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I cannabinoidi per rallentare il processo degenerativo nella malattia di Alzheimer

Con il THC, i livelli di beta-amiloide responsabili della mortalità neuronale dell' Alzheimeir si abbassano, permettendo così ai neuroni di sopravvivere.

Di Maurizio Rossetti

Pubblicato il 07 Set. 2016

Aggiornato il 26 Ago. 2019 11:50

Gli scienziati del Salk Institute (California) hanno trovato prove preliminari riguardanti gli effetti del tetracannabinoide (THC) e di altri composti presenti nella marijuana, che sarebbero efficaci per la rimozione cellulare di beta-amiloide, una proteina tossica associata al morbo di Alzheimer.

 

La ricerca effettuata in laboratorio, può comunque aiutarci a comprendere meglio il ruolo infiammatorio attivo nel disturbo, e potrebbe fornire nuovi indizi nello sviluppo di nuove terapie.

Nello studio pubblicato sulla rivista Aging and Mechanisms of Disease, sono state analizzate le cellule nervose alterate con una sovrapproduzione di beta-amiloide, per simulare la situazione presente durante la malattia di Alzheimer.

Anche se altri studi hanno già offerto prove che i cannabinoidi potrebbero essere neuroprotettivi contro i sintomi del morbo di Alzheimer, riteniamo che il nostro studio sia il primo a dimostrare che i cannabinoidi possano influenzare i processi infiammatori e agire sull’accumulo di beta-amiloide delle cellule nervose – Spiega David Shubert, autore principale dello studio.

La malattia di Alzheimer è una malattia degenerativa progressiva del cervello, che porta alla perdita di memoria e compromette in modo ingravescente la vita quotidiana delle persone che ne sono affette.

Secondo il National Institutes Of Health, colpisce più di 5 milioni di americani, rappresenta la principale causa di demenza e si stima che la sua incidenza dovrebbe triplicare nei prossimi 50 anni.

Il team di Salk, nel loro studio, ha scoperto che l’esposizione neuronale ad alti livelli di beta-amiloide è associata ad una più alta risposta infiammatoria ed a un più elevato tasso di mortalità dei neuroni. Tuttavia, esponendo le cellule a THC, i livelli di beta-amiloide si abbassavano riducendo la risposta infiammatoria delle cellule nervose causata dalla proteina, permettendo così ai neuroni di sopravvivere.

L’infiammazione cerebrale rappresenta una componente importante dei disturbi associati al morbo di Alzheimer. Quando siamo stati in grado di identificare le basi molecolari della risposta infiammatoria a beta-amiloide, è diventato chiaro che i composti di THC possono essere coinvolti nel proteggere le cellule neuronali dalla morte – ha detto Antonio Currais, ricercatore che ha partecipato allo studio.

Shubert ha sottolineato che i risultati ottenuti attraverso modelli di laboratorio, dovranno poi essere replicati in studi clinici ulteriori per verificarne l’efficacia.

 

 

 

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