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E tu giochi? La valutazione del gioco simbolico in età evolutiva: l’Affect in Play Scale (2016) – Recensione

L’ Affect in Play Scale è uno strumento per valutare il gioco simbolico e le abilità cognitive e affettive dei bambini di età prescolare e scolare

Di Marianna Palermo

Pubblicato il 27 Lug. 2016

L’ Affect in Play Scale (APS) è uno strumento utile per valutare la qualità del gioco simbolico e le abilità cognitive e affettive dei bambini di età prescolare e scolare.

 

[blockquote style=”1″]Giocare significa allenare la mente alla vita. Un gioco non è mai solo un gioco[/blockquote] (Littleword).

Il gioco rappresenta un mezzo attraverso il quale la personalità, i comportamenti, i pensieri, la creatività hanno la possibilità di esprimersi. Si tratta dello strumento più potente per immergersi nel mondo interno dei più piccoli.
Indagare il gioco simbolico nella fase di assessment diventa, dunque, imprescindibile per poter ottenere rilevanti informazioni sullo sviluppo cognitivo e affettivo dei bambini.
Partendo da questo presupposto Sandra Russ ha ideato l’ Affect in Play Scale.

 

L’ Affect in Play Scale

L’ Affect in Play Scale (APS) è uno strumento utile per valutare la qualità del gioco simbolico e le abilità cognitive e affettive dei bambini di età prescolare e scolare. Sandra Russ, psicologa, psicoterapeuta e professoressa ordinaria presso la Cale Western Reserve University di Cleveland ha ideato questo strumento evidence-based per fornire un importante contributo alla fase di assessment in età evolutiva. Le autrici Claudia Mazzeschi, Silvia Salcuni, Daniela Di Riso, Daphne Chessa,  e Adriana Lis hanno poi pubblicato la validazione italiana dell’ Affect in Play Scale effettuata su un campione di bambini tra i 4 e i 10 anni e i cui valori normativi sono forniti nello stesso manuale.

 

La struttura del libro

I primi due capitoli forniscono importanti riferimenti alla letteratura sul gioco e alle principali prospettive teoriche, tra cui quella evoluzionistica che considera il gioco come mezzo per sviluppare le proprie abilità fisiche, cognitive e sociali e le strategie di coping e adattamento; la prospettiva etologica che ritrova il gioco anche in altre specie animali o quella antropologico-culturale che indaga le somiglianze e le differenze tra le culture rispetto all’espressione del gioco. Nei primi capitoli si esplicita anche come il gioco consenta la compresenza di finzione e realtà, lo sviluppo di capacità rappresentazionali e simboliche, la riflessione di nuove idee e nuove strategie di problem solving e lo sviluppo del pensiero divergente. Stimolare il bambino nel gioco significa aprire la sua mente all’immaginazione, alla creatività, gli consente di risolvere situazioni, di inventare storie, di esprimere i propri vissuti emotivi.

Il terzo capitolo descrive il modello teorico dal quale Sandra Russ è partita nell’ideazione del suo strumento e vengono descritte le versioni dell’ Affect in Play Scale sia per i bambini di età scolare che di età prescolare. La Russ sottolinea come attraverso questo strumento sia possibile ottenere rilevanti informazioni rispetto sia ai processi cognitivi che affettivi dei bambini.

Il quarto e quinto capitolo descrivono nel dettaglio i materiali, le istruzioni e le indicazioni per lo scoring. Numerosi trascritti aiutano nella comprensione della fase di attribuzione dei punteggi.

Il sesto capitolo riporta i punteggi normativi validi per entrambe le versioni della scala, definiti a seguito del processo di validazione effettuato con bambini di età prescolare e scolare.

I capitoli 7 e 8 descrivono i profili che è possibile individuare attraverso queste scale, in merito alle variabili sia cognitive (organizzazione della storia, elaborazione, immaginazione e comfort) che affettive (facendo riferimento alle categorie affettive sia positive che negative).

Il capitolo 9 invece descrive una versione ridotta della scala che può essere utilizzata nel caso in cui non si abbia la possibilità di videoregistrare le sessioni di gioco. In tal caso lo scoring può essere effettuato carta e matita facendo riferimento ad un numero minore di variabili.

Il penultimo capitolo riporta diverse esemplificazioni cliniche, mentre l’ultimo racconta come questo metodo possa essere utilizzato anche in programmi di intervento preventivi per migliorare le abilità di gioco dei bambini.

 

La procedura dell’Affect in Play Scale

Il compito consiste nel far giocare il bambino liberamente per cinque minuti con 2 marionette e 3 blocchetti di legno colorati di diversa forma geometrica.
Il somministratore fornisce le indicazioni da seguire e dei prompt nel caso in cui il bambino non proceda nel gioco spontaneamente. L’intera sessione di gioco viene videoregistrata e poi trascritta.
Lo scoring viene effettuato secondo precise categorie cognitive e affettive e poi viene effettuato il confronto con i dati normativi di riferimento.

 

Conclusioni

Il gioco simbolico costituisce uno degli strumenti maggiormente utili per indagare il mondo interno dei piccoli e l’ Affect in Play Scale può costituire un’ importante guida per la strutturazione dello stesso e per poter delineare un profilo, basato su evidenze empiriche, dello sviluppo cognitivo e affettivo dei bambini.
Un testo assolutamente utile e consigliato per chi si occupa di età evolutiva.

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SCRITTO DA
Marianna Palermo
Marianna Palermo

Dottoressa in Psicologia Clinica

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Mazzeschi, C., Salcuni, S., Di Riso, D., Chessa, D., Delvecchio, E., Lis, A., Russ, S. (2016). E tu giochi? La valutazione del gioco simbolico in età evolutiva: l’Affect in Play Scale. Franco Angeli Editore.
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