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Concepire un figlio se si è depresse: uno studio rivela le condizioni che rendono difficile il concepimento

Un recente studio ha indagato quali siano gli effetti dei disturbi dell'umore e dell'uso di psicofarmaci sulla probabilità di concepimento.

Di Greta Lorini

Pubblicato il 09 Giu. 2016

Aggiornato il 29 Gen. 2018 11:09

Un recente studio promosso dalla Boston University ha mostrato come la presenza di sintomi depressivi gravi riduca la probabilità di una donna di rimanere incinta, mentre l’uso di psicofarmaci non sembri danneggiare la fertilità.

 

 

La fecondabilità è definita come la probabilità di una data coppia di concepire un figlio, nell’arco di un certo tempo di rapporti non protetti. Dal momento che la maggior parte dei disturbi dell’umore o di ansia si manifestano durante gli anni di maggiore fertilità, una parte della letteratura ha indagato l’associazione esistente tra depressione, ansia e fecondabilità, portando tuttavia a risultati incoerenti.

Se gli studi trasversali, in generale, suggeriscono che ansia e/o depressione possono avere ripercussioni negative sulla fertilità di una donna, l’unico studio longitudinale condotto ha mostrato solo una piccola associazione.

Cercando di fare chiarezza, un recente studio promosso dalla Boston University ha mostrato come la presenza di sintomi depressivi gravi riduca la probabilità di una donna di rimanere incinta, mentre l’uso di psicofarmaci non sembri danneggiare la fertilità.

I dati provengono da uno studio on-line sulla gravidanza, noto come PRESTO (PREgnancy STudy Online), curato dalla Boston University, che sta indagando i fattori che influenzano la fertilità coinvolgendo coppie statunitensi e canadesi intenzionate ad aver un figlio. Le donne selezionate (n=2146) dal campione di studio (età 21-45 anni) hanno completato un questionario preliminare riguardante le informazioni demografiche, l’eventuale storia di depressione e/o ansia diagnosticata, i sintomi depressivi auto-riferiti e l’uso passato o corrente di psicofarmaci. Le partecipanti hanno poi completato questionari di follow-up ogni 8 settimane per un massimo di 12 mesi o fino al concepimento con lo scopo di valutare i cambiamenti intercorsi e lo stato di gravidanza.

Nel complesso, il 22% del campione ha segnalato una diagnosi clinica di depressione nella propria storia medica; il 17,2% ha utilizzato in passato psicofarmaci e il 10,3% ne fa uso corrente.

Lo studio, pubblicato sull’ American Journal of Obstetrics and Gynecology, ha riscontrato una diminuzione del 38% nella probabilità media di concepimento in un dato ciclo mestruale nelle donne che riferivano sintomi depressivi da moderati a gravi, rispetto a quelle con sintomatologia lieve o assente.

Nonostante studi precedenti avessero riscontrato associazioni tra infertilità e uso di antidepressivi, antipsicotici o stabilizzatori dell’umore nelle donne infertili, in questo studio, l’uso corrente di psicofarmaci non influenzava negativamente il concepimento.

Sebbene lo studio non approfondisca il perché le donne con sintomi depressivi gravi possano metterci più tempo per rimanere incinte, gli autori hanno riferito diversi meccanismi potenziali che forniscono interessanti spunti per approfondimenti futuri. Ad esempio, la depressione è stata più volte associata a disregolazioni dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, che influenzerebbero il ciclo mestruale e conseguentemente il concepimento.

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