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Otto Rank e la simbologia del doppio: analisi del film “Lo studente di Praga”

Nel saggio "Il doppio", Otto Rank ha fornito una lettura psicoanalitica del film Lo studente di Praga definendo il rapporto tra l'Io e l'alter ego.

Di Manuela Agostini

Pubblicato il 14 Dic. 2016

“Il Doppio” di Otto Rank è un breve saggio che ha introdotto temi e metodi di analisi di grande valore e che ne fanno un piccolo classico della letteratura psicoanalitica. Il libro inizia con l’analisi di un film “Lo studente di Praga” di Stellan Rye (1913), tratto da un racconto di H.H. Ewers.

 

La lettura psicoanalitica di Rank del film “Lo studente di Praga”

Il motivo centrale di questa storia è una variante del patto col diavolo. Il protagonista vende la propria immagine riflessa in uno specchio in cambio di un ingente patrimonio, che gli assicura potere e successo. Nel corso della storia, quest’immagine gli apparirà di fronte, con sembianze identiche, ma autonoma e con iniziative personali, interferendo in maniera disturbante nella sua esistenza. Il tema centrale che viene qui rappresentato è il significativo problema del rapporto dell’uomo col suo Io.

Rank sottolinea diverse caratteristiche della vicenda narrativa:
1) l’angoscia del protagonista per la perdita del proprio riflesso allo specchio;
2) la persecuzione da parte di quest’immagine speculare resasi ormai autonoma che ostacola l’Io sempre e ovunque (con effetti catastrofici soprattutto nell’amore);
3) il fatto che una ferita da lui inferta al suo Doppio gli causerà la morte poiché la vita del Doppio è strettamente legata a quella della persona reale.

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO IL TRAILER DEL FILM:

Elemento essenziale delle storie sul Doppio prese in esame da Rank, è l’autonomia, completa o parziale, della propria immagine, che si tratti di un’ombra, di un riflesso nello specchio, di un sosia in carne e ossa o di un ritratto. Altro elemento caratterizzante è la contrapposizione tra il personaggio e il suo Doppio, che acquista una tonalità negativa e persecutoria.

Rank sintetizza la situazione in questo modo:
Ci imbattiamo sempre in un’immagine che somiglia minuziosamente al protagonista: nel nome, nella voce, nell’abito, e che, “quasi rubata da uno specchio” (Hoffmann), nella maggioranza dei casi si fa avanti proprio attraverso lo specchio.

 

Il rapporto tra l’Io e il Doppio

Il Doppio si contrappone di continuo all’Io. La situazione precipita di solito nel rapporto con la donna, ha una svolta con l’uccisione del persecutore, si conclude con il suicidio. In alcuni casi viene complicata dall’insorgere del delirio di persecuzione; in altri ancora il delirio è al centro del racconto e si evolve in una vera e propria follia paranoica.

Il sosia invece rappresenta un alter ego specifico e paradossale. L’esperienza del sosia, in cui l’Io si presenta a sè medesimo, ricorda il momento della separazione e della perdita che hanno caratterizzato la costituzione stessa dell’Io infantile: un’esperienza che si colloca tra il distacco doloroso dall’oggetto narcisisticamente assimilato e l’angoscia per l’estraneo, tappe che segnano il cammino verso l’individuazione, passando attraverso l’identificazione. Il riconoscimento infantile di sé nello specchio di Lacan è preceduto dal rapporto di specchiamento felice del bambino nella madre. In origine l’Altro materno era inglobato nella coppia madre-bambino.

Nel rapporto Io-me, il desiderio rimosso o le proprie pulsioni inconsce assumono le sembianze di un Altro. L’Io utilizza, come supporto della rimozione, una sua scissione. Questa si appoggia, in certi casi, su un dato di fatto, costituito dagli elementi di diversità dell’Io rispetto al Simile. Perciò i desideri inconsci non appaiono all’Io come cosa propria, ma sotto forma di alterità. Quando l’Altro non è più semplicemente simile o diverso, ma è invece proprio assolutamente identico, si ha l’esperienza del sosia. Il sosia è e allo stesso tempo non è un altro me. L’Io lo riconosce con sembianze identiche ma le intenzioni del sosia, invece, saranno totalmente diverse; l’immagine di sé acquisterà vita propria, sino a non essere più un’immagine, sino a diventare un Altro.

L’immagine speculare, però, ricorda all’Io che i desideri che voleva realizzare e di cui insieme si voleva sbarazzare e che ora vede proiettate nel comportamento del sosia, sono pur sempre aspetti che appartengono all’Io stesso. Siamo allora di fronte a un fallimento della rimozione, a un ritorno del rimosso. In seguito a ciò, il soggetto si ritrova in una situazione che va dal turbamento sino al raccapriccio più tormentoso. La scissione psichica, quindi, crea il Doppio; il Doppio, a sua volta, rappresenta una proiezione del conflitto interiore, la cui creazione porta con sé una liberazione interiore, un alleggerimento, a prezzo però della paura dell’incontro col Doppio.

Il Doppio rappresenta i desideri segreti e sempre repressi della psiche. Bisogna capire quale situazione psicologica determina questa scissione interiore e la conseguente proiezione. Il sintomo più evidente sembra essere un profondo senso di colpa, che spinge il soggetto a non assumersi più le responsabilità di certe sue azioni attribuendole a un altro io, a un Doppio. Questa figura corrisponde alla figura dell’angoscia esistenziale, e quindi della morte. Scudo contro la morte è allo stesso tempo suo messaggero.

Il Doppio da un lato gode a spese del soggetto, osa ciò che il soggetto non oserebbe mai, realizza i suoi desideri rimossi, ma dall’altro opera affinché la colpa ricada su di lui. Inoltre appare sempre quando il soggetto vorrebbe abbracciare o baciare la donna che ama, ossia quando si avvicina troppo alla realizzazione dei propri desideri, quando è sulla soglia del godimento pieno. Solo l’alter ego offre il vero godimento, la donna invece è l’ostacolo al rapporto privilegiato con se stesso, quindi è necessario farla sparire, e se ne incarica il Doppio. Il Doppio tiene in pugno il perduto oggetto primordiale e il soggetto si riappropria del proprio essere primordiale solo a costo della propria vita. Il Doppio introduce così la pulsione di morte e quello che era stato concepito come difesa dalla morte, come protezione del narcisismo, diventa il suo messaggero. Quando appare il Doppio, il tempo è scaduto. Il confronto col Doppio non ha soluzione poiché, come abbiamo visto, fa sprofondare il soggetto nella psicosi.

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Manuela Agostini
Manuela Agostini

Dott.ssa in Psicologia della salute clinica e di comunità

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Rank O., Il doppio. Il significato del sosia nella letteratura e nel folklore, Sugarco, Carnago 1994
  • Rank O., Il doppio, Sè, Milano 2001
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