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Lo stadio pre operatorio secondo la teoria di Piaget – Introduzione alla psicologia

Nello stadio pre operatorio del bambino, dai due ai sei anni, compaiono il gioco simbolico, l'imitazione differita e il linguaggio. 

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 09 Giu. 2016

Stadio pre operatorio: Il bambino durante questo stadio diventa in grado di usare i simboli, le immagini, le parole e le rappresentazioni mentali che si manifestano principalmente attraverso l’imitazione differita, grazie alla quale è capace di osservare e successivamente, a distanza di tempo che possono essere ore o giorni, di riprodurre quello che ha osservato dimostrando che ha conservato una rappresentazione interna del modello.

INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA RUBRICA DI DIVULGAZIONE SCIENTIFICA IN COLLABORAZIONE CON LA SIGMUND FREUD UNIVERSITY DI MILANO

 

Lo stadio pre operatorio secondo Piaget

Continuiamo a parlare dello sviluppo cognitivo del bambino e questa volta ci soffermeremo sullo stadio pre operatorio. Il periodo in questione varia dai 2 ai 6 anni e comprende una serie di progressi cognitivi che portano fino all’acquisizione di funzioni complesse come il linguaggio.
In aggiunta a quanto ottenuto alla fine dei due anni, periodo in cui si conclude lo stadio sensomotorio, in questa fase compaiono la deambulazione, il riconoscimento del sé, in cui il bambino impara a identificare le persone familiari e la propria immagine riflessa allo specchio, e lo sviluppo della parola.

 

Lo stadio pre operatorio secondo la teoria di Piaget: da cosa è costituito

Il bambino durante lo stadio pre operatorio diventa in grado di usare i simboli, le immagini, le parole e le rappresentazioni mentali che si manifestano principalmente attraverso l’imitazione differita, grazie alla quale è capace di osservare e successivamente, a distanza di tempo che possono essere ore o giorni, di riprodurre quello che ha osservato dimostrando che ha conservato una rappresentazione interna del modello. Egli utilizza il gioco simbolico, usa un oggetto con una funzione diversa da quella cui assolve realmente, ad esempio la scopa come se fosse un cavallino e il linguaggio per riferirsi ad oggetti o persone non presenti nell’immediato, dimostrando di saper utilizzare schemi verbali appresi per indicare una realtà mentale, che è presente ma non nell’immediato o risulta solo immaginata.

Durante questo periodo è presente l’egocentrismo intellettuale che equivale a dire che il bambino è totalmente centrato e concentrato su se stesso, non è ancora in grado di percepire la presenza di punti di vista, emozioni, pensieri, diversi dai propri.
Inoltre, il pensiero è rigido e segue sempre dal particolare al generale, mentre i contenuti acquisiti sono legati tra loro attraverso concetti simili non sempre adeguati anzi il più delle volte non hanno nulla in comune.

Le azioni mentali sono irreversibili, poiché composte da rappresentazioni mentali isolate non legate le une con le altre. Questo processo è facilmente dimostrabile attraverso l’esecuzione di compiti di conservazione: si mostra al bambino un recipiente basso e largo contenente del liquido e gli si chiede di versare il liquido in un recipiente di forma identica. Il bambino, è in grado di riconoscere che la quantità di liquido nei due contenitori è identica. Poi, si chiede di versare il liquido da uno dei due recipienti in uno alto e stretto. Durante questo periodo, quello pre operatorio quindi, il bambino non riesce a riconoscere che i contenitori anche se di forma diversa contengono la stessa quantità di liquido.

Il periodo pre operatorio è anche caratterizzato da quello che è definito realismo nominale, ovvero la tendenza ad attribuire un nome all’oggetto facente parte del mondo esterno e dall’ intenzionalità, cioè dotare gli elementi del mondo naturale di una propria esistenza.
Il pensiero presentato dal bambino è ancora concreto perché non riesce ad andare oltre all’apparenza e al dato percettivo, per questo è definito pre-logico. In questo caso il bambino affronta i problemi focalizzandosi su un solo elemento per volta in maniera selettiva.

 

Lo stadio pre operatorio secondo la teoria di Piaget: evoluzione

Piaget considera lo sviluppo intellettuale intimamente legato alle operazioni, azioni interiorizzate di comportamenti acquisiti, che permettono di organizzare le informazioni, provenienti dall’ambiente esterno, secondo schemi o concetti consoni al bambino. Chiaramente tutta questa procedura è fortemente influenzata da tutte quelle capacità che caratterizzano e sostanziano questa fase:
1. Egocentrismo intellettuale, già citato sopra, che porta a non riuscire a differenziare il proprio punto di vista da quello altrui. È possibile superare l’egocentrismo grazie alla socializzazione con il gruppo dei pari e alla cooperazione con i coetanei volta all’individuazione e al raggiungimento di scopi comuni. La mancanza di decentramento, derivante dall’egocentrismo, induce alla presenza di confusione tra la sfera soggettiva composta da desideri, pensieri, intenzioni propri del bambino e la sfera oggettiva, che riguardano gli altri e l’ambiente esterno. La mancanza di decentramento si manifesta attraverso tre tendenze del pensiero del bambino:
a. Animismo, I bambini tendono ad estendere le caratteristiche degli esseri viventi agli oggetti inanimati. I bambini non distinguono con chiarezza le cose vive da quelle inanimate.
b. Finalismo, Tendenza ad attribuire un fine/scopo all’azione dei corpi.
c. Artificialismo, Tendenza a considerare tutte le cose come prodotto umano.

2. La rigidità di pensiero, Si manifesta in vari modi:

a. Irreversibilità: consiste nel ricordare gli oggetti e gli eventi nell’ordine in cui sono stati inizialmente conosciuti. Quindi, il bambino non è capace di spostare mentalmente le sequenze di azioni o schemi mentali, secondo un ordine diverso da quello appreso.
b. Difficoltà ad adattarsi al cambiamento nell’aspetto: il pensiero è totalmente ancorato alla percezione dell’oggetto che si verifica all’inizio.

3. Il ragionamento prelogico: i bambini usano un ragionamento trasduttivo grazie al quale percepiscono una relazione causale che non esiste tra due elementi concreti solo perché i due elementi si manifestano congiuntamente. I processi logici a questo stadio di sviluppo cognitivo non sono ancora presenti.

 

Lo stadio pre operatorio secondo la teoria di Piaget: vedersi allo specchio

Importantissime per questo stadio sono le reazioni che si ottengono ponendo il bambino di fronte a uno specchio o a un vetro: prova a toccare con un dito sia la propria immagine sia quella di un’altra persona se presente. Chiaramente, in questo periodo il bambino non riesce a distinguere la propria immagine dalla percezione dell’altro, di conseguenza non concettualizza lo spazio virtuale, ma avverte solo l’esistenza di qualcosa che non capisce si riferisca alla propria persona.

A 12 mesi il bambino, invece, nello specchiarsi riesce a percepire qualcosa che gli appartiene, una parte del suo corpo, principalmente è attratto dalle mani. In questo modo si verifica un primo riconoscimento di se stesso allo specchio, anche se parziale, perché riguarda solo una parte del proprio corpo e non il tutto.
Verso i due anni il bambino guardandosi allo specchio ha una reazione di evitamento, come se percepisse qualcosa di strano nel vedersi allo specchio, come se ci fosse un intruso. Si tratta di una reazione derivante da una evidente consapevolezza cenestesica, che porta a sottolineare come il bambino mostri una dettagliata percezione e concezione del proprio corpo, mentre non ha ancora acquisito quella dello spazio virtuale, tanto è vero che presenta il fenomeno dell’aggiramento. Questo fenomeno consiste nell’aggirare lo specchio dopo essersi guardato per verificare se vi sia qualcuno dietro di esso.

Sia l’evitamento sia l’aggiramento scompaiono nell’arco di uno, due mesi, intorno, all’incirca, all’età di 24 mesi quando il bambino è in grado di riconoscersi allo specchio ed è felice di potersi riconoscere.
Questo comportamento è dimostrato da due prove:

– la prova della macchia: se il bambino ha una macchia sul viso, inizialmente prova a eliminarla dall’immagine riflessa allo specchio . Verso i 24 mesi, al contrario, la elimina direttamente sul suo viso. Questo comportamento manifesta la formazione di un concetto di spazio virtuale come diverso da quello reale. A circa 3 anni tenderà a girarsi per guardare alle sue spalle, poiché acquisisce la consapevolezza di sé e riesce a vedersi con gli occhi dell’altro.
– la prova con il video. Il bambino ripreso da una telecamera vede la sua immagine sul video. A 24 mesi il bambino si riconosce allo specchio come al video nella sua totalità di individuo. Successivamente, capisce che l’immagine osservata corrisponde a se stesso e rappresenta un riflesso della sua figura.

Per concludere, quanto detto finora conferma che lo sviluppo di capacità cognitive avviene per gradi e ogni volta che si immagazzina una nuova funzione si cede il passo a funzioni più complesse e strutturate.

 

RUBRICA: INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Piaget J., Intervista su conoscenza e psicologia Laterza, Bari 1978.
  • Piaget J., (1964). Lo sviluppo mentale del bambino e altri studi di psicologia. Einaudi, Torino 1967.
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