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Problemi uditivi? Non è colpa delle orecchie, ma del tuo cervello!

Avviene qualcosa nel cervello dei più anziani che li induce a sforzarsi per seguire un discorso, anche quando non vi sono reali problemi uditivi

Di Greta Lorini

Pubblicato il 10 Nov. 2016

Un gruppo di ricercatori dell’Università del Maryland ha determinato che avviene qualcosa nel cervello dei più anziani con sospetti problemi uditivi che li induce a sforzarsi per seguire un discorso, distinguendolo dal rumore di fondo, anche quando l’udito non è realmente compromesso.

 

Siete ad un pranzo in famiglia, state dialogando con i membri più anziani ed uno di loro vi dice: “scusa, puoi ripetere?”. Il motivo per cui è necessario ripetere due volte la stessa cosa, potrebbe non dipendere da problemi uditivi del vostro interlocutore, ma da altro.

Un gruppo di ricercatori dell’Università del Maryland (UMD), composto da membri associati del Brain and Behavior Initiative, ha determinato che avviene qualcosa nel cervello dei più anziani che li induce a sforzarsi per seguire un discorso, distinguendolo dal rumore di fondo, anche quando l’udito non è compromesso.

In uno studio pubblicato dal Journal of Neurophysiology, i ricercatori Samira Anderson, Jonathan Z. Simone e Alessandro Presacco hanno scoperto che le persone di età compresa tra 61 e 73 anni, seppur in assenza di problemi uditivi ma dotate di un udito normale, ottengono prestazioni significativamente peggiori nella comprensione di discorsi in ambienti rumorosi rispetto alle persone di età compresa tra 18 e 30 anni, anch’esse dotate di un udito funzionale.

 

Problemi uditivi o problemi di elaborazione cerebrale?

Attraverso due diversi tipi di scansione dell’attività elettrica cerebrale rilevata durante un compito di ascolto di discorsi, i ricercatori sono stati in grado di osservare ciò che avveniva nel cervello dei partecipanti nel momento in cui veniva chiesto loro ciò che un interlocutore stava dicendo, in due diverse condizioni sperimentali: ambiente tranquillo e ambiente rumoroso. I ricercatori hanno studiato due aree cerebrali distinte: il mesencefalo (l’area “più arcaica” del cervello, posseduta dalla maggior parte degli animali vertebrati), che si occupa dell’elaborazione base di tutti i suoni e la corteccia cerebrale, di cui una parte è specializzata nell’elaborazione dei discorsi.

Nel gruppo di soggetti più giovani, il mesencefalo ha generato un segnale comparabile per entrambe le condizioni del compito. Al contrario, nel gruppo di soggetti più anziani, la qualità della risposta al segnale vocale era deteriorata già nell’ambiente tranquillo e peggiore nell’ambiente rumoroso. I segnali neurali registrati, invece, a livello corticale hanno dimostrato che gli adulti più giovani sono in grado di elaborare un discorso in modo efficace in un tempo relativamente breve. Al contrario, la corteccia uditiva dei soggetti più anziani impiega più tempo a rappresentare la stessa quantità di informazioni.

 

Perché avviene questo?

Parte dei problemi di comprensione sperimentati dalle persone più anziane, in entrambe le condizioni, potrebbe essere legato ad uno squilibrio tra processi cerebrali eccitatori e inibitori dovuti all’età. Questo squilibrio comprometterebbe la capacità del cervello di elaborare correttamente stimoli uditivi e rappresenta la causa principale dell’anormale risposta corticale osservata nello studio. Ha osservato Simon:

Le persone anziane hanno bisogno di più tempo per capire cosa sta dicendo un’altra persona”. Impiegano più risorse e uno sforzo maggiore

Questa erosione della funzione cerebrale sembra essere tipica degli anziani e parte naturale del processo di invecchiamento.

I ricercatori stanno ora esaminando se utilizzando tecniche di training cognitivo sia possibile aiutare gli anziani con sospetti problemi uditivi a migliorare la loro comprensione del parlato.

Anche dei semplici accorgimenti possono aiutare. Dal momento che la possibilità di vedere e sentire la persona che sta parlando aiuta l’elaborazione di un discorso, sarebbe una buona idea guardare direttamente gli anziani mentre si sta parlando con loro, e assicurarsi di avere la loro attenzione, prima di iniziare un discorso.

Il cervello più vecchio semplicemente perde parte del segnale vocale, nonostante le orecchie lo abbiano catturato tutto in modo integro. – ha detto Simon – Quando qualcuno può guardare l’interlocutore, oltre che ascoltarlo, invece, il sistema visivo a volte può compensare quella perdita.

Samira Anderson aggiunge:

Il messaggio principale che vogliamo dare è che i soggetti più anziani, nel nostro studio, hanno un udito normale, come è emerso da una valutazione eseguita con audiogramma, ma hanno difficoltà a comprendere tracce audio acquisite in ambiente rumoroso, perché gli aspetti temporali del segnale vocale non vengono accuratamente codificati. Dal momento che hanno un udito normale, parlare più forte non aiuta. Quindi, se qualcuno sta avendo problemi nella comprensione in un ristorante rumoroso o in una stanza affollata, è più importante parlare con chiarezza in modo normale o al massimo leggermente più lento, piuttosto che aumentare il tono della voce.

 

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