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Le bugie: quali motivazioni le sostengono, l’influenza del testosterone e gli effetti sul benessere psicologico

La menzogna è una dichiarazione che altera la realtà, può avere differenti motivazioni e induce una riduzione del benessere psicologico delle persone. 

Di Guest

Pubblicato il 04 Ott. 2016

Aggiornato il 07 Ott. 2016 16:34

La menzogna è una riproduzione verbale di un’ immagine della realtà, volutamente alterata con lo scopo di condizionare la reazione cognitiva, emotiva e comportamentale dell’altro.

Irene Desimoni, OPEN SCHOOL STUDI COGNITIVI MODENA

Menzogna, finzione, errore e segreto: le differenze

Ammettiamolo, a chi non è mai capitato di dire una bugia? Quella volta che mamma ci ha chiesto se avevamo finito i compiti e noi abbiamo volutamente mentito perché avevamo fretta di uscire in bicicletta con gli amici; oppure tutte quelle volte che ci diciamo “domani incomincio la dieta”, ma in fondo sappiamo che stiamo mentendo a noi stessi, o ancora, quando qualcuno ci chiede se stiamo bene e noi puntualmente rispondiamo “bene, grazie”, ma in realtà non siamo poi così in forma.

Queste ipotetiche situazioni sono esempi di alterazioni della verità. Ma come mai ci capita? Quali motivazioni ci spingono a dire una bugia? Prima di rispondere a questa domanda, è bene comprendere che cosa sono le “bugie” e da quali altri comportamenti simili si differenziano.
Innanzitutto differenziamo tra menzogna e finzione. Già etimologicamente queste due parole sottolineano una diversità, infatti mentre la menzogna fa riferimento al mentire e al falso, la finzione fa invece riferimento al fingere e al finto.

Fare finta richiama inevitabilmente gli studi dello psicologo Jean Piaget sul gioco simbolico, definito come un’ attività caratteristica di una fase evolutiva del bambino (che inizia dai 18 ai 24 mesi) dove qualcosa viene utilizzato per rappresentare qualcos’altro (Piaget, 1970). Oggetti, azioni, identità, situazioni, vengono utilizzati per rappresentare oggetti, azioni, identità e situazioni diverse e soltanto immaginate (ad esempio un tavolo coperto da una tovaglia diventa una casa, un lenzuolo blu diventa il mare). Quindi, la finzione è trasporre un qualcosa con un determinato significato a qualcos’altro, che però in un altro contesto assume un significato diverso.

Un’altra importante distinzione è quella tra menzogna ed errore. Affermare il falso per ignoranza del vero è molto diverso dall’affermare il falso pur essendo al corrente di come stanno realmente le cose. La differenza dunque sta nel fatto che nella bugia si è a conoscenza della verità e intenzionalmente si dichiara il falso; l’errore invece non è una bugia, chi dice il falso per ignoranza lo fa in buona fede, non ha l’intenzionalità di non dire il vero, anche perché crede nella verità di quello che sta affermando.

In ultimo, bisogna differenziare la menzogna dal segreto. In entrambi si ha l’intenzione di nascondere e non rivelare conoscenze, ma nel caso del segreto si pensa di avere il diritto di non riferire ad altri specifiche informazioni.

La definizione di menzogna

Detto questo, non volendo di proposito badare alle varie sfumature che assume la definizione di menzogna a seconda dell’autore che l’ha studiata, possiamo comunque darne una definizione esaustiva citando le parole di Paul Ekman (1989) il quale definisce la bugia come [blockquote style=”1″]atto comunicativo consapevole e deliberato di trasmettere una conoscenza non vera ad un altro in modo che quest’ultimo assuma credenze false sulla realtà dei fatti.[/blockquote]

Luigi Anolli (2003) successivamente ha integrato tale definizione specificando come la bugia sia [blockquote style=”1″]un atto comunicativo consapevole e deliberato di ingannare un altro che non è consapevole e che non desidera essere ingannato.[/blockquote]

La menzogna è una riproduzione verbale di un’ immagine della realtà, volutamente alterata con lo scopo di condizionare la reazione cognitiva, emotiva e comportamentale dell’altro. Con questa definizione si presuppone che il mentire avvenga all’interno di una interazione sociale fra una o più persone, in cui si ha uno scambio comunicativo del tipo:
X mente a Y affermando P se, e solo se, sa che P è falso (e che quindi non-P è vero) e conduce Y a credere che P è vero.

La bugia inconsapevole quindi non esiste, in quanto nessuno può dire menzogne senza intenzionalità e consapevolezza di farlo e questo può verificarsi in due maniere: colui che mente può cercare di far credere il falso, oppure chi mente può tentare di non far credere il vero.
Volendo riassumere i contenuti sopra riportati, la menzogna è caratterizzata da tre elementi essenziali:
1. La falsità del contenuto di colui che comunica in modo linguistico o paralinguistico
2. La consapevolezza del contenuto falso
3. L’intenzionalità di ingannare l’interlocutore

Anolli (2003) aggiunge che[blockquote style=”1″] mentire è sempre una interazione sociale e un atto comunicativo rivolto a un destinatario che può assumere o la funzione di “vittima” – quando crede nella menzogna del mentitore – o la funzione di “smascheratore” – quando scopre la menzogna.[/blockquote] Nel primo caso si parla di “successo” della menzogna; nel secondo caso di “insuccesso”.

Infine, bisogna sottolineare che la menzogna si sviluppa su due canali comunicativi: il primo è il canale verbale che prende in riferimento la successione logica delle parole, il secondo è il canale non verbale il quale si compone di abilità paralinguistiche come la voce, la mimica facciale, i gesti e la prossemica (Keltner & Ekman, 2003).

Perchè si mente?

Veniamo dunque alla domanda centrale: “Perché mentiamo?”.
“L’arte dell’inganno” è presente non solo nel comportamento dell’essere umano, ma in quasi tutti gli esseri viventi, dal grande mammifero, ai volatili, agli anfibi, ai vegetali e persino nei batteri. In particolare, sono interessanti gli studi del biologo Robert Trivers (2011), il quale sostiene come la concorrenza tra ingannatori e ingannati sia una parte saliente del processo evolutivo derivante dalla lotta fra i geni per la sopravvivenza della propria specie. Per fare un esempio, la tartaruga alligatore presenta sulla sua lingua due lembi rosa molto simili a lombrichi, i pesci vengono così ingannati e attirati nella trappola. Le farfalle invece scoraggiano i predatori colorandosi in modo da ricordare i colori di specie velenose, i cuculi si evitano il fastidio di allevare i figli deponendo le loro uova nei nidi di altri volatili.

In generale dunque, anche alla base dell’intelligenza umana vi sarebbe l’inganno che, a certi livelli e non prendendo in considerazione morale ed etica, ricopre una funzione importante consentendo di ingannare le altre persone e garantire, in termini evolutivi, la sopravvivenza della specie umana (Trivers, 2011).

A livello più psicologico, ricercatori nel campo della psicologia, hanno più volte tentato di categorizzare le menzogne, esse possono essere distinte in base al grado di malignità, grado di patologia e a seconda della motivazione che spinge l’individuo a mentire (Anolli, 2003; Mayer, 2008; Neuburger, 2008).

In questo articolo prenderemo in riferimento la classificazione delle menzogne in base alla motivazione che le sostiene.
Le menzogne si distinguono principalmente in bugie transitorie (di evitamento, di difesa, di acquisizione e bugie di autoinganno) legate all’appartenenza a specifiche età, ruoli e situazioni di vita, e le bugie caratteriali (pseudologie, di timidezza, di discolpa e bugie gratuite) riferite alla storia di vita del mentitore e alla sua personalità, dunque tendono ad essere più stabili, ricorrenti e pervasive (Lewiss, & Saarni, 1993).

Vediamole insieme:
Bugie di evitamento: muovono dalla motivazione di evitare una punizione, un conflitto, un rifiuto o per difendere la propria privacy. Le menzogne per evitare una punizione si ritrovano nelle persone adulte, ma soprattutto nei bambini, i quali imparano già verso i 2-3 anni a mentire quando si rendono conto di aver commesso una trasgressione punibile. Le menzogne per evitare un conflitto e/o un rifiuto si ritrovano spesso nell’adulto e vengono utilizzate nella sfera lavorativa, sociale o familiare per evitare di entrare in conflitti senza fine dannosi per qualsiasi tipo di relazione interpersonale. Infine, le bugie per difendere il proprio privato, riguardano prevalentemente adolescenti ed adulti, nascono dal bisogno di preservare un senso di indipendenza, di autonomia e di libertà personale, sono comportamenti protettivi che restituiscono al mentitore una percezione di controllo relazionale sull’altro preservando la propria autonomia e il proprio vissuto.

Bugie di difesa o innocenti: partono dalla motivazione di una persona di proteggere il proprio sé o i sentimenti di persone amate. Pensiamo ai complimenti che i bambini ricevono di fronte ai loro primi scarabocchi, oppure, se a Natale riceviamo un regalo che non ci piace, difficilmente lo comunicheremo alla persona che ce l’ha regalato; è più verosimile che dissimulando la delusione, ci mostreremo contenti. Soprattutto gli adulti mentono per cortesia, ma i bambini imparano questa regola sociale precocemente tramite un’istruzione diretta o per osservazione dei comportamenti dei genitori.

Bugie di acquisizione: muovono dal bisogno di sentirsi approvati, la motivazione sottostante è quella di migliorare e/o aumentare l’immagine della persona che la racconta, di accedere a un’immagine di sé perduta o inaccessibile, il tutto per ottenere un vantaggio personale. La persona potrebbe inventarsi di appartenere a una famiglia molto benestante, di avere conoscenze importanti, oppure potrebbe attribuirsi maggiori meriti scolastici o lavorativi per accaparrarsi un posto di lavoro. E’ un tipo di menzogna considerata normale nell’infanzia e fino a quando occupa un posto ragionevole nell’immaginazione del bambino. Tale comportamento viene considerato comprensibile fino ai 6 anni, la sua continuità oltre tale età potrebbe invece evidenziare psicopatologie, come ad esempio il disturbo narcisistico di personalità.

Bugie di autoinganno: partono dalla motivazione di proteggere il proprio sé, hanno l’effetto di un “anestetico psicologico” ossia hanno lo scopo di non prendere una totale consapevolezza di parti del proprio funzionamento mentale e comportamentale, o di non prendere coscienza di certi aspetti o situazioni della nostra vita per le quali, si potrebbe provare disagio. Secondo De Cataldo e Gullotta (2009) [blockquote style=”1″]L’autoinganno è in primo luogo uno stato nel quale si determina una divergenza tra ciò che il soggetto che mente sa, sia pure a livello inconsapevole, e ciò che egli riconosce. Tale meccanismo impone di accettare il fatto che una persona creda allo stesso tempo ad una proposizione e alla proposizione che la nega. [/blockquote]Chi pratica l’autoinganno non da rilievo alle motivazioni più valide a livello razionale, ma quelle maggiormente funzionali per il raggiungimento del proprio benessere e dei propri desideri.

– Pseudologie fantastiche: meglio conosciute come “bugie patologiche”, muovono dalla motivazione di auto accrescimento della propria autostima o per proteggersi dal giudizio altrui. Diversi studi (Colombo, 1996; Treanor, 2012) definiscono tali menzogne come abituali, intenzionali e facilmente mascherabili in quanto poggiate su costruzioni di natura complessa e fantasiosa, che vengono vissute dal soggetto come reali. Sono dunque bugie a cui lo stesso autore crede, possono riguardare i più svariati eventi o argomenti e, a differenza delle bugie di acquisizione, non vengono dette per ottenere un vantaggio sociale. E’ una bugia caratteristica delle personalità istrioniche, che si ritrova anche nei bugiardi patologici e nella sindrome di Mùnchausen.

Bugie di timidezza: una motivazione che può spingere una persona a raccontare bugie è la timidezza. Le persone timide solitamente sono caratterizzate da una concezione di base di sé negativa, possono affrontare le situazioni sociali con la sensazione di essere inferiori rispetto alla maggior parte delle altre persone. Questa lettura della realtà può portarli a raccontare bugie per apparire migliori agli occhi degli altri, per evitare situazioni sociali o attività considerate imbarazzanti e dove potrebbero sentirsi al centro dell’attenzione e inadeguati.

Bugie di discolpa: muovono dal bisogno di discolparsi da insinuazioni più o meno fondate. Sono una tipologia di bugie diffusa nei bambini, ma si riscontra anche negli adulti solitamente caratterizzati da un’idea di sé come inferiori e incapaci di gestire le proprie responsabilità di azione.

Bugie gratuite: sono bugie che apparentemente non hanno una motivazione che le sostiene, vengono dette con lo scopo di divertire, per allegria o per dare sfogo alla fantasia. Potrebbero sottolineare il bisogno di attenzione o il bisogno di sentirsi capaci e ben visti agli occhi degli altri.

La menzogna e il legame con il testosterone

Sulla menzogna esistono una mole ampia di scritti e ricerche scientifiche; interessanti sono i dati “controtendenza” ottenuti da uno studio condotto dal Dipartimento di Scienze Neuro – Cognitive dell’Università di Bonn (2012).
Un gruppo di studiosi con a capo il neuro scienziato Weber Bernd, ha scoperto che onestà e sincerità hanno una connessione diretta con i livelli di testosterone, l’ormone steroideo prodotto principalmente dalle gonadi maschili e in minor quantità, dalle gonadi femminili.
Questo ormone conosciuto come “l’ormone dell’aggressività” sembra in realtà, non avere solo una connessione con comportamenti antisociali ed aggressivi, ma anche un’influenza sui comportamenti pro sociali.

Il gruppo di ricerca ha infatti dimostrato una correlazione positiva tra sincerità e testosterone, ossia, all’aumentare del testosterone aumentano i livelli di onestà e sincerità. Maggiore è il testosterone e minore è la possibilità di ricorrere alle bugie.

Lo studio ha interessato 91 uomini adulti, giovani e senza problemi clinici significativi che sono stati preparati e sottoposti a diversi test comportamentali.
Metà del campione è stato sottoposto a un trattamento gel a base di testosterone, l’altra metà ha ricevuto un gel placebo senza alcun effetto ormonale.
A seguito delle prove comportamentali è emerso che gli uomini a cui è stato dato il trattamento gel con testosterone dimostravano una maggiore predisposizione a dichiarare il vero rispetto agli uomini che avevano assunto il gel senza testosterone.
Sembra dunque che la propensione a dire bugie sia influenzata anche dai livelli di testosterone presenti nell’individuo.

Menzogna e benessere psicologico

Un’altra ricerca interessante proviene dall’università di Notre Dame (Indiana, Usa), dove attraverso uno studio preliminare, si è tentato di capire se esiste una connessione tra le menzogne e il benessere psicologico delle persone (Kelly & Wang, 2012).

Lo studio, diretto dalla professoressa Anita Kelly, ha coinvolto 110 persone (34% adulti e 66% studenti universitari) di età compresa tra i 18 e i 71 anni, con livelli di reddito differenti. Il campione è stato poi suddiviso in due gruppi: il primo è stato istruito a evitare di mentire e quindi a dire la verità, mentre al secondo, utilizzato come gruppo di controllo, non si era data alcuna istruzione. L’esperimento, della durata di 10 settimane prevedeva che, in questo lasso di tempo, i partecipanti riportassero ai ricercatori il numero di menzogne eventualmente raccontate e fossero relazionate sul loro stato di benessere mentale e fisico.

Dai dati raccolti è emerso che, al diminuire delle menzogne, diminuivano il numero e la gravità dei disagi psicologici, tra cui malinconia e tensione, e fisici, in particolare mal di testa e mal di gola; di contro, un maggior uso delle bugie comportava un’accentuazione di disagi psicologici e fisici.
Infine, dalla ricerca è emerso che le persone che erano state istruite a non mentire, riportavano un miglioramento nei loro rapporti interpersonali e, complessivamente, le interazioni sociali erano migliori.
Ciò fa pensare che a un numero inferiore di bugie dette corrisponde un migliore stato di benessere fisico e psicologico.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Anolli, L. (2003). Mentire. Bologna: Il mulino.
  • Colombo, C. (1996). Manuale di psicopatologia generale. Padova: Cleup.
  • De Cataldo Neuburger, L., & Gullotta, G. (2009). Sapersi esprimere. La competenza emotiva. Milano: Giuffrè.
  • Ekman, P. (1989). Why Lies Fail and What Behaviors Betray A lie. In Yuille, J. C. (Ed.), Credibility Assessment (pp. 71-81). Dordrecht, The Netherlands: Kluwer Academic Publishers.
  • Kelly, A. & Wang, L. (2012), Study: Fewer lies linked to stronger health and relationships. American Psychological Association’s, ricavato da http://www.apa.org/news/press/releases/2012/08/lying-less.aspx
  • Keltner, D., & Ekman, P. (2003). Facial expression of emotion. In Gonzaga, G.C., Beer, J. D., Richard J., Scherer, K.R., Goldsmith, H.H (Eds). Handbook of affective sciences. Series in affective science. New York, NY: Oxford University Press.
  • Lewis, M., & Saarni, C. (1993). Lying and deception in everyday life. New York, NY: Guilford Press.
  • Mayer, C. (2008). Benedetta menzogna. Macerata: Liberilibri.
  • Neuburger, L.D.C., & Gulotta, G. (2008). Trattato della menzogna e dell'inganno. Con appendice di aggiornamento (Vol. 26). Milano: Giuffrè.
  • Piaget, J. (1970). La psicologia del bambino. Torino: Einaudi.
  • Treanor, K.E. (2012). Defining, understanding and diagnosing pathological lying: an empirical and theoretical investigation into what constitutes pathological lying. Journal of University Teaching and Learning Practice, ISSN: 1449-9789.  DOWNLOAD
  • Trivers, R. (2011). The folly of fools. The logico f deceit and self-deception in human life. Philadelphia: Basic Books.
  • Wibral, M., Dohmen, T., Klingmüller, D., Weber, B., Falk, A., (2012). Testosterone Administration Reduces Lying in Men. Journal Plos One  7(10): e46774.
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