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Qualcosa di buono (2014) e Padri e Figlie (2015): trovare il senso della vita anche nella sofferenza – Cinema & Psicologia

I film "Qualcosa di buono" e "Padri e Figlie" parlano di vicende tragiche della vita. Il contatto con la sofferenza può essere una via di maturazione?

Di Antonio Scarinci

Pubblicato il 23 Nov. 2016

Qualcosa di buono e Padri e Figlie parlano della vita, della morte, del timore di perdere le persone care, eventi che riguardano tutti noi e con i quali, ognuno si deve prima o poi confrontare.

 

Qualcosa di buono (You’re Not You)

Film  diretto da George C. Wolfe con  Hilary Swank. USA 2014. Adattamento cinematografico del romanzo di Michelle Wildgen

 

Trama

Una pianista di nome Kate è affetta da Sclerosi Laterale Amiotrofica. Bec, una studentessa priva di esperienza, si prende cura di lei. Tra le due donne si creerà una relazione affettiva che travalica le diversità. Kate elegante, sposata, affascinante pianista conduce una vita agiata, Bec scapestrata studentessa, conduce una vita sregolata all’insegna del “mordi e fuggi”. Tra confessioni, risate, liti e rimpianti, nasce tra le due protagoniste una complicità femminile che le porterà a dare significato a questo frammento di vita  caratterizzato da dolore e sofferenza e a riconoscere ciò che vale. Il contrappunto tra un mondo borghese patinato e poco incline a considerare il tragico della vita e il vissuto doloroso di Kate aprono la narrazione a una visione empatica verso una condizione che riguarda tutti, nessuno escluso.

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO IL TRAILER DEL FILM QUALCOSA DI BUONO:

 

Padri e figlie (Fathers and Daughters)

Film diretto da Gabriele Muccino. Interpretato da Russel Crowe, Amanda Seyfried e Jane Fonda. USA 2015

 

Trama

Il film racconta il rapporto tra un padre e una figlia. La narrazione si snoda su due piani, il passato e il presente.

Jake Davis, vincitore di un premio Pulitzer, vive a New York con sua moglie e sua figlia di nome Katie. Una sera, tornando a casa, sono vittime di un incidente in cui muore la moglie. Jake è ricoverato in ospedale, uscirà dopo un lungo periodo di degenza affetto da gravi crisi epilettiche. Si prende cura amorevolmente della figlia, ma è costretto a ricoverarsi di nuovo in un ospedale psichiatrico per i gravi disturbi che lo affliggono. E’ costretto a lasciare Katie dagli zii William ed Elizabeth, membri dell’alta borghesia newyorkese. La zia vuole adottare Katie, anche perché Jake ha difficoltà economiche e problemi di salute. Il padre della bambina non ha alcuna intenzione di affidare la figlia agli zii materni. William, avvocato di professione, sembra riuscire subdolamente a spuntarla. E a nulla valgono i tentativi di Jake che in poche settimane, per sostenere la battaglia processuale, scrive un libro che otterrà un grande successo. Quando tutto sembra perduto, il caso ci mette lo zampino e William ed Elizabeth sono costretti a ritirare la causa per l’affidamento. Jake può restare accanto a sua figlia, ma per poco, il tempo di scrivere il suo romanzo più famoso “Padri e figlie”.  Una crisi lo coglie di sorpresa e muore battendo la testa.

Venticinque anni dopo Katie Davis si sta laureando in psicologia. E’ disregolata, sesso senza limiti e alcol. Le viene affidata per il tirocinio una bambina di nome Lucy orfana di madre e con un padre assente. Katie riesce a conquistare la fiducia della bambina e farla parlare. Si rivede in lei, cresce una forte relazione, fino all’adozione di Lucy. Nel frattempo conosce un ragazzo, Cameron. Il suo romanzo preferito è Padri e figlie. I due s’innamorano, Katie prova sensazioni ed emozioni nuove, ma la paura dell’abbandono la porta a tradire apertamente Cameron. Riesce, comunque a raccontare al suo partner la sua incapacità di abbandonarsi all’amore, lui la comprende e i due tornano insieme.

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO IL TRAILER DEL FILM PADRI E FIGLIE:

 

Qualcosa di buono e Padri e Figlie: motivi d’interesse

I due film estremamente commoventi e coinvolgenti portano all’attenzione vicende tragiche della vita. E’ possibile che un genitore con gravi disturbi psichici riesca ad accudire i figli fornendogli quella base sicura necessaria a uno sviluppo evolutivo funzionale?

Il contatto con la sofferenza può essere una via di maturazione per chi sta ancora cercando il proprio posto nel mondo?

Qualcosa di buono e Padri e Figlie parlano della vita, della morte, del timore di perdere le persone care, eventi che riguardano tutti noi e con i quali, ognuno si deve prima o poi confrontare.

Mentre scrivo il terremoto incombe in larghe zone del nostro amato bel paese e i residenti sono sgomenti e impotenti di fronte a un evento catastrofico che distrugge mementi storici della vita personale e collettiva delle popolazioni coinvolte dal sisma. In queste circostanze la solidarietà si stringe intorno all’enorme sofferenza e al dolore, la partecipazione empatica cerca di colmare il vuoto e il senso di straniamento che è vissuto e che può generare fenomeni dissociativi, derealizzazione, depersonalizzazione.

Ciò che accompagna per altri motivi Jake che tenta, dopo la morte della moglie, di uscire dal tunnel della destabilizzazione per prendersi cura dell’amata figlia e Katie, traumatizzata da un’infanzia difficile e ancora invischiata con la figura paterna che non riesce a costruirsi una vita affettiva. Tuttavia, proprio l’affettività imbastisce uno sviluppo migliore rispetto all’alternativa fredda e strumentale offerta dagli zii materni, che pensano più al loro desiderio di avere una figlia che al bene della nipote. Certo, le ferite si sanano con sofferenza nel tempo, lasciano cicatrici evidenti, ma le storie ci dicono che una base sicura si può ricostruire.

Anche in Qualcosa di Buono Kate e Bec pur attraversando la turbolenza di una malattia molto invalidante ed esiziale riescono, costruendo e recuperando rapporti affettivi a dare senso, a capire cosa nella vita ha veramente valore.

Relazioni armoniose e significative, direzione consapevole del proprio impegno, accettazione e defusione (Hayes, Strosahl, 2005; Lorenzini, Scarinci, 2013) possono farci attraversare il mare tempestoso della vita dandole un senso.

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SCRITTO DA
Antonio Scarinci
Antonio Scarinci

Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Hayes, S. C., Strosahl, K. D. (2005). A Practical Guide to Acceptance and Commitment Therapy. New York: Springer-Verlag.
  • Lorenzini, R., Scarinci, A. (2013). Dal malessere al benessere. Roma: Franco Angeli.
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