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Intervista a Paola Matera, la dottoressa che canta ai malati

Intervista a Paola Matera, la dottoressa ospedaliera e cantante che si esibisce in corsia per alleviare la sofferenza dei suoi pazienti.

Di Gaspare Palmieri

Pubblicato il 30 Gen. 2017

Qualche tempo fa un collega mi ha segnalato alcuni articoli apparsi su testate nazionali online riguardanti una dottoressa ospedaliera e cantante che si esibisce in corsia per alleviare la sofferenza dei suoi pazienti. La dottoressa si chiama Paola Matera e svolge la sua attività clinica presso l’Ospedale di Biella.

 

La notizia mi ha ovviamente incuriosito, ma è stato dopo aver visto il video strepitoso in cui canta in impeccabile camice bianco, accompagnata da un fisarmonicista,  Che sarà (brano scritto da Jimmy Fontana e cantato in italiano dai Ricchi e Poveri e in spagnolo da Josè Feliciano) per un gruppo di pazienti, che è arrivato irrefrenabile l’impulso ad intervistarla (dopo averle chiesto l’amicizia su Facebook ovviamente).

 

Intervista alla Dott.ssa Paola Matera

I (Intervistatore): Ciao Paola. Ci racconti la tua storia? Quando nasce la tua passione per la musica? E per la medicina?

PM (Paola Matera): Fin da piccola amavo la musica: le mie sorelle suonavano il pianoforte, mio padre la chitarra, io adoravo cantare, essere al centro dell’attenzione….ho iniziato per gioco a suonare il pianoforte ma per una bambina molto attiva era un sacrificio stare ore a esercitarmi…infatti a 10 anni ho smesso e ho dedicato il mio tempo allo studio della chitarra classica e del flauto (come nella maggior parte delle ragazzine della mia età) visto che non avevo grande passione per gli strumenti musicali. A 13 anni ho abbandonato lo studio della musica, anche se a 19 ho ricominciato a cantare in un coro polifonico della chiesa vicino casa. Successivamente mi sono iscritta alla facoltà di medicina e non ho più potuto seguire la mia passione per il canto, rimandando di qualche anno ciò che sarebbe inevitabilmente avvenuto.

 

I: Quali sono i tuoi gusti musicali?

PM: Amo tutta la musica ben eseguita, da circa due anni porto in giro uno spettacolo con le canzoni di De Andrè, riscuotendo molto successo, ho fondato una compagnia teatrale  e ci esibiamo per raccolte fondi per le associazioni onlus e per chi vuole ascoltare i successi del Faber. Personalmente amo le voci femminili, ho una voce da contralto e per sei mesi ho approcciato la musica jazz con scarsi risultati….io amo cantare live, con ogni genere di strumento: chitarra, tastiere e violino. Amo Giorgia perché trovo sia tecnicamente perfetta, ma ascolto vari generi di musica (sono cresciuta con il rock anni ’70 e i Dire Straits)

 

I: Ho letto che hai avuto problemi di salute e che la musica ti ha aiutato a superare un momento difficile. Ti senti di raccontarci come sono andate le cose?

PM: Nel 2000 vengo ricoverata d’urgenza per una vasculite che ha devastato il mio fisico. Ho subìto diversi interventi demolitivi, mi hanno sottoposto a terapia decisamente pesanti e il mio fisico dopo 3 mesi di degenza ospedaliera ne ha risentito moltissimo. Ho perso 25 kg, e tutta la massa muscolare…le uniche distrazioni erano le visite di mia madre e delle mie sorelle. In quel periodo mia sorella mi portò una radio, dicendo che mi avrebbe tenuto compagnia e fu così. Al mio ritorno a casa, ho iniziato a iscrivermi a un corso di canto dedicando tempo al mio fisico e alla mia anima devastata da quella esperienza terribile…..il mio rientro a casa non era così scontato, in quanto avevo grosse possibilità di non farcela. Ma grazie all’amore della mia famiglia, alla mia caparbietà e alla Musica (mia alleata da sempre) sono tornata a vivere una seconda volta e ho dedicato più tempo allo studio del canto, educando la mia voce come se fosse uno strumento musicale. Da allora non ho più smesso: ho vinto la mia timidezza e ho affrontato il pubblico, dapprima nei locali Karaoke, in seguito come cantante in una cover band anni ’60-70.

 

I: Come e da chi è nata l’idea di cantare in corsia?

PM: Ho voluto portare la musica in ospedale memore della mia esperienza di paziente, ho proposto alla direzione generale dapprima l’inserimento di un pianoforte nell’ingresso dell’ospedale e successivamente ho introdotto la musica nei reparti di Geriatria, pediatria, fisiatria e psichiatria. Ho coinvolto i miei numerosi amici artisti che hanno accettato di esibirsi a turno nei vari reparti a titolo gratuito, riscuotendo grande successo…abbiamo portato un po’ di serenità ai pazienti, spesso concentrati sui loro malanni, sulle loro disgrazie. Abbiamo regalato spensieratezza perché quando sì è ricoverati spesso si perde la speranza, si ha il timore di essere abbandonati e di non fare più ritorno a casa dai propri cari.

L’INTERVISTA CONTINUA DOPO L’IMMAGINE

intervista a paola matera la dottoressa che canta ai malati andrea cavallo

La dott.ssa Paola Matera si esibisce in corsia accompagnata dal pianista Andrea Cavallo

 

I: Come è stata accolta l’idea dai pazienti? E dai colleghi?

PM: I pazienti hanno risposto in modo eccellente dapprima con sospetto, poi cantando insieme a noi hanno coinvolto parenti e personale. Ho cantato le canzoni che spesso loro richiedevano, scegliendo il repertorio in base all’età dei pazienti coinvolti.

Mi hanno trasmesso tenerezza, i loro sorrisi mi hanno riscaldato il cuore. Una paziente al termine di un concerto mi ha detto: “Pensi che adesso non sento più il dolore al ginocchio” Obiettivo raggiunto. Sono certa che questo sia solo l’inizio, mi hanno contattato colleghi da altri ospedali dove stanno tentando di inserire la Cantoterapia nei reparti come terapia da associare ai farmaci e al supporto psicologico. Non ho avuto esperienze personali nel campo psichiatrico, ma nel mio nosocomio da due anni viene effettuata un’ora alla settimana di lettura ad alta voce presso l’ SPDC con risultati eccellenti.

 

I: Sei al corrente di esperienze simili alla vostra in altri ospedali in Italia e all’estero?

PM: Ho conosciuto telefonicamente la dott.sa Mirella De Fonzo che ha scritto numerosi saggi sulla Cantoterapia in Italia.

 

I: Progetti per il futuro?

PM: La mia speranza è che nel prossimo futuro ogni struttura ospedaliera possa avvalersi della musica e del canto non solo per curare i pazienti ma anche i dipendenti stessi che spesso sono sottoposti a turni pesanti dal punto di vista fisico ma soprattutto umano.

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