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La somministrazione di EPO per il trattamento dei deficit cognitivi nei pazienti depressi o con disturbo bipolare

Un nuovo studio ha dimostrato che l’eritropoietina (EPO) può migliorare le capacità cognitive in pazienti con disturbo bipolare o con depressione.

Di Claudio Nuzzo

Pubblicato il 05 Ott. 2016

Un nuovo studio ha dimostrato che l’eritropoietina (EPO), un ormone la cui funzione principale è regolare la produzione dei globuli rossi e meglio conosciuto per il suo impiego negli sport come doping per incrementare la propria performance, può migliorare le capacità cognitive in pazienti con disturbo bipolare o con depressione.

 

Questi disturbi, sebbene noti principalmente per gli effetti sortiti sull’umore dell’individuo, si accompagnano a dei deficit cognitivi significativi (Arts, Jabben, Krabbendam & Van Os, 2008; Bortolato et al., 2016) e i risultati dello studio in questione, pubblicato su European Neuropsychopharmacology, darebbero speranza agli scienziati riguardo la possibilità di trattarli.

Infatti, tra i pazienti depressi e bipolari si rilevano deficit per lo più a carico delle funzioni esecutive e della memoria verbale; i depressi, in aggiunta, evidenzierebbero anche una compromissione parziale delle proprie capacità attentive. Inoltre, più del 70% dei pazienti in remissione dal disturbo bipolare e più del 40% in remissione dalla depressione continuano a mostrare questo genere di compromissioni cognitive.

Per ciò che riguarda l’EPO, essa è per lo più secreta dai reni ed è appunto essenziale alla produzione di globuli rossi. In sostanza, ad una più alta concentrazione di EPO corrisponde una maggiore capacità del sangue di trasportare ossigeno. Per questo motivo è impiegata per il trattamento dell’anemia e in ambito sportivo per incrementare le performance fisiche.

In questo articolo vengono illustrati due RCT (randomized controlled trials) dove i ricercatori hanno valutato le funzioni cognitive di 79 pazienti depressi o con disturbo bipolare: a 40 di questi fu somministrata l’EPO per nove settimane, i rimanenti 39 invece assunsero un placebo.

Al termine degli studi si è osservato un significativo miglioramento nei test cognitivi (ad es., di memoria verbale, attenzione, abilità di planning) dei pazienti che avevano assunto l’EPO. Inoltre questo miglioramento permaneva anche dopo il follow-up di 6 settimane dal termine del trattamento. Secondo la dott.ssa Kamilla Miskowiak, autrice e lead researcher dello studio:

I pazienti trattati con EPO hanno mostrato un miglioramento delle loro funzioni cognitive fino a cinque volte superiore rispetto ai loro livelli di baseline rispetto ai pazienti trattati con placebo, che miglioravano solo del 2%.

Si è osservato anche che i pazienti che ottenevano bassi punteggi nei test neuropsicologici erano gli stessi che beneficiano di più dell’assunzione di EPO, caratteristica che permetterebbe ai clinici di meglio identificare i pazienti che trarrebbero maggior beneficio dal trattamento.

Gli autori hanno concluso affermando che sono necessari ulteriori studi che replichino questi risultati e che diano maggiori informazioni relative al dosaggio e alla frequenza di assunzione di EPO; invece, essendo già prescritta per il trattamento dell’anemia, la sicurezza dell’ormone è ormai conclamata. Infatti, la eritropoietina è generalmente sicura, a patto che i livelli dei globuli rossi del paziente siano controllati regolarmente; gli unici pazienti che dovrebbero evitare tale ormone sarebbero, ad esempio, i fumatori o coloro che in passato hanno avuto importanti coaguli.

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