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L’alleanza terapeutica come sincronia fra psicoterapeuta e paziente

Nel corso della seduta, terapeuta e paziente sincronizzano i loro linguaggi extraverbali e le loro menti. Questa sincronia crea l'alleanza terapeutica.

Di Vincenzo Amendolagine

Pubblicato il 15 Set. 2016

La seduta terapeutica è il luogo dove due alterità sintonizzano i loro esseri, che si esprimono con il linguaggio verbale e metaverbale, con i pensieri e con la fisiologia del corpo. Questa sincronia fra terapeuta e paziente diviene lo strumento che crea l’alleanza terapeutica.

 

 

Abstract

Partendo dallo studio di Koole, della Libera Università di Amsterdam, e di Tschacher, dell’Università di Berna, è analizzata la natura dell’alleanza terapeutica, che si crea fra terapeuta e paziente nel corso della psicoterapia, e gli elementi che concorrono a formarla. La seduta terapeutica è il luogo dove due alterità sintonizzano i loro esseri, che si esprimono con il linguaggio verbale e metaverbale, con i pensieri e con la fisiologia del corpo. Questa sincronia fra terapeuta e paziente diviene lo strumento che crea l’alleanza terapeutica, fondamentale in ogni percorso di psicoterapia.

 

Alleanza terapeutica: lo studio di Koole e Tschacher

Uno studio di Koole, della Libera Università di Amsterdam, e di Tschacher, dell’Università di Berna, analizza la natura dell’alleanza terapeutica, che si crea fra terapeuta e paziente nel corso della psicoterapia, e gli elementi che concorrono a formarla. La ricerca parte da un assunto di base, ovvero che terapeuta e paziente, nel corso della seduta, tendono a sincronizzare i loro linguaggi extraverbali (prosodia, movimenti corporei ecc.). Questa sintonia si crea anche fra la mente del terapeuta e quella del paziente.

In altre parole, la seduta terapeutica diviene il luogo dove due alterità sintonizzano i loro esseri, che si esprimono con il linguaggio verbale e metaverbale, con i pensieri e con la fisiologia del corpo. Più questa sintonia è completa e più la seduta diventa proficua, in quanto terapeuta e paziente raggiungono quella unisonia che permette a quest’ultimo di cambiare e di regolare le proprie emozioni.

Fin dai suoi esordi, la psicoterapia è stata considerata e definita come cura del parlare, dando in questa maniera una supremazia ideologica al linguaggio verbale nell’ambito del processo terapeutico (Koole e Tschacher, 2016). Dimenticando, così, che la psicoterapia è anche il luogo dove due corporeità si parlano in un codice simbolico che trascende il mero scambio di parole.

Diverse ricerche hanno analizzato lo scambio simbolico che si verifica fra terapeuta e paziente su paradigmi differenti rispetto al codice linguistico. La finalità di questo scambio è proprio la creazione di una sintonia fra curante e curato. Imel e coll. (2014), citati in Koole e Tschacher (op. cit.), hanno analizzato la sintonia che si crea fra la prosodia del terapeuta e quella del paziente. Ramseyer e Tschacher (2014) hanno evidenziato la sincronia di movimento corporeo che si determina fra curante e curato. Questa sintonia, che origina su più fronti, ha una sua ragione d’essere.

In altri termini, la sincronia gioca un ruolo importante nell’instaurarsi del rapporto terapeutico (Vacharkulksemsuk e Fredrickson, 2012, citati in Koole e Tschacher, op. cit.), nel cambio di prospettiva cognitiva del paziente (Wheatley, Kang, Parkinson e Looser, 2015, citati in Koole e Tschacher, op. cit.), nella regolazione dell’adattamento emotivo del curato alla realtà. Tutto questo fra propendere per una notevole importanza della sincronia fra terapeuta e paziente, che diviene uno strumento che crea l’alleanza terapeutica, fondamentale in ogni percorso di psicoterapia.

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Vincenzo Amendolagine
Vincenzo Amendolagine

Medico, psicoterapeuta psicopedagogista. Insegna come Professore a contratto presso la Facoltà/Scuola di Medicina dell’Università di Bari Aldo Moro.

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