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Voglio sapere tutto delle tue vacanze! Ma mi interessa davvero?

E' stato dimostrato come gli amici siano più interessati a racconti di vacanze, libri o altro se hanno familiarità con quello che si sta raccontando.

Di Greta Lorini

Pubblicato il 27 Feb. 2017

Vorresti condividere storie con un amico che ha viaggiato ovunque, compreso il luogo da cui sei appena tornato? Avanti tutta. Vorresti intrattenere i tuoi amici con racconti delle avventure vissute in un luogo dove loro non sono mai stati? Forse meglio trattenersi.

 

E’ una verità universalmente condivisa quella secondo cui quando si torna da un viaggio e qualcuno ci dice: “Voglio sapere tutto!”, ciò che realmente intende è: “Sono stato educato, ma spero tanto che il racconto sia breve, e ti prego, per l’amor di Dio, non farmi vedere fotografie”. E uno studio pubblicato recentemente sul giornale Psychological Science lo conferma: non ci piace per niente ascoltare i racconti delle esperienze altrui, a meno che non si tratti di esperienze familiari per noi.

 

Lo studio

Come primo step, i partecipanti sono stati divisi in due gruppi: oratori e ascoltatori. Quelli assegnati al ruolo di oratori hanno visionato un breve video (il cui contenuto spaziava da cortometraggi di animazione a videoconferenze TED -videoconferenze tenute da esperti su argomenti vari- a presentazioni di immagini naturalistiche), dopodiché, è stato chiesto loro di raccontare una storia riguardante ciò che avevano visto ad un piccolo gruppo di ascoltatori.

In alcuni casi, gli ascoltatori avevano già visto lo stesso video; in altri casi, ascoltavano la storia per la prima volta. Prima di immergersi nel racconto, gli oratori hanno completato un sondaggio in cui facevano previsioni su come le persone avrebbero reagito all’ascolto della storia, mentre gli ascoltatori hanno registrato le loro reazioni una volta terminato il racconto.

Le persone si sono divertite maggiormente ad ascoltare storie quando avevano familiarità con l’argomento del racconto – nel caso dello studio, coloro che avevano già visto il video – nonostante gli oratori avessero predetto che sarebbe stato vero il contrario.

 

Le conclusioni

Gli autori ritengono che il motivo di tali risultati ha a che fare con la discrepanza che vi è tra il proprio concetto di sé e le abilità reali: non siamo così bravi a fare i cantastorie come crediamo. [blockquote style=”1″]Il linguaggio umano è pieno di lacune per quanto riguarda le informazioni fornite, e le storie familiari consentono all’ascoltatore di usare la propria conoscenza per riempire queste lacune[/blockquote] ha affermato l’autore dello studio.

Probabilmente gli amici potrebbero divertirsi ad ascoltarci mentre raccontiamo loro di un quadro che non hanno mai visto o di un libro che non hanno mai letto solo se riuscissimo a descriverli in modo opportuno. Ma molti di noi non sono in grado di farlo. Ne risulta che i nostri amici sono molto più felici quando gli raccontiamo cose che già conoscono perché almeno capiscono cosa gli stiamo dicendo. Ci preoccupiamo troppo di entusiasmare i nostri ascoltatori e non ci curiamo abbastanza di poterli confondere.

Le esperienze, in altre parole, non si prestano bene al racconto – il ricordo della cosa più cool e pazza che tu abbia fatto rimarrà con te per moltissimo tempo, ma i tuoi amici se ne dimenticheranno presto.

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