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Gli spoiler non rovinano le storie (ma le amicizie sì!)

Levitt e Christenfeld hanno scoperto che eliminare l’effetto sorpresa grazie a uno spoiler esterno fa sì che il lettore apprezzi di più il racconto, in particolare se lo spoiler rivela una svolta o la risoluzione del giallo.

Di Valentina Davi

Pubblicato il 07 Set. 2016

Aggiornato il 16 Nov. 2023 11:11

Questo articolo non contiene spoiler

Questo articolo non contiene spoiler, ma se anche li contenesse pare non sarebbe un problema!

J.D. Levitt e N.J.S. Christenfeld devono essere delle brutte persone: di quelle che escono dalla sala del cinema dopo aver visto Il sesto senso discutendo del finale davanti a chi sta entrando per lo spettacolo successivo; di quelle che guardano Game of Thrones in diretta con gli USA e postano su Facebook chi è morto durante la puntata; di quelle che mentre stai leggendo Io uccido pigiato su un vagone della metropolitana, scendono dal treno e ti urlano il nome dell’assassino mentre le porte si stanno chiudendo solo perché nella calca gli hai involontariamente pestato un piede.

Secondo me Levitt e Christenfeld non hanno amici o, comunque, i pochi amici che hanno non li invitano più alle serate di cineforum. Ed è per questo motivo, suppongo, che nel 2011 hanno deciso di condurre uno studio per dimostrare che gli spoiler non pregiudicano il godersi una storia. Così la prossima volta che gli amici vorranno linciarli per l’ennesimo spoiler, potranno difendersi portando a supporto prove scientifiche: “Story Spoilers Don’t Spoil Stories. It’s science, bitch!”.

Lo spoiler non diminuisce la suspence durante la visione del film

È opinione comune, infatti, che il piacere di godersi un racconto, sia esso un film, una serie tv o un libro, dipenda in parte dall’esperienza psicologica della suspense. Se qualche simpaticone ci spoilerasse chi è Keyser Söze, questo potrebbe diminuire la suspense e rovinarci il divertimento durante la visione del film (e farci molto, molto arrabbiare. Molto).

Eppure ci sono casi in cui pur sapendo già come andrà a finire la storia, questo non pregiudica il piacere dell’esperienza: per esempio, quando rileggiamo più volte il nostro libro preferito oppure quando andiamo a teatro a vedere l’Amleto sapendo già che, essendo una tragedia, non potrà che finire…in tragedia. Questi casi sembrano suggerire che la suspense legata al finale non giochi un ruolo così critico nell’apprezzamento di un racconto, anzi addirittura potrebbe distrarne l’attenzione da dettagli rilevanti e qualità estetiche.

Inoltre esistono ragioni teoriche plausibili per affermare che lo spoiler non rovina un bel nulla: conoscere in anticipo il finale potrebbe, infatti, essere paragonabile al fenomeno della fluenza percettiva, in cui se gli oggetti percepiti vengono processati con facilità, l’esperienza risulta piacevole (Robert, Schwarz, Winkielman, 2004) e associata a emozioni positive (Winkielman & Cacioppo, 2010) e a un maggiore coinvolgimento (Vaughn et al., 2010). Inoltre la teoria della discrepanza degli schemi suggerisce che una maggiore prevedibilità determina una risposta emotiva più positiva (MacDOwell & Mandler, 1989).

Lo studio

Forti di questi argomenti, i due autori hanno quindi reclutato 819 persone affinché partecipassero a 3 esperimenti. Nel primo esperimento i soggetti dovevano leggere 3 racconti gialli, nel secondo 3 racconti con una svolta ironica e nel terzo 3 racconti di letteratura evocativa. Per ciascun racconto erano disponibili tre versioni: la versione originale, una con uno spoiler apparentemente involontario inserito all’inizio della storia come parte integrante del testo e una in cui lo spoiler era inserito in un paragrafo a parte, prima della storia. Tutti i soggetti hanno pertanto letto in ciascun esperimento 3 diversi racconti di cui uno nella versione originale, uno intrinsecamente spoilerato e uno con spoiler esterno. Successivamente è stato chiesto loro di valutare da 1 a 10 il piacere provato nel leggere il racconto.

Cosa hanno scoperto Levitt e Christenfeld?

Che eliminare l’effetto sorpresa grazie a uno spoiler esterno fa sì che il lettore apprezzi di più il racconto, in particolare se lo spoiler rivela una svolta o la risoluzione del giallo. Questo perché lo spoiler probabilmente permette al lettore di organizzare gli sviluppi, anticipare le implicazioni degli eventi e risolvere le ambiguità che si presentano durante la lettura. Inoltre è possibile che lo spoiler permetta di godersi maggiormente la storia aumentando la tensione causata dalla disparità di conoscenza tra il lettore onnisciente e il personaggio che invece va inconsapevolmente incontro al proprio destino.
In conclusione, secondo Levitt e Christenfeld le persone perdono solo tempo a evitare come la peste gli spoiler. È inutile che vi affannate a silenziare le chat di gruppo su Whatsapp, a tenervi alla larga da Facebook o a tapparvi le orecchie sbraitando disperati NON MI DIRE NIENTE!! NON L’HO ANCORA VISTOOOO!!

Lo spoiler non rovina il piacere di godersi un racconto, anzi!

Conclusioni

Il problema, sostengono gli autori, è che le intuizioni erronee riguardo alla natura degli spoiler persistono perché i singoli lettori non possono confrontare le esperienze relative a una stessa storia spoilerata e non spoilerata.
Il problema invece, come afferma lo psicologo clinico Ali Mattu sul suo blog, è che questo studio ha una scarsa validità esterna! È esperienza comune che lo spoiler abbia un impatto più negativo quando riguarda una storia che si attende da molto tempo e su cui si ha investito emotivamente. Dubito che i soggetti dell’esperimento avessero investito emotivamente su Cosciotto d’agnello di Roald Dhal o che pregustassero da tempo di leggere A chess problem di Aghata Christie (e comunque, grazie, Levitt e Christenfeld, per avermi spoilerato l’assassino nel vostro articolo!). Provate a condurre lo stesso esperimento spoilerando a un fan l’ultimo film di Star Wars o a un lettore il finale di Harry Potter dopo un’attesa durata ANNI (dubito che qualsiasi commissione etica darebbe, comunque, il via libera allo studio).

Pertanto, cari lettori di State of Mind, ecco il mio consiglio: evitate di spoilerare film, puntate di serie tv, libri, perché anche se la scienza vi dà ragione, la scienza vi dà ragione in teoria. In pratica i vostri amici continueranno a odiarvi e a volere la vostra testa se gli rivelerete che “tanto alla fine lui muore”. E fanno bene.

 

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SCRITTO DA
Valentina Davi
Valentina Davi

Coordinatrice di redazione di State of Mind

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Leavitt, J.D., Christenfeld, N.J. (2011). Story spoilers don't spoil stories. Psychological Science, 22(9):1152-4.  DOWNLOAD
  • MacDowell, K., Mandler, G. (1989). Constructions of emotion: Discrepancy, arousal, and mood. Motivation and Emotion, 13, 105–124.
  • Reber, R., Schwarz, N., Winkielman, P. (2004). Processing fluency and aesthetic pleasure: Is beauty in the perceiver’s processing experience? Personality and Social Psychology Review, 8, 364–382.
  • Vaughn, L.A., Childs, K.E., Maschinski, C., Niño, N.P., Ellsworth, R. (2010). Regulatory fit, processing fluency, and narrative persuasion. Social & Personality Psychology Compass, 4, 1181–1192.
  • Winkielman, P., Cacioppo, J. T. (2001). Mind at ease puts a smile on the face: Psychophysiological evidence that processing facilitation elicits positive affect. Journal of Personality and Social Psychology, 81, 989–1000.
  • http://brainknowsbetter.com/news/2013/5/11/3-reasons-why-the-psychology-of-spoilers-is-wrong
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