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Un Partner Virtuale può elicitare reazioni emotive in un essere umano?

Un recente studio ha evidenziato che gli esseri umani hanno un'attivazione emotiva solo se pensano che il partner virtuale sia un essere umano. 

Di Silvia Ciresa

Pubblicato il 14 Giu. 2016

Aggiornato il 18 Lug. 2016 11:07

I ricercatori del Centro per i sistemi complessi e le scienze cognitive dell’Università della Florida hanno cercato di rispondere alla seguente domanda: ‘Come ci si sente ad avere interazioni comportamentali con una macchina virtuale?

 

 

Le macchine possono pensare? Questo è ciò che il noto matematico Alan Turing ha cercato di capire nel 1950, quando ha creato un gioco di imitazione per scoprire se un interrogatore umano poteva parlare ed interagire con una macchina in una conversazione priva di stimoli fisici.

Il test di Turing è stato introdotto per valutare la capacità di una macchina di mostrare comportamenti intelligenti equivalenti o indistinguibili da quelli di un essere umano. Turing era principalmente interessato a verificare se le macchine potessero avere capacità intellettuali equiparabili a quelle degli esseri umani.

I ricercatori del Centro per i Sistemi Complessi e le Scienze Cognitive dell’Università della Florida hanno cercato di rispondere alla seguente domanda: ‘Come ci si sente ad avere interazioni comportamentali  con una macchina virtuale?’

Hanno creato, a questo proposito, un test ‘emozionale’ equivalente al test di Turing, e sviluppato un partner virtuale che è in grado di suscitare risposte emotive nel soggetto umano, mentre questi sono impegnati tra loro in attività e comportamenti coordinati ed interattivi.

In particolare, lo studio ha indagato le variazioni nelle risposte emozionali durante un compito di coordinazione dei movimenti tra un essere umano e un Partner Virtuale (VP), un agente i cui movimenti delle dita sono stati guidati dalla equazione delle Dinamiche di Coordinazione di Haken-Kelso-Bunz (HKB). Ventuno individui sono così stati istruiti a coordinare i movimenti delle proprie dita con quelli del Partner Virtuale.

I ricercatori hanno inoltre manipolato le ‘intenzioni’ dei Partner Virtuali, rendendoli cooperativi o competitivi con gli esseri umani.

La risposta cutanea dei partecipanti è stata registrata durante il compito in modo da avere una misura dell’intensità della risposta emotiva del soggetto. Alla fine del compito di coordinazione, è stato chiesto ad ogni soggetto di valutare le intenzioni del Partner Virtuale e se, secondo loro, si fosse trattato di un partner umano o di una macchina.

Le risposte emozionali più alte si sono registrate nei casi in cui i soggetti hanno riportato che il loro partner fosse un essere umano e quando la coordinazione tra loro era stabile e cooperativa.

Emozione e movimento, anche se raramente sono studiate assieme, sono aspetti complementari dell’esperienza sociale. Questo studio rappresenta dunque un passo in avanti per la comprensione del complesso fenomeno del comportamento sociale. Si evidenzia infatti come i comportamenti interattivi (coordinati) e le emozioni si influenzano continuamente tra loro e come tale aspetto potrebbe fornire un utile contributo alla riabilitazione di diverse malattie. Infatti, disturbi di coordinazione del movimento si riscontrano spesso nei pazienti con schizofrenia e disturbi dello spettro autistico, che soffrono anche di disfunzioni sociali ed emozionali.

I ricercatori anticipano che il Partner Virtuale sarà presto sviluppato per il prototipo di una macchina cooperativa che potrà essere utilizzata per scopi terapeutici. Questo tipo di applicazione potrà fornire beneficio a molti pazienti affetti da disordini emozionali e sociali.

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