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Non si litiga davanti ai bambini! O forse si?

I bambini subiscono le tensioni e la rabbia repressa dei conflitti irrisolti. La risoluzione costruttiva ai problemi è invece una lezione educativa

Di Valentina Davi

Pubblicato il 28 Ott. 2016

Se i genitori riescono a esprimere le proprie emozioni e a gestire insieme il conflitto costruttivamente attraverso compromessi, sforzi per comprendere il punto di vista (anche emotivo) dell’altro e abilità di problem solving, i bambini percepiranno l’emotività positiva che accompagna la risoluzione congiunta del conflitto e che spazza via l’impatto negativo del litigio, e apprenderanno modalità sane e funzionali per superare eventuali disaccordi, un’abilità che nella vita sarà loro molto utile.

Una delle regole d’oro dell’essere dei “bravi” genitori pare sia evitare di litigare di fronte ai figli, a maggior ragione se piccoli. Non solo è vietato lanciarsi dietro i piatti e insultarsi, ma anche alzare la voce o infervorarsi sarebbe riprovevole: “NON – DI FRONTE – AI – BAMBINI…”, si scandisce in un sussurro al primo accenno di rabbia del partner, occhi sgranati, inclinando impercettibilmente la testa a indicare la presenza dei pupi.

Infatti, spinti dal desiderio di tutelare i propri bambini, mamma e papà possono cercare di non manifestare il proprio disaccordo, evitando sfuriate e l’uso di un linguaggio ostile per non turbarli; per alcuni genitori portare rancore senza sfociare in un vero e proprio match di combattimento sembra il modo migliore per gestire un conflitto. Tuttavia disaccordo e rabbia, seppur non espressi verbalmente, non per questo passano inosservati: uno sguardo tagliente, un’occhiata di fuoco, abbandonare la discussione (magari anche uscendo più o meno drammaticamente dalla stanza) oppure il classico trattamento del silenzio valgono più di mille parole. Sono come un “NIENTE” sibilato a denti stretti in risposta a “C’è qualcosa che non va?”: non ci crede nessuno.

 

Cosa dice la ricerca

Pensare che covare rancore senza esprimerlo sia una buona strategia è un errore ingenuo: l’ostilità non verbale turba un bambino tanto quanto una litigata ad alta voce. Come sottolineato nell’interessante articolo pubblicato sul The Atlantic “How Passive Aggression Hurts Children”, prolungati conflitti irrisolti tra i genitori minano la sicurezza emotiva dei bambini e aumentano il rischio che sviluppino problemi psicologici, tra cui depressione, ansia, ritiro sociale e aggressività, siano essi conflitti espressi verbalmente o meno; che mostrino sintomi di sofferenza, rabbia e ostilità; che litighino con maggior frequenza con i compagni.

I bambini sono estremamente sensibili all’ambiente che li circonda e sono molto abili nell’analizzare la comunicazione non verbale e la relativa connotazione emotiva, ma spesso gli adulti, ingenuamente, sottostimano questo aspetto (o sovrastimano le proprie doti di recitazione).

Ovviamente il punto non è evitare in assoluto di litigare – non solo perché sarebbe impossibile, ma anche perché litigare è utile per la salute della coppia. Il punto è come i genitori risolvono il conflitto: in maniera distruttiva o costruttiva? Se i genitori riescono a esprimere le proprie emozioni e a gestire insieme il conflitto costruttivamente attraverso compromessi, sforzi per comprendere il punto di vista (anche emotivo) dell’altro e abilità di problem solving, i bambini percepiranno l’emotività positiva che accompagna la risoluzione congiunta del conflitto e che spazza via l’impatto negativo del litigio, e apprenderanno modalità sane e funzionali per superare eventuali disaccordi, un’abilità che nella vita sarà loro molto utile.

 

La risoluzione costruttiva di un conflitto

È evidente quanto sia importante per i genitori lavorare sugli aspetti comunicativi per imparare a risolvere in maniera costruttiva eventuali discordie, pertanto sarebbe interessante che all’interno dei servizi che offrono interventi psicologici rivolti alla famiglia fossero previsti anche programmi educativi sulla gestione dei conflitti. Il miglioramento di queste abilità sembra infatti avere effetti positivi sui comportamenti internalizzanti dei figli (es. ansia, depressione, tendenza all’isolamento) attraverso il rinforzo della loro sicurezza emotiva (Cummings et al., 2015).

Come sostiene Cummings, in realtà non tuteliamo i nostri bambini evitando di dire come ci sentiamo quando invece chiaramente c’è qualcosa che non va, perché i bambini se ne accorgono. La vera soluzione è mostrare loro come si gestisce costruttivamente un litigio: “la risoluzione dei conflitti è una medicina fantastica”.

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Valentina Davi
Valentina Davi

Coordinatrice di redazione di State of Mind

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