

E ancora in vigore ai nostri tempi, in realtà. Colpisce infatti leggere che la Cina ha liberalizzato da meno di un anno il mercato del sale dopo 2700 anni di ininterrotto controllo centralizzato del prezzo o che le liberalizzazioni abbiano costretto il governo cinese a introdurre il diritto privato romano, tra l’altro con la consulenza di Oliviero Diliberto. Segnali strani, segnali che il maoismo era in continuità con l’economia centralizzata e marxisticamente “asiatica” e dispotica dell’Impero cinese. Mentre, a quanto pare, diritto romano e libero mercato vanno insieme da un paio di millenni e questa strana coppia solo da pochissimo ha fatto amicizia con Confucio e Mao. Che poi le presentazioni le faccia Diliberto ci dice quanto sia strana la vita.

Accettare di essere solo un ammorbidente nella lavatrice della vita non deve essere facile. Vorremmo modificare l’assetto del mondo, fermarne la caotica entropia, e dobbiamo accontentarci di mettere delle toppe. Piuttosto deprimente, e non molto di sinistra. Vi è un happiness gap tra il pessimismo più o meno realistico dei conservatori e l’ottimismo della volontà delle persone di sinistra. Ottimismo che può funzionare quando ci sono le risorse per agire e modificare la realtà, come forse è accaduto dopo il boom economico del dopoguerra che rese possibili le rivoluzioni sociali degli anni ’60. Un po’ più difficile farlo ora, tempi in cui le vacche sono dimagrite e i sogni del faraone sono tristi da interpretare. Giuseppe si preparò, riempiendo previdentemente i depositi di grano, noi forse un po’ meno, magari troppo occupati ad ammorbidire ma nella maniera sbagliata, senza mettere da parte le provviste per l’inverno.

Dall’altra parte, l’uomo di destra non se la passa meglio. Incattivito da una realtà più aspra dei suoi più pessimistici pensieri, sembra quasi spaventato dai fantasmi che egli stesso ha evocato. Altro è giocare al raffinato dandismo del cattiverio di destra, altro è invece trovarsi tra i piedi i populismi veri e non l’horror intrigante dei libri di storia in cui tutto è solo spavento e favola ma non realtà.

I sogni diventano incubi se si avverano troppo e troppo a lungo ci siamo compiaciuti di svolgere ruoli immaginari. Sotto l’ombrello del capitalismo keinesiano ci siamo sentiti protetti e abbiamo recitato molteplici parti immaginarie: quella dei comunisti immaginari, quella dei fascisti immaginari e, ultimamente, perfino quella dei liberisti immaginari. Il futuro sembra diverso e somiglia a un risveglio amaro.

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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