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Assunzione di droghe e compromissione del riconoscimento delle immagini

Uno studio ha dimostrato come l'assunzione di droghe, quali l'LSD alteri il riconoscimento delle espressioni facciali di paura e tristezza. 

Di Claudio Nuzzo

Pubblicato il 11 Ott. 2016

Una nuova ricerca pubblicata su Neuropsychopharmacology mostra come l’LSD, una delle droghe psichedeliche più diffuse, alteri il processamento delle informazioni emotive veicolate dai volti mentre incrementa il comportamento prosociale.

 

Introduzione

Questa droga è stata spesso studiata in virtù delle sue proprietà psicoattive fin dal 1940; tuttavia dagli anni sessanta dello stesso secolo la ricerca su questo allucinogeno è stata fortemente limitata, in quanto collegata alla cultura hippie e al movimento contro la guerra. LSD è attualmente studiata per il trattamento di diversi disturbi mentali, tra cui ansia, dipendenza e disturbo da stress post-traumatico (PTSD).

Lo studio

Secondo i risultati di questo studio, condotto in doppio cieco e con un gruppo di controllo che assumeva un placebo, l’LSD tende a ridurre la capacità della persona di riconoscere le emozioni negative, migliorando l’empatia e la prosocialità di una persona. I ricercatori hanno per prima cosa reclutato 40 partecipanti adulti presso l’Università di Basilea in Svizzera; 11 di loro in precedenza avevano già provato l’assunzione di LSD. Ad ogni partecipante è stata poi data una singola dose orale da 100mg o da 200mg o un placebo inattivo. Circa 5-7h più tardi (circa 3h dopo il picco massimo di effetti psicotropi della LSD) i soggetti completavano una serie di test psicologici tesi a misurare il loro stato d’animo e l’elaborazione di informazioni emotive. Nel dettaglio questi erano: il Face Emotion Recognition Task, il Mutifaceted Empathy Test, il Social Value Orientation Test, le Visual Analog Scales e l’Adjective Mood Rating Scale.

I risultati

Al termine dell’esperimento si è osservato che i partecipanti sotto l’effetto di LSD avevano meno probabilità di riconoscere le espressioni facciali di paura e di tristezza. Tuttavia il farmaco non sortiva effetto sul riconoscimento di espressioni facciali neutre, felici o arrabbiate.

L’effetto della LSD, inoltre, produceva una riduzione dell’empatia cognitiva accompagnata da un incremento dell’empatia emotiva; i partecipanti che avevano assunto la droga avevano quindi difficoltà ad inferire lo stato mentale di una persona osservando una fotografia, ma erano più propensi a sentirsi preoccupati per il benessere della stessa.

Riguardo il comportamento prosociale, misurato per mezzo del Social Value Orientation Test – dove i soggetti devono scegliere come distribuire una piccola somma di denaro tra loro stessi e gli altri partecipanti – i soggetti sotto gli effetti di LSD optavano più spesso per una distribuzione eguale.
Rispetto all’umore dei partecipanti, infine, la droga stimolava sentimenti di vicinanza agli altri, la tendenza a fantasticare, il voler stare con gli altri, la felicità, l’apertura, la fiducia e l’introversione.

Gli effetti fisiologici registrati dalla LSD erano in linea con le precedenti evidenze scientifiche, e cioè ad una sua assunzione si accompagnano un aumento della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca, della temperatura del corpo e la dilatazione delle pupille.

Dolder e i suoi colleghi hanno affermato che i loro risultati potrebbero avere un rilevante significato clinico. Gli effetti dell’LSD, infatti, potrebbero ridurre la percezione di emozioni negative nel paziente e faciliterebbero l’alleanza terapeutica.

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