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Resta in forma e vivi meglio: lo stress psicosociale impatta meno sulla salute di persone con uno stile di vita attivo

Essere fisicamente attivi, soprattutto in periodi di elevato stress psicosociale, apporta benefici sulla salute sia a breve che a lungo termine

Di Ilaria Loi

Pubblicato il 25 Nov. 2016

Aggiornato il 13 Dic. 2016 16:33

Ancora poco si sa su quanto l’essere in forma possa apportare dei benefici in termini di salute psicofisica: proprio in questo senso, infatti, si pensa che l’ attività fisica possa proteggere dai potenziali effetti negativi dati dallo stress psicosociale e lavoro-correlato.

 

Nonostante sia da tempo noto il ruolo che l’attività sportiva riveste nei confronti del benessere di ognuno di noi, ancora poco si sa su quanto l’essere in forma possa apportare dei benefici in termini di salute psicofisica. Proprio in questo senso, infatti, si pensa che l’ attività fisica possa proteggere dai potenziali effetti negativi dati dallo stress psicosociale e lavoro-correlato.

 

Lo stress psicosociale

Lo stress psicosociale, sia esso oggettivo (ad es. eventi di vita critici) o soggettivo (ad es. stress percepito), è ritenuto essere uno dei fattori che maggiormente spinge le persone ad assentarsi dal lavoro per questioni di salute.

Questo tipo di stress risulta infatti essere strettamente legato ad una compromissione della propria salute mentale e anche ad un aumento della sintomatologia depressiva. Alti livelli di stress psicosociale, inoltre, si accompagnano ad un innalzamento di indici quali pressione sanguigna, colesterolo e trigliceridi, legati a una maggiore probabilità di sviluppare disturbi cardiovascolari.

Al contrario, il condurre una vita attiva e sportiva risulta essere associato a minori sintomi depressivi e minori fattori di rischio di sviluppare disturbi cardiovascolari. Purtroppo però l’inattività fisica resta ancora ad oggi il quarto maggior fattore di rischio di precoce mortalità, mentre i disturbi cardiovascolari risultano essere la più frequente causa di mortalità nei paesi industrializzati.

 

Attività fisica e stress psicosociale

Proprio a tal proposito, Gerber e collaboratori dell’università di Basilea hanno recentemente svolto una ricerca in associazione con studiosi svedesi, dimostrando che rimanere fisicamente attivi, soprattutto in periodi di elevato stress, apporta notevoli benefici in termini di salute sia sul breve periodo, per quanto riguarda ad esempio il far fronte al periodo stesso, sia sul medio-lungo periodo, per quanto riguarda ad esempio il rischio di sviluppare disturbi cardiovascolari. Proprio in questo senso, infatti, da tempo è stata proposta l’idea secondo cui una buona forma fisica possa agire come fattore di protezione rispetto agli effetti negativi dello stress cronico sia a livello mentale sia a livello fisico.

All’interno del loro studio, gli autori hanno mostrato come una buona forma fisica risulti essere un buon fattore protettivo per coloro i quali esperiscono alti livelli di stress psicosociale sul posto di lavoro. Per poter dimostrare ciò, è stato coinvolto un campione di 200 impiegati svedesi, prevalentemente sani ed eterogenei per quanto riguarda il livello di stress riportato, ed è stato sottoposto ad analisi riguardanti i fattori di rischio cardiovascolare (pressione sanguigna, BMI, colesterolo, trigliceridi) e a test per la capacità cardiorespiratoria, usata come indice di forma fisica.

Dalle analisi è emerso, in linea anche con studi precedenti, come a maggiore livello di stress psicosociale, così come percepito dal soggetto, corrispondessero anche valori più elevati per quanto riguarda i fattori di rischio cardiovascolare.

Per la prima volta, però, gli autori hanno anche dimostrato come il livello di forma fisica posseduto dai soggetti sia in grado di moderare la relazione tra stress percepito e fattori di rischio cardiovascolare. Infatti, mentre all’interno del gruppo di impiegati con bassi livelli di stress percepito non sono state rilevate differenze a livello dei fattori di rischio in base alla forma fisica, all’interno del gruppo con alti livelli di stress percepito a maggior livello di attività fisica sembrerebbe corrispondere un minor rischio di sviluppare disturbi cardiovascolari.

Ad esempio, con alti livelli di stress percepito, il valore del colesterolo LDL, o colesterolo “cattivo”, risultava essere oltre i valori normativi in impiegati con bassi livelli di forma fisica, ma non per quelli con alti livelli di forma fisica. Al contrario, con bassi livelli di stress percepito non sono emerse differenze rilevanti in base ai livelli di forma fisica.

Come conclusione del loro lavoro, Gerber e collaboratori sottolineano la significatività di quanto da loro rilevato, in quanto questi dati permetterebbero di allargare la nostra sfera di conoscenza riguardante l’importanza di condurre uno stile di vita attivo che includa anche una qualche attività sportiva.

Infatti, da studi precedenti (Hamer, 2012) è emersa la tendenza a intraprendere con minor frequenza una qualche attività fisica in periodi di maggior stress psicosociale, mentre invece sarebbe auspicabile proprio una tendenza contraria, in quanto protettiva verso rischi futuri per la propria salute psicofisica. Ad esempio, anche una minima riduzione a livello della pressione sanguigna, una delle sfide odierne più impegnative a livello della salute pubblica, potrebbe incidere in modo significativo sul benessere personale, che è strettamente connesso allo stile di vita condotto

Infine, questo studio, mettendo in luce l’importanza di valutare la capacità cardiorespiratoria, sottostimata all’interno della pratica clinica, potrebbe avere anche implicazioni rilevanti per quanto riguarda la terapia e il trattamento di disturbi legati allo stress psicosociale.

 

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